vento del Nord
il libro ritrovato
Olav Hergel, “L’immigrato”
Ed.
Iperborea, trad. Ingrid Basso, pagg. 442, Euro 17,50
Titolo
originale: Indvandereren
Ti
dissi che non dovevi portare il velo in Danimarca, ma tu non sopportavi che
qualcuno ti dicesse che cosa dovevi o non dovevi fare. Ti dissi di non
immischiarti quando nostro figlio fu messo in carcere, ma tu ti sei immischiata
e l’hai fatto uscire, e hai fatto venire a galla la verità. Ti ho detto così
tante cose e tu hai fatto come volevi. Non so se potrò vivere senza di te, ma
so che devo dirti e voglio dirti qualcosa. Quando incontrerai Allah in cielo,
digli che abbiamo bisogno di lui. Digli che abbiamo bisogno di lui più che mai.
E se incontri il dio cristiano, salutalo e digli la stessa cosa. Digli che
abbiamo bisogno di lui.
Zaki el Aziz, origine marocchina,
immigrato in Danimarca con i genitori quando era bambino. La sua è una famiglia
modello, un esempio di perfetta integrazione. Il padre e la madre hanno
lavorato duro, hanno raggiunto un certo benessere, hanno educato i due figli
insegnando loro che devono impegnarsi più dei danesi per essere rispettati e
accettati alla pari in un paese che è noto per la sua severa politica
sull’immigrazione. Zaki è uno studente brillante, ha appena conseguito la
maturità con un alto punteggio: vuole studiare giurisprudenza. Per festeggiare
il diploma va in discoteca con due amici e un altro ragazzo che si è aggregato,
anche se la sua presenza non è gradita. Si sa che va in giro armato- gli fanno
gettare via il coltello, meglio non correre rischi. Non sanno che però ne ha un
altro.
La serata è la cronaca di una tragedia
annunciata. Il buttafuori Micky Madsen è gentile solo in apparenza con i tre
‘musineri’. In realtà, con uno o l’altro pretesto, li tiene fuori ad aspettare per un’ora e mezzo,
fa entrare altri che sono arrivati dopo di loro. Zaki non contiene la rabbia,
lo colpisce con una testata. Il resto- la rissa, il parapiglia, la morte di
Madsen- è scontato. Come è scontata, nell’atmosfera razzista della Danimarca,
l’aurea di eroe martire intorno a Madsen. Come la caccia alle streghe che si
scatena, con la richiesta di pene più pesanti per i criminali mussulmani. Zaki
sarà arrestato. E’ innocente, ma non apre bocca.
Dopo il provocatorio romanzo pubblicato
nel 2010, “Il fuggitivo”, lo scrittore giornalista danese Olav Hergel ritorna
con un altro romanzo, “L’immigrato”, altrettanto provocatorio, con un tema
altrettanto forte che tocca nel profondo anche noi italiani, soggetti ad
un’ondata immigratoria che sfugge ad ogni controllo e razzisti in maniera più o meno dissimulata.
Ritorna anche il personaggio della giornalista Rikke Lyngvig, che era uscita
penalizzata dalla posizione presa nei confronti del terrorista nel libro
precedente, retrocessa al giornalismo online. Eppure Rikke non è cambiata. E’
nella sua natura gettarsi a capofitto nelle imprese disperate, impegnandosi in
prima persona in cause impopolari in difesa della verità, per scomoda o
pericolosa che sia.
Negli anni ‘90 il governo
socialdemocratico danese ha incominciato la ricostruzione dell’economia e in
dieci anni la Danimarca è passata dall’essere ‘il piccolo e mite paese europeo
al piccolo e duro paese europeo’. E’ diventata la nazione più ricca d’Europa ma
è anche aumentata la criminalità, sono aumentati gli episodi di violenza negli
scontri tra gang. Il governo è tenuto in scacco dal Partito Popolare e si
limita a dire che è colpa della società.
Il
romanzo di Hergel affonda nei diversi strati di questa problematica: ci mostra
l’indecisione del primo ministro (che si acquista i consensi della destra
presenziando al funerale del buttafuori), la concorrenza tra le varie testate
giornalistiche, incerte tra il diritto dei lettori alla verità e il probabile
calo delle vendite se offuscano il personaggio di Masden, insinuando che aveva
provocato i ‘musineri’ con il suo atteggiamento discriminatorio. Ci mostra
infine l’identità tormentata della comunità degli immigrati, consapevoli che, nonostante gli sforzi e l’impegno, nonostante
si siano guadagnati la cittadinanza danese, nonostante che il paese che li ha
accolti non possa fare a meno della loro forza-lavoro, restano sempre cittadini
di serie B. Sono perennemente lacerati tra due lealtà, tra il timore di tradire
la loro gente- timore che è una concreta paura di feroci rappresaglie- e
l’imperativo etico di obbedire alle leggi del paese che li ha ospitati e che,
malgrado tutto, gli ha aperto una porta sul futuro.
Il romanzo di Hergel ci colpisce per la
sua attualità, ci trascina con il suo stile giornalistico realistico e conciso, ci tiene in sospeso- come un thriller- riguardo allo svolgersi dei fatti e
all’incombente vendetta. Ci fa riflettere, infine. Sulla società che cambia e
di cui si devono accettare i cambiamenti. Sulla necessità della tolleranza e di
una visione libera da pregiudizi.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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