domenica 1 aprile 2018

Alicia Gimenénez- Bartlett, “Mio caro serial killer” ed. 2018


                                                 Voci da mondi diversi. Penisola iberica
     cento sfumature di giallo

Alicia Gimenénez- Bartlett, “Mio caro serial killer”
Ed. Sellerio, trad. Maria Nicola, pagg. 471, Euro 15,00

   Gli anni passano per tutti, per noi lettori, per gli scrittori, per i personaggi che popolano le pagine dei libri e che ci sono diventati amici. Il tempo è inesorabile. La mattina in cui l’ispettrice Petra Delicado esce dalla doccia e vede nello specchio ‘una cinquantenne che mi osservava con diffidenza. Quella poveraccia aveva capelli crespi, la pelle cascante e la faccia di chi ha visto il diavolo in persona. Ero io, sempre io, ma di un’età che non era la mia.’, la sua esperienza è già capitata anche a noi, o, almeno, a quelle di noi che non sono più ragazzine. Petra si precipita in un centro estetico e però questo suo malumore mattutino sembra incidere nei suoi comportamenti lungo tutto il nuovo romanzo di Alicia Giménez- Bartlett, “Mio caro serial killer”.
   Che Petra non sia un modello di dolce femminilità, già lo sapevamo.
Ma questa volta troppe cose si mettono storte sul suo cammino e la fanno diventare ancora più acida e- diciamolo pure- a volte irragionevole. Non fa a tempo a riprendersi, dopo essersi sottoposta ad un trattamento di bellezza, che riceve una chiamata dal commissario Coronas a cui non può fare a meno di mentire circa il suo ritardo a presentarsi al lavoro. E già quello la innervosisce. Secondo: una donna è stata trovata assassinata in casa sua, il suo corpo porta segni di un accanimento brutale. L’assassino ha infierito con un coltello sul suo ventre e sul suo volto. Ha anche lasciato una lettera, parrebbe un delitto causato da una delusione d’amore. Terzo: la Policia Nacional deve collaborare nelle indagini con i Mossos de Esquadra, il che non garba affatto a Petra. Soprattutto non le garba che non sarà lei a dirigere le indagini, nonostante sia più anziana e con maggiore esperienza, ma il collega dei Mossos, il giovane Roberto Fraile. Il quale non ha proprio niente che non vada bene, è garbato, corretto, perspicace. Si rivelerà un gran lavoratore che non andrebbe neppure a dormire per proseguire le ricerche (ha un grosso problema famigliare, lo sapremo poi). Eppure Petra cerca ogni pretesto per punzecchiarlo, per fare della pesante ironia, per maltrattarlo nonostante il nostro caro Fermín cerchi di arginare le sue mordaci battute, di spiegare scherzosamente il suo carattere al nuovo collega.

    Quando un’altra donna viene uccisa con la stessa modalità, lettera d’amore deluso compresa, si incomincia a parlare di serial killer, di qualcuno che prende di mira donne sole in cerca di un ultimo amore, che si sono rivolte per questo ad un’agenzia per cuori solitari.
   La trama riserba molte sorprese ma l’interesse del libro non è tanto in quella ( un poco intricata e sopra le righe) ma, piuttosto, nel tema centrale, anticipato in parte in quella prima pagina in cui Petra sente gli anni che incalzano- la solitudine delle donne che vorrebbero dare e ricevere affetto e che si lasciano spesso ingannare, e il dilagare del femminicidio, fenomeno che osserviamo quotidianamente con orrore sulle pagine dei giornali.
E poi è la nuova dinamica di un rapporto di lavoro a tre- Petra, Fermín e Roberto Fraile- che rende vivace il romanzo (un centinaio di pagine in meno,però, gli avrebbe giovato). Petra, così prevenuta nei confronti del trentenne Roberto, deve ricredersi ed arriva a stimarlo e ad apprezzare la sua collaborazione. Roberto, reso fragile da un matrimonio a dir poco difficile, abituato a portare una corazza di difesa, si ammorbidisce accanto a Petra e Fermín che lo convertono ai loro spuntini sostanziosi, alle loro birrette e ai gin tonic (riescono perfino a farlo ubriacare). E Fermín, che non vede il passare degli anni nelle rughe ma nell’avvicinarsi della pensione, fa da mediatore tra i due, sottolineando le qualità positive dei metodi di investigazione del collega dei Mossos. Al termine della loro collaborazione Roberto Fraile si accomiata da loro dicendo, “Ciascuno è fatto a modo suo. Tutti dovremmo avere più tempo e voglia di conoscere gli altri. C’è sempre da guadagnarci.”.

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