Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Daniel Silva, “Il caso Rembrandt”
Ed. Giano, trad. Raffaella
Vitangeli, pagg. 488, Euro 15,90
Titolo originale: The Rembrandt Affair
“Attività?” ripeté Voss con voce incredula. “La prego, Mr. Allon, se
vogliamo parlare di mio padre con franchezza, diamo alle cose il loro nome. Mio
padre non prendeva parte a nessuna attività. Mio padre commetteva atrocità. Quanto
alla mia presa di coscienza, è avvenuta un po’ alla volta. Sono solo uno dei
tanti figli condannati a scoprire che il loro padre non è l’uomo che affermava
di essere.
Glastonbury, Somerset, a sud di
Bristol. Una cittadina leggendaria traboccante di miti- Giuseppe di Arimatea
portò lì il calice dentro il quale aveva raccolto il sangue di Cristo; nel 1191
dei monaci affermarono di aver ritrovato le tombe di re Artù e della regina
Ginevra; in alcuni poemi arturiani Glastonbury è identificata con la
leggendaria isola di Avalon. Forse non è affatto un caso che il romanzo “Il
caso Rembrandt” di Daniel Silva inizi con l’assassinio di un noto restauratore
di quadri proprio a Glastonbury, perché la trama, che si svolge tra
Inghilterra, Francia, Svizzera, Argentina, ha le sue radici in un tempo lontano
e i morti che possiamo immaginare trasportati in barca all’ultimo riposo di
Avalon sono tanti, tantissimi, più ancora di quelli che sono strettamente
collegati con il delitto appena commesso.
Chiunque abbia ucciso Christopher Liddell
voleva impadronirsi della tela a cui questi stava lavorando, il Ritratto di una giovane donna di
Rembrandt. Non ha preso nient’altro che questo che raffigurava la donna amata
dal pittore- di certo un Rembrandt autentico di cui si erano perse le tracce. E’
a questo punto che Gabriel Allon, il singolare protagonista della serie di
romanzi di Daniel Silva, compare sulla scena per risolvere il caso. Allon è lui
stesso un bravissimo restauratore di quadri oltre che un agente dei servizi
segreti israeliani. In realtà, dopo la brutta esperienza fatta in Russia di cui
abbiamo letto nell’ottima spy-story “Le regole di Mosca”, Gabriel Allon non
vorrebbe più essere immischiato in alcuna azione attiva, ma come può un
israeliano sottrarsi all’incarico quando la storia del Rembrandt non è soltanto
quella di una giovane modella incinta ma di una famiglia ebrea olandese
cancellata dalla furia nazista? La storia degli Herzfeld e di come siano stati
costretti a barattare il prezioso quadro con la vita di due figlie (ad accordo
concluso, però, solo la figlia bionda era stata risparmiata) è una variante di
simili storie drammatiche che già abbiamo letto e che rileggiamo provando
sempre lo stesso sdegno. Nel romanzo di Daniel Silva le vicende del quadro,
nell’arco di quasi settant’anni, sono collegate con l’ascesa di una famiglia,
con una fortuna costruita sul sangue e sul furto- complici la Chiesa e la Croce
Rossa che facilitarono la fuga dei criminali nazisti, connivente la Svizzera
con le sue banche in cui vennero versati i soldi degli ebrei deportati e uccisi
nei campi, l’Argentina e altri Stati dell’America Latina che accolsero a
braccia aperte i nazisti mai pentiti, aiutandoli a nascondersi.
Gabriel Allon non agisce da solo- alle
spalle ha Ari Shamron, capo leggendario dell’Agenzia spionistica israeliana- e
recluta una giornalista bella, intelligente e intrepida che pensava di essersi
innamorata di un uomo meraviglioso e invece, dopo le rivelazioni di Allon,
finirà per odiarlo e metterà a rischio la sua vita per fermare le sue attività.
Perché l’intera vicenda incomincia con quadri e ricchezze rubate in tempo di
guerra ma i traffici illeciti che i soldi rendono possibili si allargano a
fabbriche basate sullo sfruttamento del lavoro, al commercio di armi e all’esportazioni
delle centrifughe che rendono possibile l’armamento nucleare dell’Iran. E il
ritmo del romanzo è convulso, non lascia il tempo di respirare, non ci concede
pause né ci permette di sospendere la lettura. Ci piacciono i personaggi, ci
appassiona la storia con quel miscuglio di passato e presente, di Male che ha
le radici in un tempo lontano e che si riverbera nei nostri giorni.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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