vento del Nord
Shoah
FRESCO DI LETTURA
Majgull Axelsson, “Io non mi chiamo Miriam”
Ed. Iperborea, trad. Larsson Björn, pagg. 562, Euro 16,58
Compiva 85 anni quel giorno. La sua
famiglia- il figlio, la nuora e la nipote- le avevano regalato un bracciale d’argento,
opera di artigianato zingaro. Recava inciso il suo nome, Miriam. E il passato
le si era rovesciato addosso. Aveva detto una cosa che aveva lasciato tutti di
stucco. “Io non mi chiamo Miriam”. Che cosa voleva dire? Era un primo segno di
Alzheimer?
Il romanzo di Majgull Axelsson, “Io non mi
chiamo Miriam”, è ambientato a Nässjö,
una piccola cittadina in Svezia, e la storia di Miriam che non è Miriam si
sposta tra presente e passato, un passato lungo sessantotto anni e degli anni
più lontani Miriam non ha mai parlato con nessuno. Era necessario tacere,
dimenticare, guardare avanti. Tacere soprattutto. Nessuno doveva sospettare che
lei non fosse Miriam Goldberg, nessuno doveva venire a sapere il suo vero nome,
Malika (‘imperatrice’), né che lei era una rom e che la sua famiglia era stata
sterminata nei campi di concentramento nazisti. Perché i rom erano disprezzati
più ancora degli ebrei, perfino nei campi. Perfino nella Svezia moderna i rom
era guardati con diffidenza, di loro si diceva che erano ladri e vagabondi. E
Miriam ricordava la bella casa dei suoi genitori che non erano né ladri né
vagabondi. Poteva rischiare, Miriam, di perdere tutto,benessere, casa,
famiglia, status sociale? Dopo quello che aveva passato, dopo Ravensbrück, dopo
il treno della croce rossa che l’aveva portata in Svezia, dopo il periodo in
cui era stata ospitata in casa di Hanna- così gentile, le aveva insegnato
tutto-, dopo aver sposato Olof, il fratello di Hanna che faceva il dentista ed
era rimasto vedovo, dopo aver tirato su il figlio di Olof amandolo come se
fosse il figlio che lei non aveva avuto, poteva rivelare di aver tradito la sua
gente e di aver vissuto la vita di un’altra?
Era successo per caso. Quando erano arrivati al campo, il suo vestito era a brandelli, non aveva fatto
che prendere l’abito di una ragazza morta, c’era una stella gialla cucita
sull’abito, un’altra ragazza le aveva detto il nome di chi lo aveva indossato
prima, osservando anche- fortuna o destino?- che tre dei numeri tatuati sul suo
braccio erano gli stessi di Miriam Goldberg. Addio Malika.
Tacerebbe ancora, Miriam. E’ sua nipote Camilla che insiste per farla
parlare. E’ solo a lei che Miriam racconta. E sono ricordi atroci, soprattutto
quelli del fratellino morto di un male strano, il noma, la malattia dei poveri,
il male dei bambini che muoiono di fame. Era morto sotto l’occhio attento del
dottor Mengele che aveva fatto su di lui degli esperimenti al contrario,
dandogli un poco di più da mangiare per osservare la sua ripresa e poi
privandolo nuovamente del cibo. Sono immagini, quelle del fratellino con un
buco nella guancia, che Miriam cerca di respingere indietro, nel buio della
memoria, perché fanno troppo male.
Sono passati più di settant’anni dalla fine della seconda guerra
mondiale, tutto dovrebbe essere già stato detto e scritto. Eppure manca sempre
qualcosa. Eppure ci sono ancora vicende umane che ci colpiscono nella loro
unicità e fanno luce sulla condizione di molti.
Di certo sulla deportazione e la fine
dei rom o zingari si è scritto di meno che sul genocidio degli ebrei, il numero
era inferiore ma l’olocausto è stato anche il loro. Ed è su di loro che Majgull
Axelsson vuole portare la nostra attenzione. Per non dimenticare.
Non è soltanto il calvario di Miriam a Ravensbrück che ci colpisce nel
romanzo di Majgull Axelsson. C’è un episodio veramente accaduto che è
altrettanto sconvolgente perché è successo nella civile e pacifista Svezia del
1948- la caccia ai ‘tattare’ di Jönköping, una nuova versione della Notte dei
Cristalli dieci anni dopo. Contro altra gente ma la stessa violenza. Una caccia
alle streghe di turno.
E se pensiamo al nostro presente, ci
rendiamo conto che non c’è mai fine alla discriminazione, al razzismo, alla
xenofobia.
la recensione e l'intervista sono state pubblicate su www.stradanove.net
la recensione e l'intervista sono state pubblicate su www.stradanove.net
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