Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
spy-story
il libro ritrovato
Daniel Silva, “Le regole di Mosca”
Ed. Giano, trad.Luca Briasco e
Raffaella Vitangeli, pagg. 438, Euro 18,00
Courchevel. Francia. Luogo di montagna diventato meta favorita dei nuovi
ricchi russi. Ma lo storico albergo Grand Courchevel resiste all’assalto dei
turisti che vengono dall’Est e boicotta l’ospite dal nome russo la cui
prenotazione è stata stranamente accettata. In ogni modo l’ospite non causerà
disturbo a lungo: la sera stessa del suo arrivo viene assassinato in stanza.
Era un giornalista, si chiamava Alex Lubin. Poco dopo un altro giornalista
russo viene ucciso in maniera magistrale
niente di meno che all’interno della basilica di San Pietro, a Roma. Aveva
chiesto un colloquio con Gabriel Allon, il miglior agente segreto di Israele-
morirà nelle braccia di Gabriel Allon. Com’è che gli agenti segreti israeliani,
famosi per la bravura nel loro operato, non si sono accorti di nulla? Come è
potuto succedere un assassinio sotto i loro occhi? Che cosa avevano di tanto
importante da rivelare i due giornalisti da essere messi a tacere con la
violenza? Se a qualcuno viene in mente il caso di Aleksandr Litvinenko, l’ex
agente del KGB avvelenato con il polonio a Londra, è su una buona pista.
“Le regole di Mosca” è un thriller nel
vero senso della parola, un romanzo che si legge con il batticuore fino alla
fine, anche se sappiamo subito l’identità del ‘cattivo’ di turno: si tratta di
Ivan Charkov, figlio di un pezzo grosso del KGB, lui stesso membro attivo del
KGB, diventato poi straordinariamente ricco con la caduta del comunismo.
Charkov ha una casa in montagna a Courchevel, una al mare a Saint Tropez, una
nel centro di Londra, più di una casa in Russia…Charkov ha una splendida moglie
e due figli gemelli di sette anni. Charkov ha un certo numero di amanti.
Charkov si sposta su Mercedes blindate e con le guardie del corpo. Charkov non
si pone alcun problema etico, quello che importa sono i soldi. E se qualcuno
vuole mettersi di mezzo, creandogli dei problemi, la soluzione è sempre quella
del buon vecchio Stalin: La morte risolve
tutti i problemi. Niente uomini, niente problemi.
E’ una donna a creare dei
problemi a Ivan Charkov- sua moglie Elena, quando questa scopre, ascoltando una
conversazione telefonica non destinata alle sue orecchie, che il marito
commercia armi, che non solo ha venduto e vende armi a paesi africani che le
usano in guerre fratricide, ma ha anche firmato un accordo per vendere i
pericolosi missili antiaereo ad Al Qaeda. Elena Charkova ha messo in moto
tutto, allertando i giornalisti che, a loro volta, hanno chiesto l’aiuto dei
servizi segreti israeliani.
La trama de “Le regole di Mosca” tiene con
il fiato sospeso. L’azione si sposta da Courchevel a Roma, e poi in Israele, a
San Pietroburgo, a Mosca, a Saint Tropez, ancora a Mosca. E’ una lotta senza
quartiere tra due bande di persone che uccidono con determinazione: da una
parte gli israeliani (che interpretano i duri ‘buoni’ perché combattono per un
buon fine, quello di impedire un altro 11 settembre), dall’altra i russi, i
‘cattivi’ dotati di forza bruta, stolidi e violenti. Gli israeliani, con a capo
Gabriel Allon (restauratore di dipinti in tempo di pace), eccellono nella
strategia accurata e intelligente per impadronirsi delle carte degli accordi
segreti di Charkov; i russi vengono beffati, anche se non scherzano affatto con
la violenza.
Daniel Silva usa con intelligenza fatti di
cronaca per tessere il suo romanzo, non risparmia allusioni a Putin e denuncia
apertamente il fatto che la
Russia uscita dal comunismo sia governata da criminali. Un
ottimo libro di spionaggio- come per Furst il paragone con Le Carré è di
rigore.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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