Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Alberto Ongaro, “La versione spagnola”
Ed. Piemme, pagg. 252, Euro 14,50
Marta? Gli aveva detto davvero di chiamarsi
Marta o quel nome di recente conoscenza si era infilato nel suo ricordo così
come la ragazza Marta si era infilata nel suo libro? Certo che il fantoccio
dalle tendenze suicide sembrava fare di lei un personaggio all’altezza di ciò
che vi era di sinistro nella versione spagnola. Un personaggio immaginario, una
fantasia malata di Magdalena Vegas Palacio come la ragazza Marta.
Leggere un libro di Alberto Ongaro non è
mai un’esperienza passiva, succede a noi lettori quello che succede allo
scrittore- a questo scrittore-, ci
capita come al protagonista della “Storia Infinita” di Michael Ende, di entrare
nel libro, di non sapere più dove inizi la realtà e dove termini la finzione
letteraria.
“La versione spagnola” inizia con
un pacco che arriva per posta allo scrittore Massimo Senise. Contiene le copie
dell’edizione spagnola del suo ultimo romanzo il cui titolo, “La sconfitta”, è
stato tradotto con “Perdidos”. Titolo e fotografia in copertina interpretano
benissimo il significato del libro, il senso di disillusione e di fallimento
che aspetta tutti, pure quei giovani ignari e sorridenti della foto. Anche
Massimo Senise si sente così, avverte una certa inutilità in tutto quello che
sta facendo, nel vivere e nello scrivere. Inizia, per curiosità, a leggere la
versione spagnola della sua opera e quasi subito si imbatte in una frase che-
ne è sicuro- lui non ha scritto nell’originale. Di più: la frase tratteggia un
personaggio che non esiste nel suo romanzo. Una bella immagine peraltro, quella
di Marta che caminaba en la orilla triste
y sin peso como una sombra. Ma chi è questa Marta che cammina leggera come
un’ombra sulla battigia? Senise continua a leggere: Marta non riappare ma
affiorano altre aggiunte al suo testo, come ci fosse un messaggio cifrato da
decodificare. Il senso finale sarebbe che Marta muore per colpa di Senise
stesso. Che significato ha questa assurdità? Come si è permessa la traduttrice,
una tal Magdalena Vegas Palacio, di apportare delle modifiche all’originale?
Alberto Ongaro- e Massimo Senise per lui-
pensano che la vita sia una detective story su cui si debba indagare, che
l’esistenza contenga sempre un mistero, e allora l’indagine che Senise
intraprende, per scoprire chi sia Marta e che cosa volesse comunicargli
Magdalena Vegas Palacio, diventa una ricerca all’interno della stessa vita
dello scrittore, seguendo una duplice traccia. A ritroso nel tempo, per
ritrovare un ricordo che lo perseguita, di una bambina vista una sola volta a
Murano, un folletto stravagante che aveva un pupazzo dalle manie suicide e che
era certo che la sorte le avrebbe riservato qualcosa di eccezionale (è per
quello che sarebbe finita- non si sa come- tra i protagonisti falliti de “La
sconfitta”?). E in un presente molto reale in Spagna, cercando la traduttrice
bravissima che nessuno ha mai visto.
Se questo è il filone più intrigante del
romanzo, che ci irretisce nelle maglie di una vicenda che sembra scivolare dal
sogno alla veglia seguendo una serie di coincidenze troppo straordinarie per
essere casuali, c’è anche un’altra parte del libro con personaggi diversi e
quasi felliniani: l’amico di una bruttezza che sfiora la deformità e che dice
di discendere dai re di Tebe, il principe romano che dedica la sua vita a
cercare di suonare una partitura inedita di Mozart, l’attrice americana che si
installa in casa di Senise. Personaggi questi che danno corpo ad altre storie-
si infiltreranno pirandellinianamente in
romanzi futuri, magari all’insaputa dello scrittore stesso? Terminiamo di
leggere il libro di Alberto Ongaro e non sappiamo più quale sia il mondo che ci
contiene, se quello che vediamo, o quello che entra nelle pagine di un libro.
Ci viene persino il dubbio che l’esistenza intera non sia altro che un romanzo.
Di Ongaro.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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