Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Diaspora ebraica
Daniel Mendelsohn,
“Un’odissea. Un padre, un figlio,
un’epopea”
Ed. Einaudi, trad. N. Gobetti, pagg. 310, Euro 17,00
Nel 2011 Jay Mendelsohn, ottantun anni,
chiese al figlio Daniel se poteva partecipare al seminario sull’Odissea che
questi avrebbe tenuto al Bard College. E così per mesi, una volta alla
settimana, l’anziano Mendelsohn si era seduto un poco in disparte nell’aula
universitaria. Aveva detto che non sarebbe intervenuto nella discussione ma era
impossibile. Il figlio lo conosceva bene- ‘sarà un incubo’, aveva pensato. E
invece no. Daniel Mendelsohn scrive di queste lezioni, quasi come se tenesse un
diario delle spiegazioni sue, degli interventi degli studenti e delle
‘aggiunte’ di suo padre, e noi ci accorgiamo di leggere, a poco a poco e con un
cero stupore, due odissee, due percorsi diversi eppur simili e paralleli-
quello dell’eroe di Omero (‘per me non è un eroe’, continua ad asserire Jay
Mendelsohn) e quello del padre di Daniel, il viaggio di ritorno a Itaca di
Odisseo e il viaggio nella vita di Jay, con Daniel nelle vesti di Telemaco e la
madre Marlene in quelle di Penelope. Perché se la grande epopea di Omero è
arrivata, di secolo in secolo, fino a noi, se noi continuiamo a leggere
l’Odissea (così come l’Iliade e l’Eneide) è perché parla di noi e non soltanto
di un greco di oltre duemila anni fa. Dietro le stupefacenti avventure che
possono essere ridotte anche a lettura infantile, della maga Circe, di Calipso,
di Polifemo, dei Proci che gozzovigliano, di Telemaco che è in cerca del padre
e del vecchio Laerte che ha perso la speranza di rivedere il figlio Odisseo,
c’è sempre un profondo significato che possiamo prendere in prestito e adattare
alla nostra vita e ai nostri tempi.
La mia generazione è cresciuta a ‘pane e
Omero’. Alla scuola media inferiore leggevamo l’Iliade e l’Odissea nella traduzione
del Pindemonte, così difficile che il compito a casa era scrivere la perifrasi
dei canti- pagine e pagine di una traduzione in italiano corrente. Conoscevamo
le storie dei vari incontri di Ulisse (il nome latino di Odisseo). E basta. Non
erano anni in cui si incoraggiava uno studio critico. E non avevamo l’età per
farlo. La lettura del libro di Daniel Mendelsohn mi ha aperto nuovi orizzonti,
mi sono sentita come l’Odisseo di Tennyson che solca i mari verso nuove
scoperte.
E’ stata una lettura appassionante, in ogni suo filone, quello delle
lezioni del professor Mendelsohn (andrei anche io a sedermi in un angolo per
ascoltare, come suo padre) con le contro-interpretazioni degli studenti, e
quello che si intreccia perfettamente e con naturalezza al primo, della vita di
Jay, della sua lotta per diventare quello che è, dei suoi rapporti con la
moglie e con i figli. Da una parte rivediamo il mitico personaggio di Odisseo,
correggiamo alcune nostre idee su di lui e capiamo dettagli a cui non avevamo prestato attenzione,
dall’altra seguiamo le tracce di un altro rapporto padre-figlio, di un’altra
storia di coppia illuminata da quell’homophrosyne,
quel ‘pensare allo stesso modo’ che spiega perché Odisseo torni da Penelope che
non vede da vent’anni e si stanchi di Circe e Calipso. “Sua madre…era
stupenda”, dice Jay davanti agli altri studenti, e mai, mai, gli era sfuggita
prima una parola affettuosa nei confronti della moglie.Itaca |
E poi c’è ancora un terzo viaggio, quasi un’altra Odissea dentro le
prime due, ed è la crociera a tema nei luoghi di Ulisse che Daniel fa con il
padre dopo aver terminato il seminario. E’ in quei giorni sul mare che Daniel
scopre altri aspetti della personalità del padre, un uomo ‘versatile’ o dal
‘multiforme ingegno’ come viene descritto Odisseo nel proemio, eccellente
matematico con il rimpianto di non aver proseguito lo studio del latino,
convinto che tutto si può imparare se si hanno i libri giusti, brillante
conversatore che sceglie i ricordi più accattivanti per conquistare il suo
pubblico. Per difficoltà di navigazione non è possibile far scalo a Itaca- è il
momento per Daniel di leggere la poesia di Kavafis e di farci scoprire come il
mancato approdo non debba essere una delusione: Itaca t’ha donato il bel viaggio./ Senza di lei non ti mettevi in via./
Nulla ha da darti di più. Ce lo ricorderemo, grazie professore.
Ho terminato di leggere “Un’odissea” e ho
preso in mano l’Odissea di Omero per rileggerla. Questo è il potere di un
grande libro. Bellissimo.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
Non avevo mai trovato prima un blog di libri in cui tutti, ma proprio tutti quelli proposti mi sembrino assolutamente irrinunciabili e imperdibili.
RispondiEliminaPS: anch'io generazione pane e Omero. E poi l'Eneide.
Ho letto recentemente il libro di Mendhelson. Una scoperta.
RispondiEliminaComprerò l'Odissea per rileggerlo con occhi diversi. ...e perché no anche "a lume di candela".