Voci da mondi diversi. America Latina
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato
Juan Gabriel Vásquez, “Gli informatori”
Ed.
Ponte alle Grazie, trad. Enrico Passoni, pagg. 300, Euro 18,60
Titolo
originale: Los informantes
E’ incredibile, eravamo a un
passo dalla catastrofe, Gabriel, io ci penso e mi chiedo come mai il mondo non
si è fermato in quel momento. Chi bisognava corrompere affinché il mondo
restasse fermo così, quando tutti stavamo bene, quando sembrava che ognuno
fosse sopravvissuto alle cose che gli era toccato vivere?
Stavo leggendo il
romanzo “Gli informatori” dello scrittore colombiano Juan Gabriel Vázquez e ho
pensato, ‘ma, questo libro è come una bambola russa’. Poi mi sono accorta che
il mio paragone non era affatto originale, che era lo stesso che si trovava nel
quarto di copertina: un libro che è come una matrioska, o come le scatole
cinesi, contiene una storia che, scoperchiata, ne contiene un’altra e poi
un’altra ancora e così via.
Si inizia con la storia di Sara
Guterman, a cui il giornalista e scrittore Gabriel Santoro dedica il libro “Una
vita in esilio”. Sara è un’amica di famiglia: perché mai nelle risposte che ha
dato a Gabriel che le chiedeva del suo passato non ha mai parlato di Gabriel
Santoro senior, il padre di Gabriel, suo amico di sempre? E perché Gabriel
Santoro senior, noto avvocato e insegnante di retorica all’università, ha
pubblicato una recensione che stronca spietatamente il libro del figlio? A
questo punto la storia di Sara Guterman, ebrea tedesca emigrata con la famiglia
in Colombia nel 1938, diventa la storia di Gabriel Santoro, del suo passato
(era un ragazzino quando degli uomini che intendevano assassinare suo padre gli
avevano troncato quattro dita di una mano con il machete) e del suo presente,
quando, dopo un’operazione al cuore, si era lanciato in una seconda vita. Aveva
pure iniziato una relazione con la sua fisioterapista. Finché era morto in un
incidente. Era tutto molto strano, si era fatto prestare l’auto del figlio per
andare a passare il Natale con la donna a Medellin: perché, quindi, era in auto
da solo sulla via del ritorno a Bogotà? E’ la sua amante ad aprire la scatola
che contiene la storia seguente, con le sue rivelazioni in televisione. E
questa è la storia di Konrad Deresser, amico di Gabriel Santoro senior. Un
altro tedesco che si era rifatto la vita in Colombia, aprendo una vetreria, e
si era poi suicidato in una maniera orribile.
Siamo arrivati così al cuore di tutte le
storie, alla bambolina di legno più piccola contenuta nella matrioska. Ed è un
cuore nero, una storia di tradimenti, una vicenda da cui né lo Stato della
Colombia né i singoli individui- di cui Gabriel Santoro senior è uno tra i
tanti- escono a testa alta. Durante la seconda guerra mondiale la Colombia si era
dichiarata nemica della Germania e, per bloccare i fondi dell’Asse in America
Latina, era ricorsa al sistema delle ‘Liste Nere’, proscrivendo i cittadini
immigrati dalla Germania e rinchiudendoli nella prigione dorata dell’Hotel
Sabaneta a Fusagasugà: un invito alle delazioni, alle ripicche, alle vendette
private.
Hotel Sabasaneta |
Gabriel Santoro junior non aveva
capito, quando suo padre, durante una lezione in università, aveva detto,
“Nessuno di voi lo ha sentito, quel potere terribile, il potere di mettere fine
a una vita. A quell’epoca tutti avevano questo potere, non tutti, però,
sapevano di averlo. Solo alcuni lo hanno usato”. Non aveva capito che quello
era quanto di più vicino ci fosse ad una confessione da parte di un uomo che
non era quello che tutti credevano. “C’è qualcosa nella vita di mio padre che
abbia un solo volto?”, chiede Gabriel ad un certo punto. Quando scopre che
anche il suo ultimo viaggio a Medellin aveva uno scopo diverso dal passare il
Natale con l’amante, che in realtà voleva incontrare Enrique Deresser, figlio
di Konrad,- e questa è ancora un’altra storia, minore ma importante, perché svela
tutte le conseguenze che un singolo atto (o delle parole, in questo caso) può
causare. E’ un effetto farfalla, o un effetto a valanga- lo scoprirete nelle
ultime pagine.
“La storia
segreta del Costaguana” di Juan Gabriel Vázquez (pubblicato lo scorso anno
sempre da Ponte alle Grazie) era un bel libro. “Gli informatori” (scritto
precedentemente all’altro) è un libro molto
bello, di quel tipo di complessità che è una ricompensa per il lettore che si
addentra nella lettura. Un romanzo a strati straordinariamente ricco di punti
di vista, pur se raccontato da una sola voce- quella di Gabriel junior- che a
tratti sfiora il flusso di coscienza, che pare quasi narrare di un’indagine:
quella dell’identità nascosta di un uomo.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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