lunedì 17 ottobre 2016

Olav Hergel, “L’immigrato” ed. 2012

                                                                vento del Nord
         il libro ritrovato

Olav Hergel, “L’immigrato”
Ed. Iperborea, trad. Ingrid Basso, pagg. 442, Euro 17,50
Titolo originale: Indvandereren


Ti dissi che non dovevi portare il velo in Danimarca, ma tu non sopportavi che qualcuno ti dicesse che cosa dovevi o non dovevi fare. Ti dissi di non immischiarti quando nostro figlio fu messo in carcere, ma tu ti sei immischiata e l’hai fatto uscire, e hai fatto venire a galla la verità. Ti ho detto così tante cose e tu hai fatto come volevi. Non so se potrò vivere senza di te, ma so che devo dirti e voglio dirti qualcosa. Quando incontrerai Allah in cielo, digli che abbiamo bisogno di lui. Digli che abbiamo bisogno di lui più che mai. E se incontri il dio cristiano, salutalo e digli la stessa cosa. Digli che abbiamo bisogno di lui.


      Zaki el Aziz, origine marocchina, immigrato in Danimarca con i genitori quando era bambino. La sua è una famiglia modello, un esempio di perfetta integrazione. Il padre e la madre hanno lavorato duro, hanno raggiunto un certo benessere, hanno educato i due figli insegnando loro che devono impegnarsi più dei danesi per essere rispettati e accettati alla pari in un paese che è noto per la sua severa politica sull’immigrazione. Zaki è uno studente brillante, ha appena conseguito la maturità con un alto punteggio: vuole studiare giurisprudenza. Per festeggiare il diploma va in discoteca con due amici e un altro ragazzo che si è aggregato, anche se la sua presenza non è gradita. Si sa che va in giro armato- gli fanno gettare via il coltello, meglio non correre rischi. Non sanno che però ne ha un altro.
     La serata è la cronaca di una tragedia annunciata. Il buttafuori Micky Madsen è gentile solo in apparenza con i tre ‘musineri’. In realtà, con uno o l’altro pretesto, li tiene fuori ad aspettare per un’ora e mezzo, fa entrare altri che sono arrivati dopo di loro. Zaki non contiene la rabbia, lo colpisce con una testata. Il resto- la rissa, il parapiglia, la morte di Madsen- è scontato. Come è scontata, nell’atmosfera razzista della Danimarca, l’aurea di eroe martire intorno a Madsen. Come la caccia alle streghe che si scatena, con la richiesta di pene più pesanti per i criminali mussulmani. Zaki sarà arrestato. E’ innocente, ma non apre bocca.

      Dopo il provocatorio romanzo pubblicato nel 2010, “Il fuggitivo”, lo scrittore giornalista danese Olav Hergel ritorna con un altro romanzo, “L’immigrato”, altrettanto provocatorio, con un tema altrettanto forte che tocca nel profondo anche noi italiani, soggetti ad un’ondata immigratoria che sfugge ad ogni controllo e  razzisti in maniera più o meno dissimulata. Ritorna anche il personaggio della giornalista Rikke Lyngvig, che era uscita penalizzata dalla posizione presa nei confronti del terrorista nel libro precedente, retrocessa al giornalismo online. Eppure Rikke non è cambiata. E’ nella sua natura gettarsi a capofitto nelle imprese disperate, impegnandosi in prima persona in cause impopolari in difesa della verità, per scomoda o pericolosa che sia.
      Negli anni ‘90 il governo socialdemocratico danese ha incominciato la ricostruzione dell’economia e in dieci anni la Danimarca è passata dall’essere ‘il piccolo e mite paese europeo al piccolo e duro paese europeo’. E’ diventata la nazione più ricca d’Europa ma è anche aumentata la criminalità, sono aumentati gli episodi di violenza negli scontri tra gang. Il governo è tenuto in scacco dal Partito Popolare e si limita a dire che è colpa della società.
Il romanzo di Hergel affonda nei diversi strati di questa problematica: ci mostra l’indecisione del primo ministro (che si acquista i consensi della destra presenziando al funerale del buttafuori), la concorrenza tra le varie testate giornalistiche, incerte tra il diritto dei lettori alla verità e il probabile calo delle vendite se offuscano il personaggio di Masden, insinuando che aveva provocato i ‘musineri’ con il suo atteggiamento discriminatorio. Ci mostra infine l’identità tormentata della comunità degli immigrati, consapevoli che,  nonostante gli sforzi e l’impegno, nonostante si siano guadagnati la cittadinanza danese, nonostante che il paese che li ha accolti non possa fare a meno della loro forza-lavoro, restano sempre cittadini di serie B. Sono perennemente lacerati tra due lealtà, tra il timore di tradire la loro gente- timore che è una concreta paura di feroci rappresaglie- e l’imperativo etico di obbedire alle leggi del paese che li ha ospitati e che, malgrado tutto, gli ha aperto una porta sul futuro.

     Il romanzo di Hergel ci colpisce per la sua attualità, ci trascina con il suo stile giornalistico realistico e conciso, ci tiene in sospeso- come un thriller- riguardo allo svolgersi dei fatti e all’incombente vendetta. Ci fa riflettere, infine. Sulla società che cambia e di cui si devono accettare i cambiamenti. Sulla necessità della tolleranza e di una visione libera da pregiudizi.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it




Nessun commento:

Posta un commento