Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Massimo
Galluppi, “Occhio per occhio”
Ed. Marsilio, pagg. 408, Euro 18,50
“Occhio per occhio”- è il leit motiv
del nuovo romanzo di Massimo Galluppi, molto atteso dopo “Il cerchio dell’odio”
che era stato una rivelazione, intenso, coinvolgente, colto e di ampio respiro
in quella storia che affondava nel passato degli anni ‘70.
Occhio per occhio, e ricordatevelo
alla fine che è brusca e fulminante. Anche questa vicenda ha le sue radici nel
passato, anche questa ha un ampio respiro ed è molto intensa. Anche questa,
infine, è capace di ridestare curiosità e interrogativi, di suscitare il
desiderio di saperne di più sulla Storia che racconta.
Ancora Napoli come sfondo, ancora Raul
Marcobi, capo della squadra omicidi, come protagonista.
C’è un raduno importante a Napoli, il
Forum del Mediterraneo. Sono presenti molti uomini politici e anche
imprenditori. Giorgio Cobau, giornalista della Stampa di Torino, scompare. Il suo corpo viene ritrovato nascosto
dagli alberi di un piccolo parco, sdraiato sul materasso di un barbone che,
ubriaco, non si era neppure accorto di aver passato la notte accanto ad un
cadavere. Gli hanno sparato due colpi di pistola da distanza ravvicinata. Sa
molto di un’esecuzione.
Perché? Di che cosa si stava occupando Cobau? Alla
redazione de La Stampa non sanno
nulla, la moglie non sa nulla e neppure l’amico di Napoli che Cobau avrebbe
dovuto incontrare sa alcunché. Eppure… in un cassetto del giornalista è stata
trovata la fotografia di un ragazzo con la macchina fotografica- sul retro, un
nome, Nick. Neppure di Nick la moglie sa qualcosa. Si cerca chi avesse
incontrato, Cobau, all’ultimo ricevimento a cui era stato, in onore del console
britannico a Napoli. Lo avevano visto scattare una foto con il cellulare
(introvabile, come il portatile e i documenti). Cobau aveva detto all’amico di
aver visto un ‘fantasma del passato’. Aveva parlato di un uomo con gli occhiali
a specchio, di incubi balcanici. Dapprima le indagini portano a scoprire affari
di tangenti fra l’Italia e gli stati Balcanici, traffici in cui è coinvolta la mafia
nostra e quella serba- tutti diversivi,niente di tutto questo è abbastanza
grave da giustificare l’assassinio di Cobau. Si scopre poi che una delle
telefonate che Cobau aveva fatto di recente era stata ad un conoscente che
lavorava al tribunale penale internazionale dell’Aja. E un sms di un’altra
persona collegata in una qualche maniera al caso e della cui morte abbiamo
letto ne “Il cerchio dell’odio”, diceva: le
cose non sono quello che sembrano.la tigre di Arkan |
Un giovane Cobau era in Serbia all’epoca
della guerra negli anni 1990-95. E’ questo il nodo centrale del romanzo,
materia che scotta. E’ a questo punto che il romanzo di Massimo Galluppi cessa
di essere un qualunque thriller, una qualunque indagine alla ricerca di un
colpevole, e acquista nuova profondità e nuovo peso. Si ascoltano punti di
vista diversi nella disanima della guerra che ha insanguinato l’ex Jugoslavia,
si sente il racconto di atrocità e si considerano responsabilità. E’ difficile
stabilire chi sia nel giusto, la linea che separa la verità e l’interpretazione
personale dei fatti è invisibile. Perché il ministro Rajković non ha mai voluto
concedere un’intervista a Giorgio Cobau? Perché ora rifiuta di incontrare Marcobi,
anche se questo glielo fa chiedere da un amico, un chirurgo napoletano che è
anche amico di Rajković?
Si avvicina troppo al fuoco, Marcobi. Già è morto uno dei barboni che
aveva reso testimonianza, quello che aveva detto di aver visto un uomo con una
camicia bianca nel parco. Pugnalato dopo aver cercato di avvisare Marcobi che
aveva rivisto quell’uomo e aveva preso il numero di targa della sua auto. A
Marcobi succederà di peggio, colpito in quello che gli è più caro. Gli resterà
solo il senso di colpa. Lui è l’uomo ossessionato dalla ricerca della verità,
glielo avevano detto in molti, glielo aveva ripetuto anche Perla, la donna che
amava da sempre, anche se si erano presi e lasciati più volte.
Ho pensato a Mankell, leggendo il romanzo di Galluppi. E non sembri
strano il paragone. “Occhio per occhio”,
così come “Il cerchio dell’odio”, così come i più bei libri di Henning Mankell,
ha una visione ampia del Male. Anche se poi le motivazioni dei crimini sono
sempre le stesse, è il quadro storico-sociale-politico che è più ampio di
quello che si trova nella maggior parte dei libri di genere, è uno sfondo che
incuriosisce e stimola, che ci induce a rivedere quello che credevamo di
sapere.
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