Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
prima guerra mondiale
FRESCO DI LETTURA
Helen Simonson, “L’estate prima della guerra”
Ed. Neri Pozza, trad. C.
Brovelli, pagg. 541, Euro 15,30
Rye, piccola cittadina nel Sussex, è un
idillio nell’estate prima dello scoppio della Grande Guerra. Forse è un idillio
che nasconde brutture- rivalità, gelosie, invidie e ambizioni frustrate,
pettegolezzi e meschinità-, ma è pur sempre uno scenario di pace e serenità,
immersa com’è nel verde, con l’odore di mare che arriva nel vento, la vita che
scorre uguale tra vecchie abitudini.
E’ l’arrivo di una nuova insegnante di
latino, Beatrice Nash, a dare uno scossone ai ritmi usuali, a dar fuoco alle
chiacchiere. Poco più che ventenne, orfana di padre, di una bellezza non
stereotipata, Beatrice stupisce. Perché questo è il 1914, l’anno che segna la
fine di un mondo, l’inizio di una guerra che sarà più lunga e sanguinosa di
quanto si pensasse, e al termine della guerra niente sarà più come prima.
Beatrice Nash precorre i tempi. Beatrice è colta e non teme di mostrare la sua
intelligenza, non ha paura di mettere in fuga i corteggiatori con la sua
brillantezza. Aspira all’indipendenza, dice che non si sposerà mai- in effetti,
nonostante un’età che a noi pare giovanissima, Beatrice è una ‘zitella’ per
l’epoca in cui vive- e però non sa che cosa sia l’amore. Per lei è importante
ottenere il posto di insegnante a Rye e per fortuna ha dalla sua parte Lady
Agatha, la ‘signora’ del paese, e i due nipoti che sono quasi dei figli per
lei, perché la moglie del sindaco caldeggia, invece, la nomina di suo nipote, uno sciocco presuntuoso che
però ha il vantaggio di essere un uomo. Lo stratagemma con cui Beatrice (del
tutto ignara del complotto a suo favore) ottiene la nomina è esilarante.
E’ talmente un’oasi di pace, Rye, che la
notizia della morte dell’arciduca e dell’inevitabilità della guerra arriva
filtrata attraverso il marito di Lady Agatha che ricopre una carica governativa
e non c’è nulla che lasci presagire la tragedia che seguirà. La guerra ha un
suo fascino, come se si trattasse della guerra di Troia, come se i combattenti
vivessero nell’aria mitica dell’Eneide che Beatrice fa leggere ai suoi alunni.
C’è addirittura una sfilata nella strada principale, con un carro che trasporta
la gloriosa Britannia. Le donne si
danno da fare per sollecitare gli uomini ad arruolarsi, distribuiscono piume
bianche a chi è reticente. Lo scriveva anche il poeta Orazio, Dulce et decorum est pro patria mori.
Sarà il poeta Wilfred Owen- uno del gruppo dei ‘poeti di guerra’ inglesi che
possiamo vedere adombrato nel nipote poeta di Lady Agatha che si arruola per
sfuggire alle voci di omosessualità- a denunciare la falsità di quei versi che
hanno spinto tanti giovani verso ‘una gloria disperata’, a contrapporli alla
realtà che ci verrà poi descritta da Hugh, il nipote medico di Lady Agatha, dal
suo ospedale da campo in Francia- il sangue, la cancrena, le amputazioni, le
budella fuoriuscite, gli occhi senza vista, il dolore, il dolore, il dolore e
la morte. Quelli che sono tornati e quelli che sono rimasti là, sepolti sotto i
papaveri delle Fiandre.
Il romanzo di Helen Simonson ha un attacco
lento, due terzi del libro descrivono il ‘come si era’- le barriere sociali, i
pregiudizi (il giovanissimo Snout, figlio di padre zingaro, si arruola mentendo
sulla sua età quando apprende che mai potrà aspirare ad una borsa di studio per
quanto ottimi possano essere i suoi risultati in latino), la limitatezza delle
aspirazioni femminili e la messa al bando delle donne che hanno un
comportamento libero, la condanna totale e assoluta delle ragazze che aspettano
un figlio senza essere sposate (la vicenda della piccola profuga belga, vittima
di uno stupro, è un breve romanzo dentro il romanzo), il sussurrato e non-detto
riguardo all’amore che non osa dire il suo nome.
E poi le singole vicende si focalizzano nella guerra, non c'è spazio per altro che questo enorme dramma, la trama acquista un'altra dimensione.
Alcuni personaggi del romanzo sono memorabili
(lo scrittore americano Tillingham- in realtà Henry James che veramente visse a
Rye- è ritratto senza pietà in tutta la sua supponenza) e la narrativa scorre
sempre con lievità e umorismo gentile, molto britannico.
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