Voci da mondi diversi. Penisola iberica
cento sfumature di giallo
Alicia Gimenénez- Bartlett, “Mio caro serial killer”
Ed. Sellerio, trad. Maria Nicola,
pagg. 471, Euro 15,00
Gli anni passano per tutti, per noi lettori, per gli scrittori, per i
personaggi che popolano le pagine dei libri e che ci sono diventati amici. Il
tempo è inesorabile. La mattina in cui l’ispettrice Petra Delicado esce dalla
doccia e vede nello specchio ‘una cinquantenne che mi osservava con diffidenza.
Quella poveraccia aveva capelli crespi, la pelle cascante e la faccia di chi ha
visto il diavolo in persona. Ero io, sempre io, ma di un’età che non era la
mia.’, la sua esperienza è già capitata anche a noi, o, almeno, a quelle di noi
che non sono più ragazzine. Petra si precipita in un centro estetico e però
questo suo malumore mattutino sembra incidere nei suoi comportamenti lungo
tutto il nuovo romanzo di Alicia Giménez- Bartlett, “Mio caro serial killer”.
Che Petra non sia un modello di dolce
femminilità, già lo sapevamo.
Ma questa volta troppe cose si mettono storte sul
suo cammino e la fanno diventare ancora più acida e- diciamolo pure- a volte
irragionevole. Non fa a tempo a riprendersi, dopo essersi sottoposta ad un
trattamento di bellezza, che riceve una chiamata dal commissario Coronas a cui
non può fare a meno di mentire circa il suo ritardo a presentarsi al lavoro. E
già quello la innervosisce. Secondo: una donna è stata trovata assassinata in
casa sua, il suo corpo porta segni di un accanimento brutale. L’assassino ha
infierito con un coltello sul suo ventre e sul suo volto. Ha anche lasciato una
lettera, parrebbe un delitto causato da una delusione d’amore. Terzo: la
Policia Nacional deve collaborare nelle indagini con i Mossos de Esquadra, il
che non garba affatto a Petra. Soprattutto non le garba che non sarà lei a
dirigere le indagini, nonostante sia più anziana e con maggiore esperienza, ma
il collega dei Mossos, il giovane Roberto Fraile. Il quale non ha proprio
niente che non vada bene, è garbato, corretto, perspicace. Si rivelerà un gran
lavoratore che non andrebbe neppure a dormire per proseguire le ricerche (ha un
grosso problema famigliare, lo sapremo poi). Eppure Petra cerca ogni pretesto
per punzecchiarlo, per fare della pesante ironia, per maltrattarlo nonostante
il nostro caro Fermín
cerchi di arginare le sue mordaci battute, di spiegare scherzosamente il suo
carattere al nuovo collega.
Quando un’altra donna viene uccisa con la
stessa modalità, lettera d’amore deluso compresa, si incomincia a parlare di
serial killer, di qualcuno che prende di mira donne sole in cerca di un ultimo
amore, che si sono rivolte per questo ad un’agenzia per cuori solitari.
La trama riserba molte sorprese ma l’interesse del libro non è tanto in
quella ( un poco intricata e sopra le righe) ma, piuttosto, nel tema centrale,
anticipato in parte in quella prima pagina in cui Petra sente gli anni che
incalzano- la solitudine delle donne che vorrebbero dare e ricevere affetto e
che si lasciano spesso ingannare, e il dilagare del femminicidio, fenomeno che
osserviamo quotidianamente con orrore sulle pagine dei giornali.
E poi è la
nuova dinamica di un rapporto di lavoro a tre- Petra, Fermín e Roberto Fraile- che rende
vivace il romanzo (un centinaio di pagine in meno,però, gli avrebbe giovato).
Petra, così prevenuta nei confronti del trentenne Roberto, deve ricredersi ed
arriva a stimarlo e ad apprezzare la sua collaborazione. Roberto, reso fragile
da un matrimonio a dir poco difficile, abituato a portare una corazza di
difesa, si ammorbidisce accanto a Petra e Fermín che lo convertono ai loro spuntini sostanziosi,
alle loro birrette e ai gin tonic (riescono perfino a farlo ubriacare). E Fermín, che non vede il passare
degli anni nelle rughe ma nell’avvicinarsi della pensione, fa da mediatore tra
i due, sottolineando le qualità positive dei metodi di investigazione del
collega dei Mossos. Al termine della loro collaborazione Roberto Fraile si
accomiata da loro dicendo, “Ciascuno è fatto a modo suo. Tutti dovremmo avere
più tempo e voglia di conoscere gli altri. C’è sempre da guadagnarci.”.
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