Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Ruth Ware, “La donna della cabina numero
10”
Ed.
Corbaccio, trad. Valeria Galassi, pagg. 368, Euro 14,37
E’ un po’ squinternata ma terribilmente
simpatica. Tende a bere troppo. Prende pillole antidepressive. Va soggetta ad
attacchi di panico. Scrive per un giornale che pubblica articoli di viaggio ma
di certo non ha grandi prospettive di carriera- dopotutto è capitata a lavorare
a Velocity per caso. Ha un legame
sentimentale con un fotografo americano che è spesso assente e lei non si
decide a stringere il rapporto andando a convivere con lui. Si chiama Laura
Blackblock- la chiamano Lo.
Antefatto. Notte nel piccolo appartamento
di Lo a Londra. La sera prima lei era piuttosto ubriaca quando è rientrata. Un
rumore la fa svegliare di soprassalto. Panico. Quando apre la porta della sua
camera (come mai è chiusa?), si trova di fronte un uomo mascherato. Terrore
allo stato puro. L’uomo però non le fa niente, semplicemente la chiude in
camera da letto.
Per
Lo è uno shock tremendo che influenzerà il suo comportamento in quello che
avviene in seguito. Nella sensazione di
instabilità che prova in questo momento, Lo non può fare a meno di accettare
una proposta allettante- in sostituzione del suo capo salirà a bordo dell’Aurora borealis per la crociera di
inaugurazione. E’ una piccola imbarcazione di gran lusso per clienti esclusivi
e la meta saranno i fiordi norvegesi con la speranza di riuscire anche a vedere
le luci dell’aurora boreale. Si può rifiutare un’occasione del genere?
Conoscerà persone che le potranno tornare utili, si farà un nome scrivendo gli
articoli ‘giusti’. E si divertirà anche.
Da quando Lo sale a bordo inizia, a
piccoli passi progressivi, l’incubo. Tutto meraviglioso, lampadari scintillanti
di Swaroski, scalinata che sembra quella del Titanic. Saranno adeguati gli
abiti da sera che Lo ha preso in affitto? Quando si trucca per la prima cena,
si accorge di aver dimenticato il mascara. Sente rumore nella cabina vicina
alla sua, la numero 10, e prova a bussare per chiederlo in prestito. Le apre
una ragazza bruna, molto bella. Sembra sorpresa. Le dà un mascara da poco
prezzo, le dice che può tenerlo.
Notte sull’Aurora borealis. Per quello che riguarda Lo, è un déja vu della notte in cui è rientrata
nella sua casa di Londra. Adesso è nella sua cabina, la numero 9. E’ ubriaca.
Sente un rumore (ancora). Un tonfo. Esce sulla veranda della cabina e vede
qualcosa di grosso in acqua. E una macchia sulla ringhiera della veranda a
fianco- sangue?
Ruth Ware è maestra nel costruire
l’atmosfera. Da ora in poi tutto quello che Lo dirà, tutti i suoi comportamenti
verranno valutati in base alle sue debolezze. Si può prestare fede a una
ragazza che ha bevuto troppo, che prende antidepressivi, che non ha ancora
superato il trauma dell’incontro frontale con il ladro in casa sua? Perché la
cabina numero 10 è vuota. Chi doveva occuparla non è venuto. Nessuna donna ha
mai occupato la cabina numero 10. Le ha dato un mascara? E dov’è questo
mascara? Scomparso.
Mentre
Lo cerca in ogni maniera di capire, mentre i suoi sospetti si spostano dall’uno
all’altro dei passeggeri, mentre lotta per respingere il panico, la narrazione
(è Lo la voce narrante, è suo il
punto di vista) è interrotta da messaggi di posta elettronica, da post su
social network e da notizie di un giornale. Il fidanzato di Lo è sempre più in
ansia perché non l’ha più sentita, il giornale annuncia la scomparsa di una
donna nei mari del Nord, le supposizioni più strambe e pettegole si incrociano
in rete. Poi Lo riprende a raccontare ma il lettore resta in tensione, non sa
in che tempo collocare quello che dice, anche perché la situazione di Lo si è
fatta molto difficile. La crociera da sogno si è trasformata in un gran brutto
sogno. Non dirò altro.
Se all’inizio la situazione de “La donna
della cabina numero 10” ricordava quella tipica dei gialli ‘nella stanza
chiusa’ in cui è giocoforza che l’assassino sia uno dei presenti, Ruth Ware
cambia le carte in tavola, sposta tutta la tensione della narrazione sulla
fragilità psicologica della protagonista, alimenta il dubbio del lettore su
quale sia la verità, su che cosa sia veramente accaduto, su quale sia la fine
dell’avventura di Lo: è suo il corpo che è stato trovato e che ha gettato nel
dolore la famiglia e il forse-fidanzato in Inghilterra?
Molta
suspense ma anche molto divertimento grazie alla simpatia di Lo.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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