lunedì 25 febbraio 2019

Erika Fatland, “Sovietistan” ed. 2018


                                                                       vento del Nord
            reportage
          la Storia nel romanzo


Erika Fatland, “Sovietistan”
Ed. Marsilio, trad. Eva Kampmann, pagg. 527, Euro 19,50

    Turkmenistan, capitale Ashgabat. La città di marmo bianco. I dittatori più megalomani.
   Kazakistan, capitale Astana, dove le temperature raggiungono i 40° sotto zero e gli edifici futuristici di Norman Foster svettano nel cielo. Il più ricco dei paesi dell’ex unione sovietica
     Tagikistan, capitale Dushanbe. Il più povero di questi paesi dell’Asia Centrale, nonostante il numero di Mercedes che si vedono per le strade: sono state rubate in Germania.
     Kirghizistan, capitale Bishkek. La nazione più libera e democratica fra queste cinque, l’unica in cui un presidente si è dimesso di sua volontà.
    Uzbekistan, capitale Tashkent, la città più grande. Bellissimo Uzbekistan con la mitica Samarcanda sulla via della seta. Che però ha avuto una delle peggiori dittature con il presidente Karimov (ora passato a migliore- o peggiore vita- e sostituito da Mirziyoyev).

     La scrittrice giornalista norvegese Erika Fatland ci conduce con sé nel suo viaggio alla scoperta dei cinque ‘stan’. Preparatevi. E’ un viaggio affascinante con la migliore guida e accompagnatrice possibile che riesce a raccontarci la storia di ogni paese, quella più lontana in cui ha le sue radici la cultura di ognuna delle repubbliche e quella più recente, durante e dopo il regime sovietico, e, nello stesso tempo, descrive quello che vede, fa parlare le persone che incontra, ci fa prendere parte alle sue esperienze- l’allucinante viaggio in treno (36 ore) in Kazakistan che le fa passare la voglia di fare mai l’esperienza della Transiberiana, la sensazione di essere sempre sotto l’occhio del Big Brother orwelliano in Turkmenistan così come quella (molto inquietante) che ci siano orecchie in ascolto ovunque in Uzbekistan, lo sconforto nel rendersi conto che in Tagikistan il 20% della popolazione sopravvive con meno di un euro al giorno, l’usanza scioccante del ‘ratto delle spose’ in Kirghizistan, i cibi insoliti che deve per forza fingere di apprezzare per non offendere l’ospitalità.

     Scopriamo tante cose, seguendo Erika Fatland nel suo viaggio. Impariamo tante cose nella maniera migliore in questo libro che è una sorta di reportage giornalistico che si legge come un romanzo, con il desiderio di voltare pagina, di sapere altro, di soddisfare la nostra curiosità. E di prendere un aereo ed andare anche noi, là, a vedere.
 Presente e passato si intrecciano di continuo (potrebbe essere altrimenti?)- “era pazzo da legare”, ha il coraggio di dire ad Erika qualcuno in Turkmenistan parlando del dittatore Nyyazov che aveva cambiato il suo nome in Turkmenbashi (il capo dei Turkmeni), si era nominato presidente a vita e aveva aggiunto al nome l’appellativo di Beyik, il Grande; elettricità, gas e sale gratis per tutti in Turkmenistan (e questo fa dimenticare che non esiste la libertà di stampa), il mito di Gengis Khan; la tremenda carestia e la collettivizzazione degli anni ‘30 in Kazakistan, dove però le dicono che “l’essere russo non è una nazionalità, ma una mentalità, una condizione”, le 456 bombe atomiche fatte esplodere a Semipalatinsk durante la Guerra Fredda e l’aumento dei casi di morte per cancro; le origini del Grande Gioco nel secolo XIX- la contesa tra britannici e russi per il potere e il controllo dell’Asia centrale…e altro, altro ancora, insieme alle fugaci descrizioni di paesaggi dalla bellezza incredibile, come sull’altopiano del Pamir, vicino alle stelle.

    C’è un ritornello costante che la gente ripete in tutti e cinque i paesi: “sotto l’Unione Sovietica si stava meglio”, perché è vero che l’unione Sovietica aveva tirato fuori dal Medioevo l’intera Asia centrale, e poi c’era poco ma era poco per tutti, la scuola e la sanità funzionavano- è una idealizzazione del passato o è veramente così?
      Un libro molto bello e molto interessante, con il pregio di una scrittura brillante che non rischia mai di annoiare. Da leggere, per chi vuole sapere, per chi ama viaggiare senza fare il turista, per chi viaggia con la mente e ama andare lontano.

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la recensione e la successiva intervista saranno pubblicate su www.stradanove.it



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