Voci da mondi diversi. Penisola iberica
love story
Javier Marías, “Gli innamoramenti”
Ed. Einaudi, trad. Glauco Felici, pagg. 306, Euro 20,00
Uno scrittore come Javier Marías o lo si ama o lo si odia. E lo si
può amare per gli stessi motivi per cui lo si può odiare: perché è logorroico,
perché è un cesellatore di parole, perché la sua è una narrazione a spirale che
si avvolge su se stessa, perché le sue trame sono minimali, sono solo uno
spunto per tesserci intorno una tela di ragno che intrappola il lettore. Come
dice uno dei protagonisti del romanzo appena pubblicato, “Gli innamoramenti”,
“quello che accade nei romanzi è indifferente e si dimentica, una volta che
siano terminati. Le cose interessanti sono le possibilità e le idee che ci
inoculano e ci portano tramite i loro casi immaginari, rimangono in noi con
maggiore nitidezza dei fatti reali e li teniamo in maggiore considerazione.”
Quello che accade ne “Gli innamoramenti”: María Dolz, che lavora in una
casa editrice di Madrid, ha l’abitudine di bere un caffè al mattino in un bar
dove le piace osservare una coppia che fa regolarmente colazione nello stesso
bar. Sono chiaramente marito e moglie, hanno due bambini, lui è un uomo
distinto e sobriamente elegante, lei è un poco più giovane di lui. Fra di loro
si indovina un accordo, una sintonia di sentimenti, una capacità di godere
delle stesse cose, un affetto, un’amicizia, un amore che sono rari da trovare
in una coppia sposata. Il solo vederli illumina la giornata di María. Poi non
li incontra più. Pensa siano andati in vacanza. Scopre per caso che cosa sia
successo: Miguel Desvern è stato ucciso a coltellate dal custode del
parcheggio. Luisa, la vedova a cui un giorno María ha modo di presentarsi, è
distrutta dal dolore.
A questo fatto iniziale dobbiamo aggiungerne un paio di altri per
completare il quadro complesso degli innamoramenti- perché che cos’altro era,
se non una forma di innamoramento l’attrazione che María provava sia per Miguel
sia per Luisa, sia per loro due in quanto ‘coppia perfetta’? Un giorno María va
a casa di Luisa, su invito di questa, e incontra un amico della coppia, Javier
Díaz-Varela, e trasferisce su di lui l’attrazione che provava per Miguel. Ma
anche Javier sostituisce provvisoriamente María al vero oggetto del suo amore
che è Luisa. E un giorno, in casa di Javier, María sente un dialogo che non è
per le sue orecchie: la morte di Miguel può non essere stata causata dall’atto
di un folle o dal caso o magari da uno scambio di persona?
Tutti i personaggi di Javier Marías amano parlare e riflettere parlando da soli, in una
sorta di monologo interiore- così l’osservatrice esterna María, così Javier Díaz-Varela,
così la vedova Luisa. Girano e rigirano sul fatto centrale, l’assassinio di
Miguel, ed elaborano il tema della morte e del lutto, che cosa significhi
essere privati della persona cara, come accada inesorabilmente che la sua
immagine scompaia a poco a poco dalla mente di chi lo ha amato, come sia
inevitabile che qualcun altro- vivo e presente- sostituisca l’assente nel cuore
(e nel letto) di chi non sapeva rassegnarsi alla sua morte. Ma riflettono anche
sulla gelosia e poi, tra verità che appaiono certe per poi essere smentite o
messe in discussione, lanciano ipotesi diverse su quanto è successo.
L’andamento di pensiero di Javier non è diverso da quello di María, i loro
monologhi servono da punto e contrappunto appoggiandosi ad altri grandi
romanzi, soprattutto “Il colonnello Chabert” di Balzac- María riesce a farlo
ripubblicare dalla sua casa editrice dopo aver sentito parlare il suo
innamorato fino allo sfinimento sul quesito: ha diritto un morto a tornare tra
i vivi?
Se non si è capito: sono tra quelli che amano Javier Marías, difetti compresi.
La recensione è stata pubblicata sulla rivista Stilos
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