vento del Nord
reportage
la Storia nel romanzo
Erika Fatland, “Sovietistan”
Ed. Marsilio, trad. Eva Kampmann,
pagg. 527, Euro 19,50
Turkmenistan, capitale Ashgabat. La città di marmo bianco. I dittatori
più megalomani.
Kazakistan, capitale Astana, dove le temperature raggiungono i 40° sotto
zero e gli edifici futuristici di Norman Foster svettano nel cielo. Il più
ricco dei paesi dell’ex unione sovietica
Tagikistan, capitale Dushanbe. Il più povero di questi paesi dell’Asia
Centrale, nonostante il numero di Mercedes che si vedono per le strade: sono
state rubate in Germania.
Kirghizistan, capitale Bishkek. La nazione più libera e democratica fra
queste cinque, l’unica in cui un presidente si è dimesso di sua volontà.
Uzbekistan, capitale Tashkent, la città più grande. Bellissimo
Uzbekistan con la mitica Samarcanda sulla via della seta. Che però ha avuto una
delle peggiori dittature con il presidente Karimov (ora passato a migliore- o
peggiore vita- e sostituito da Mirziyoyev).
La scrittrice giornalista norvegese Erika Fatland ci conduce con sé nel
suo viaggio alla scoperta dei cinque ‘stan’. Preparatevi. E’ un viaggio
affascinante con la migliore guida e accompagnatrice possibile che riesce a
raccontarci la storia di ogni paese, quella più lontana in cui ha le sue radici
la cultura di ognuna delle repubbliche e quella più recente, durante e dopo il
regime sovietico, e, nello stesso tempo, descrive quello che vede, fa parlare
le persone che incontra, ci fa prendere parte alle sue esperienze-
l’allucinante viaggio in treno (36 ore) in Kazakistan che le fa passare la
voglia di fare mai l’esperienza della Transiberiana, la sensazione di essere
sempre sotto l’occhio del Big Brother orwelliano in Turkmenistan così come
quella (molto inquietante) che ci siano orecchie in ascolto ovunque in
Uzbekistan, lo sconforto nel rendersi conto che in Tagikistan il 20% della
popolazione sopravvive con meno di un euro al giorno, l’usanza scioccante del
‘ratto delle spose’ in Kirghizistan, i cibi insoliti che deve per forza fingere
di apprezzare per non offendere l’ospitalità.
Scopriamo tante cose, seguendo Erika Fatland nel suo viaggio. Impariamo
tante cose nella maniera migliore in questo libro che è una sorta di reportage
giornalistico che si legge come un romanzo, con il desiderio di voltare pagina,
di sapere altro, di soddisfare la nostra curiosità. E di prendere un aereo ed
andare anche noi, là, a vedere.
Presente e passato si intrecciano di continuo
(potrebbe essere altrimenti?)- “era pazzo da legare”, ha il coraggio di dire ad
Erika qualcuno in Turkmenistan parlando del dittatore Nyyazov che aveva
cambiato il suo nome in Turkmenbashi (il capo dei Turkmeni), si era nominato
presidente a vita e aveva aggiunto al nome l’appellativo di Beyik, il Grande;
elettricità, gas e sale gratis per tutti in Turkmenistan (e questo fa
dimenticare che non esiste la libertà di stampa), il mito di Gengis Khan; la
tremenda carestia e la collettivizzazione degli anni ‘30 in Kazakistan, dove
però le dicono che “l’essere russo non è una nazionalità, ma una mentalità, una
condizione”, le 456 bombe atomiche fatte esplodere a Semipalatinsk durante la
Guerra Fredda e l’aumento dei casi di morte per cancro; le origini del Grande
Gioco nel secolo XIX- la contesa tra britannici e russi per il potere e il
controllo dell’Asia centrale…e altro, altro ancora, insieme alle fugaci
descrizioni di paesaggi dalla bellezza incredibile, come sull’altopiano del
Pamir, vicino alle stelle.
C’è un ritornello costante che la gente ripete in tutti e cinque i
paesi: “sotto l’Unione Sovietica si stava meglio”, perché è vero che l’unione
Sovietica aveva tirato fuori dal Medioevo l’intera Asia centrale, e poi c’era
poco ma era poco per tutti, la scuola e la sanità funzionavano- è una
idealizzazione del passato o è veramente così?
Un libro molto bello e molto interessante, con il pregio di una
scrittura brillante che non rischia mai di annoiare. Da leggere, per chi vuole
sapere, per chi ama viaggiare senza fare il turista, per chi viaggia con la
mente e ama andare lontano.
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la recensione e la successiva intervista saranno pubblicate su www.stradanove.it
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