Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo 'romanzo'
FRESCO DI LETTURA
Elizabeth Jane Howard,
“Il tempo dell’attesa”
Ed.
Fazi, Trad. M. Francescon, pagg. 638, Euro 15,73
Mi sento orfana. Ho terminato di leggere
“Il tempo dell’attesa”, secondo libro della saga dei Cazalet di Elizabeth Jane
Howard, e mi sento orfana, privata della
compagnia dei personaggi con cui ho vissuto per più di 600 pagine. L’amica
di Louise Cazalet dice, ad un certo punto, che le piace stare ‘chez
Cazalets’. Piace anche a me stare chez Cazalets e mi mancano tutti- i
tre fratelli e le loro mogli, i figli grandi e piccoli, perfino il Generale
(l’anziano patriarca) e sua moglie la Duchessa- e penso che incomincia per me
il tempo dell’attesa del terzo libro ( a meno che ceda alla tentazione di
comprarmelo in originale).
i Cazalet nello sceneggiato televisivo |
E’ il 1939.
Hitler ha invaso la Polonia, la guerra è nell’aria. Di nuovo. Sono volati i
vent’anni dalla fine del primo conflitto che ha lasciato Hugh Cazalet senza una
mano e adesso la famiglia ha una nuova possibile vittima da offrire alla
guerra: Rupert, troppo giovane nel
1914, si arruolerà di certo, così
come il fratello maggiore Edward. E “Il tempo dell’attesa” diventa, per tutta
la famiglia, attesa, giorno dopo
giorno, che finisca la guerra, che
finisca la loro reclusione nella casa di campagna (com’è che, quando
passavano lì le vacanze, i mesi scorrevano veloci e tutto sembrava bellissimo
ed ora, invece, si sentono soffocare, come fossero prigionieri?), di avere notizie dell’andamento della
guerra, di chi è lontano per cui si è in ansia e poi- soprattutto- di Rupert che è stato dato per disperso dopo la battaglia di
Dunkerque.
E’ un tempo dell’attesa anche per qualcos’altro, ad un livello più
intimo- attesa di crescere, per i
giovani Cazalet che si affacciano al mondo. Louise vuole diventare un’attrice e
riesce a frequentare una scuola di recitazione. Lontana da casa incontra anche
un giovane che si innamora di lei- lei lo ama? Che cosa si prova quando si è
innamorati? E’ solo curiosità di amore, la sua? Di Angela si sussurra che sia
incinta di un uomo sposato; Neville, così piccolo nel primo romanzo, viene
mandato in una scuola privata (come succede a tutti i figli maschi dell’élite
britannica), e ne combina di tutti i colori, forse perché soffre, senza darlo a
vedere, perché non si sa nulla del padre; la dolce Polly si fa sempre più bella
e non se ne rende conto, non ha idee sul suo futuro, sogna solo una casa tutta
per sé; Christopher si dichiara pacifista e viene accusato di vigliaccheria;
Clary, infine, la primogenita di Rupert, gelosa della nuova giovane moglie del
padre, diventa la ‘fiaccola’ dei Cazalet
che tiene accesa la speranza che il padre sia vivo. Suo padre Rupert non può
essere morto semplicemente perché non può avere lasciato soli lei e Neville che
già hanno perso la mamma. Non può. E’ una fede incrollabile, quella di Clary,
commovente. Diventa una forza che deve tenere in vita Rupert Cazalet
dovunque egli sia. E Clary, aspirante scrittrice, inventa storie rocambolesche
su di lui, ne fa una spia (ecco perché il padre non può dare notizie), forse si
è unito ai partigiani francesi (parla francese così bene!). Clary scrive a De
Gaulle sperando che abbia i canali giusti per appurare che cosa sia successo.
Elizabeth Jane Howard |
Quello che è straordinario, nei romanzi
di Elizabeth Jane Howard, è quello che definirei ‘lo splendore nell’erba’, la capacità di rendere eccezionale quello che
è ordinario. La storia che ci racconta (largamente autobiografica) è,
dopotutto, la vita quotidiana, fatta di piccole cose, di una famiglia.
Sentimenti, preoccupazioni per mettere un pasto in tavola per tante persone
quando si deve fare il conto con le tessere annonarie, chiacchiere leggere su
abiti e acconciature e discorsi più seri sull’andamento della guerra, problemi
e malattie in famiglia ma anche l’ospitalità generosa verso gli sfollati. E non
è neppure tutto roseo e positivo- ci sono dei lati oscuri in alcuni personaggi,
c’è chi migliora e c’è chi è incorreggibile, c’è chi amiamo e chi finiamo per
disprezzare.
E
poi la narrativa è affidata a varie voci,
si sposta il centro del romanzo, secondo chi è a parlare noi vediamo tutti da una diversa angolatura, e non riesco a
trovare un paragone per la naturalezza dei dialoghi, perfino per l’incantevole
chiacchiericcio dei bambini.
Un romanzo bellissimo,
finalmente riscoperto.
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