Voci da mondi diversi. Penisola balcanica
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Francisco José Viegas, “Il mare di Casablanca”
Ed. laNuovafrontiera, trad.
Serena Magi, pagg. 237, Euro 17,00
Titolo originale: O mar em Casablanca
“Stavo pensando, Isaltino. Stavo pensando
se non sia meglio passare tutto a quelli degli esteri, ai servizi segreti, a
qualcuno laggiù, a Lisbona. Suggerirlo alla direzione. Dire che il caso va
oltre le nostre competenze, per esempio, che c’è di mezzo l’Angola, e bei
soldi, e soprattutto i diamanti, probabilmente, che sarebbe meglio che ci
dessero un’occhiata loro. Tu sai che succede poi.”
“Dove danno un’occhiata, sparisce tutto. E’ un pozzo senza fondo.”
C’è un ispettore e ci sono due morti
assassinati ne “Il mare di Casablanca”. Tecnicamente quello di Francisco José
Viegas è un romanzo di indagine poliziesca, allora. E invece mi riesce
difficile limitarlo entro quella definizione. Perché è un romanzo “pieno”, ricco
di storia, di quella del Portogallo che si intreccia con quella dei personaggi.
C’è amore, c’è mal d’Africa, c’è la passione rivoluzionaria della gioventù, c’è
un’atmosfera grigia di pioggia, c’è il ricordo costante del passato, c’è voglia
di qualcosa che non si riesce ad afferrare, come il mare di Casablanca, che c’è
ma non si vede.
La scena iniziale si svolge in un albergo
che è il simbolo perfetto di tutte le vicende del libro: si trova nella zona
montagnosa di Tràs-os- Montes ed è un bellissimo albergo di ottime
frequentazioni che chiude, dopo quasi un secolo. Ha il fascino rétro dei vecchi
alberghi, quando viaggiare e villeggiare era elitario. Durante la festa per
celebrarne la chiusura viene assassinato un giornalista portoghese antipatico a
molti. Il giornalista è anche un trafficante, collegato a un giro di soldi in
Angola. Poco dopo è il turno di un angolano ad essere trovato morto: stava
cercando di comperare una proprietà vinicola, con il giornalista che fungeva da
intermediario. Una giovane donna molto bella, Mariana Serra, era stata vista in
compagnia dell’angolano: è lei l’assassina? Non ha lasciato tracce.
Anche Jaime Ramos, il commissario che già
conosciamo dai precedenti romanzi di Viegas, è originario della zona di
Tràs-os-Montes. Mentre si reca sul posto in macchina con il suo vice, Isaltino,
dice di non averne nostalgia, ma “quando attraverso le montagne e vedo il primo
castagno, è come se entrassi a casa”. E’ questo il primo passo indietro nel suo
passato, per Jaime Ramos. Ad un certo punto avrà la fortissima sensazione che
il passato torni a punirlo. Perché si scopre che Isabel Castro, la madre di
Mariana Serra, era partita per l’Angola nel 1975: era una pasionaria che aveva
qualcosa in comune con la prima moglie di Jaime. O forse era l’aria di quegli
anni che contagiava tutti con la rivoluzione. Isabel Castro voleva fare la
rivoluzione in Angola, non voleva restarsene in un Portogallo che oramai era
diventato troppo tranquillo, voleva far parte della Storia. Si era sposata in
Angola, il marito era stato fucilato a Luanda nel 1977, lei, Isabel era
scomparsa nello stesso anno. Era rimasta la bambina, Mariana, allevata da dei
vicini. E poi spunta, nella lista dei passeggeri di un paio di voli con diverse
destinazioni, il nome di Adelino Fontoura, accanto a quello di Mariana. Jaime
Ramos ha un soprassalto- Adelino è un fantasma del passato, Adelino era stato
il suo contatto comunista in Guinea, Adelino era morto, la sua auto era saltata
su una mina. Ma come, era vivo Adelino?
E così Jaime Ramos, che dice, ‘mi
interessano gli scomparsi che non lasciano traccia’, che si giudica come
‘quell’anonimo che viveva in una via senza storia’, si trova ad indagare su uno
scomparso che è entrato pure nella sua vita, in un caso che potrebbe anche
essere liquidato- e sarebbe una soluzione così facile- come un delitto
economico, ed invece affonda lontano nel tempo e nello spazio e ha a che fare
con l’amore, la politica, il rapporto irrisolto tra madrepatria e colonie, la
vendetta. Forse il ‘biografo incompreso’ che è Jaime Ramos si immedesima fin
troppo, capisce fin troppo bene: ogni lettore darà il suo giudizio sul finale.
Un libro molto bello con un’unica
pecca formale: uno stacco troppo netto con una delle storie dei personaggi. A
voi scoprire quale.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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