vento del Nord
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Vidar Sundstøl, “La
terra dei sogni”
Ed. Einaudi, trad. Maria Teresa Cattaneo, pagg. 837, Euro
22,10
Tofte,
sulla sponda settentrionale del Lago
Superiore, nel Minnesota. Estate. Il sole scintilla sulle acque del lago.
La guardia forestale Lance Hanson
deve controllare una segnalazione di campeggio abusivo. Quando arriva vicino
alla piccola altura su cui si erge la croce di Baraga (il posto preferito dalle
coppiette) vede un ragazzo sporco di
sangue, completamente nudo, del tutto immobile. E’ in evidente stato di
shock. Si alza e fugge via. Quando Hansen lo raggiunge, il ragazzo è fermo
vicino a quello che, con tutta evidenza, è il
corpo morto di qualcuno a cui è stato sfondato brutalmente il cranio. Anche
questo giovane è nudo. Hansen mette le manette al ragazzo che parla in una
lingua incomprensibile di cui, però, Lance Hansen afferra e riconosce una sola
parola, kjærlighet, ‘amore’. Il ragazzo e il suo amico
erano venuti dalla Norvegia perché appassionati canoisti.
La trilogia del Minnesota dello scrittore norvegese Vidar Sundstøl è un
altro di quei romanzi a cui la definizione del genere ‘giallo’ non è adeguata-
questo è l’unico assassinio nei tre libri, oltre a quello (presunto)
dell’indiano Swamper Caribou, scomparso un centinaio di anni prima. E’ un
romanzo in cui, dietro la sottile schermata dell’indagine poliziesca, si parla
di emigrazione, di amore ‘che non osa
dire il suo nome’ (nelle parole di Oscar Wilde), di discriminazione e di
indiani d’America, di sofferenza di coppia, di figli difficili, del peso della
colpa e del silenzio che uccide.
In questo angolo del Minnesota, un tempo terra degli indiani Ojibwe, la maggior parte degli abitanti ha antenati norvegesi- erano arrivati
dalla Norvegia nella seconda metà dell’800 in cerca di fortuna, per niente
spaventati da un clima freddo che dopotutto era simile a quello della madre
patria, e le grandi foreste scure li facevano sentire a casa. Qualche cognome
era rimasto uguale nel corso degli anni, altri erano stati modificati per
renderne più facile la pronuncia. Anche la famiglia di Lance Hansen è di
origine norvegese e lui è un appassionato di storia, anzi è l’esperto di Storia
locale, ha un enorme archivio a casa ed è per questo che- davanti
all’interrogativo se mai ci sia stato un precedente di omicidio a Tofte- gli
viene in mente il caso di Swamper
Caribou, ‘l’uomo-medicina’ che era scomparso nel marzo 1892, in coincidenza
con l’arrivo dalla Norvegia del quindicenne Thormod, sopravvissuto ad un
estenuante viaggio a piedi e a una caduta nelle acque ghiacciate del lago.
Il primo libro della trilogia, “La terra dei sogni”, in cui Vidar Sundstøl
ci introduce in questo ambiente pervaso dall’aura di mito che si è venuto creare intorno alla Norvegia e da quella
altrettanto leggendaria intorno agli indiani Ojibwe. L’acchiappasogni che gli
indiani appendono sopra il letto per allontanare gli incubi diventa un potente
simbolo centrale in questo libro. Nella terra sognata dagli emigranti i loro
sogni di una vita migliore si sono per lo più avverati e, in realtà, Lance
Hansen avrebbe bisogno non di scacciare i sogni ma di trattenerli: da sette anni
Lance non sogna più e l’ex suocero indiano gli dice che dovrebbe obbligarsi a
sognare- i sogni sono necessari per entrare
in contatto con il mondo dell’aldilà e forse in sogno potrebbe incontrare Swamper Caribou e farsi dire che cosa vuole da
lui, con quelle apparizioni ammiccanti su una canoa che scivola sull’acqua,
seduto su un masso, tra il folto del bosco.
Nel secondo libro, “I morti”, l’atmosfera si incupisce. In un paesaggio spettrale di ghiaccio- da
incubo che nessun acchiappasogni ha allontanato- rivive la storia dei morti del passato, di Swamper Caribou e
di Thormod in lotta tra di loro mentre, nel
presente, Lance e suo fratello sono impegnati in una caccia al cervo che si
trasforma in una caccia all’uomo,
l’eterno dissidio tra Caino e Abele. Il vero colpevole (un capro espiatorio, un
indiano, è già in prigione) viene fuori alla fine, nel terzo volume, “I corvi”,
in cui assistiamo alla deriva del guardaboschi protagonista, distrutto dai dubbi e dal senso di colpa
per aver taciuto difendendo il suo piccolo mondo.
Un thriller insolito che ci
invischia nella ragnatela dei sogni, ci incuriosisce, ci trasporta in una
natura selvaggia e cupa o gelida e abbagliante nello scintillio del ghiaccio. Se
i tre volumi fossero stati pubblicati separatamente (come è stato fatto per l’edizione
francese), la lettura sarebbe stata agevolata.
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