Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Rosa
Teruzzi, “Non si uccide per amore”
Ed. Sonzogno, pagg. 240, Euro
11,90
“Non si uccide per amore”: quello del nuovo romanzo di Rosa Teruzzi
sembra un titolo di un romanzo di Giorgio Scerbanenco, autore tra i prediletti
di Libera Cairati, protagonista, insieme all’eccentrica madre Iole e alla
figlia Vittoria, della serie della fioraia
del Giambellino. Impossibile non ricordare che Libera- forte somiglianza
con Julianne Moore, vedova di un poliziotto ucciso in circostanze misteriose,
madre di una ragazza che ha scelto di entrare nella polizia per vendicare suo
padre, figlia di un’ex sessantottina che continua (a quasi settant’anni) a
praticare gioiosamente il libero amore- ha ripiegato come lavoro sulla sua
seconda passione dopo aver dovuto chiudere una libreria: crea originali bouquet
di nozze, scegliendo fiori che si adattino alla personalità della sposa. Chi ha
letto anche i libri precedenti sa che “La fioraia del Giambellino” terminava
con un foglietto ritrovato nella tasca di una camicia di Saverio, il marito di
Libera. Poche parole, una grafia femminile, l’ora di un appuntamento, il luogo.
L’ora e il luogo in cui Saverio era morto. E la donna di cui era stata
riconosciuta la grafia, moglie di un uomo della ‘ndrangheta a cui Saverio dava
la caccia, era scomparsa lo stesso giorno.
“Non si uccide per amore” riparte da lì e
la novità del romanzo è che non c’è un doppio filone, quello costante con
l’interrogativo su chi abbia ucciso Saverio e quello più casuale, con un
risvolto intimo, per cui delle sconosciute si rivolgono a Libera in cerca di
aiuto laddove gli organi ufficiali si sono tirati indietro- la madre che cerca
la figlia che si è volatizzata vent’anni prima, la figlia che vuole scoprire
chi sia il padre di cui la madre non vuole rivelarle il nome. In “Non si uccide
per amore” Libera diventa il personaggio principale su cui converge tutta la
nostra attenzione, mentre Iole ha il ruolo di alleggerire l’atmosfera colma
delle paure di tutte le possibili scoperte- era solo un’informatrice Loredana
Paci che gli aveva fissato un appuntamento? Perché nessuno sapeva di lei? C’era
un traditore tra i colleghi di Saverio? Poteva anche essere Gabriele quel
traditore? Gabriele che era l’amico di Saverio, Gabriele di cui Libera è
innamorata ed ora pure gelosa?- e Vittoria impallidisce nello sfondo, presa
dalla sua improbabile storia d’amore e assente nel momento risolutivo di un
mistero che l’ha tormentata da quando ha avuto l’età di capire.
Rosa Teruzzi ha dosato sapientemente i
generi in “Non si uccide per amore”. C’è la soluzione del caso del poliziotto
Saverio Deidda da scoprire (i flash back sui giorni che precedono
l’appuntamento fatale accrescono la tensione, il viaggio in Calabria di Libera
e Jole apre una falla nel muro di silenzio) e poi c’è questa donna dai capelli
rossi che ama i fiori, che ha nostalgia del nonno che l’ha cresciuta, che è
così timida in amore, forse perché sua madre è così sfacciata, e non ha neppure
il coraggio di dirsi che lei l’amore non ha fatto neppure a tempo a conoscerlo
e perché mai rifiutarsi di accettare quello che le offre Gabriele, oppure quello
del galante e grosso corteggiatore che sembra farle la posta per vederla?
Questo è un romanzo poliziesco
che finisce per parlare di amore, per mettere in mostra le tante facce
dell’amore- chi può giudicare quale amore sia giusto o sbagliato per ognuno di
noi?- e quello che invece non è amore, pur spacciandosi per tale. Non è amore
il sentimento che porta al Male, può darsi sia amore di sé ma non certo
dell’altro, non certo Amore con la A maiuscola che investe tutto e tutti e non
può condurre alla morte.
Al termine del romanzo sappiamo chi ha
ucciso Saverio, come e perché. Ci dispiace però di aver finito di leggere.
Ancora una volta la scrittrice ci ha lasciato con il fiato sospeso- e no, non
doveva farlo! Possiamo solo aspettare il prossimo romanzo.
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