Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Gian Conti, “Loop”
Ed. Zandonai, pagg. 315, Euro
16,00
“Che nome sinistro. Sa di Medioevo e di
veleni. Non è meglio “killer”?”
“Lo chiami come vuole.”
“Ricerca di personale stimolante. L’inserzione potrebbe recitare “cercansi
persone disposte a correre rischi ben retribuiti”, oppure “si richiede alta
flessibilità per alti salari”, o ancora “si offrono i compensi più alti per i
lavori più brevi” qualcosa di simile, andrebbe studiata bene….”
Intrigante. Insolito. Stimolante. A tratti grottescamente macabro. In
definitiva, è proprio un bel romanzo questo “Loop” di Gian Conti. Ed è un
romanzo su cui si dovranno calibrare le parole per parlarne, per non sciupare
la tensione- sempre molto alta, dalla prima all’ultima pagina- prima della
soluzione finale dell’enigma.
Da dove iniziare in questo dire che deve
essere un non-dire? Dal titolo, forse: il vocabolo loop indica il cerchio completo e, nella terminologia aeronautica,
è il cosiddetto ‘cerchio della morte’. Solo alla fine comprendiamo appieno
quanto questo termine, che dice così sinteticamente tutto in inglese, sia la
chiave appropriata per una vicenda circolarmente mortale, in cui si resta
incerti sull’attribuzione della colpa, se alla vittima o all’assassino.
La maggior parte del romanzo si
svolge nel 2005 tra Parigi e Londra, qualche puntata a Nassau, una scena
memorabile a Milano; i primi tre capitoli, invece, sono una sorta di preambolo
più indietro nel tempo e introducono tre personaggi che in apparenza- almeno due
di loro- sembrano marginali, mentre sono tutti delle chiavi di interpretazione,
ovvero dei punti fermi di riferimento quando incominciamo a domandarci come
giudicare il grado di colpevolezza (è in questo coinvolgimento del lettore che
sta una delle grandi attrattive del romanzo). Nel 1992, a Lione, Hilaire
Garnier uccide l’amante della madre: ha male interpretato i giochi erotici in
cui ha sorpreso la coppia, voleva impedire a lui di fare del male alla mamma,
lo ha colpito con un martello. Nel 1995, a Marsiglia, durante un’azione mal
calcolata il poliziotto Léon Petros vede ferire gravemente il suo amico, che
non muore ma è ridotto a vegetare in un letto d’ospedale.
E infine a Londra,
nel 2001, per ammortizzare una grossa perdita a poker al brillante cacciatore
di teste Gordon Briggs viene richiesta una singolare applicazione delle sue
capacità lavorative: selezionare sicari, che siano efficienti e pieni di
risorse. Saranno strapagati sia lui sia loro. Tutto nella massima segretezza,
tutto calcolato al millesimo, non devono restare tracce, nessuno saprà mai né
il mandante né il perché degli omicidi. Pagamenti sotto copertura, nessuno vede
mai nessuno, per le comunicazioni vengono usati codici e numeri di telefono che
sono poi subito disattivati. Un ultimo dettaglio: la vittima non deve soffrire,
anzi non deve proprio accorgersi di morire.
Incomincia così la scia di delitti- un
medico travolto da un furgone, un uomo che sta già morendo di cancro (basta
un’iniezione di cloruro di potassio), un altro ucciso con uno sparo alla nuca, uno
precipita da una finestra, un tentativo fallito ai danni di Léon Petros…a cui
si aggiungono altri casi di persone scomparse…Finché si apre una falla nel
sistema, barcolla l’insospettabile azienda che ha ‘fatturato’ più di tre
milioni di sterline in quattro anni con un numero di morti che assommato
raggiunge il centinaio…
Abbiamo usato pure l’aggettivo ‘stimolante’, tra quelli elogiativi per
definire il romanzo di Gian Conti. Perché il ritmo si fa così incalzante con il
proseguire della vicenda che è impossibile interrompere la lettura. Prima
perché non abbiamo idea di chi sia dietro gli omicidi e siamo curiosi, poi
perché siamo assillati dalle domande che non possiamo fare a meno di porci- di
etica della vita e della morte, sui confini dell’amore, sul margine
strettissimo che ci può essere tra male
e bene, su quanto sia difficile amministrare la giustizia e distinguere
chi sia maggiormente colpevole: il sicario? il mandante? l’intermediario? Pesa
nel giudizio la conoscenza dei motivi per cui si agisce? E soprattutto: che
cosa vorremmo noi per noi stessi, in circostanze analoghe? Perché di questo si
tratta, alla fin fine. Leggete “Loop”, e poi ne riparliamo.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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