Voci da mondi diversi. Area germanica
biografia romanzata
seconda guerra mondiale
Uwe Timm, “Un mondo migliore”
Ed. Sellerio, trad. M. Galli, pagg.
509
Come hanno fatto con tutti quei
loro eroi, di cui vanno tanto fieri, con tutti i vari Goethe, Kant, Schiller,
Lessing…com’è stato possibile arrivare a questi misfatti?
E’ la domanda che sottintende tutta
la doppia narrativa di “Un mondo migliore”, il romanzo appena pubblicato dello
scrittor tedesco Uwe Timm. Una domanda a cui è collegata, come una postilla,
quell’altra, che giustifica l’intero libro- come è arrivato lo scienziato
Alfred Ploetz (1860-1940) dall’esaltante utopia comunitaria, dal sogno
condiviso con il francese Cabet, fondatore delle comuni “icariane”, a
teorizzare l’igiene della razza che diventerà uno dei progetti aberranti del
nazismo?
E, forse, c’è anche un ulteriore motivo personale che spiega
l’interesse di Uwe Timm nei confronti di Alfred Ploetz- era il nonno di sua
moglie. E forse c’è qualcosa di lui stesso nel terzo personaggio del romanzo,
nel militare americano nato da genitori tedeschi che arriva in Germania nel
1945 sul finire della guerra con il compito di interrogare Karl Wagner, amico
del defunto Ploetz. Perché Michael Hansen è il testimone esterno, abbastanza
americano da inorridire davanti all’abisso di malvagità che si spalanca davanti
a lui, abbastanza tedesco da domandarsi con onestà (è un libro ricco di
domande, questo) come si sarebbe comportato lui, se fosse diventato adulto in
Germania e non fosse emigrato quando aveva dodici anni, al seguito di
un’offerta di lavoro che suo padre aveva ricevuto in America. Avrebbe obbedito
anche lui, cresciuto con il mito di ‘servire e obbedire’, sarebbe stato anche
lui una vittima come si proclamano adesso tutti tedeschi, tutti ignari di
quello che stava succedendo attorno a loro, tutti che avevano obbedito?
Alfred Ploetz |
L’anziano Karl Wagner, che era stato internato a Dachau per aver
mantenuto fede alle idee politiche da cui invece il suo amico si era
discostato, che aveva passato la guerra nascosto nel seminterrato di una libreria
a Monaco di Baviera, accetta di parlare con Michael Hansen e racconta.
Dall’inizio, dal nascere della sua amicizia con Ploetz, dagli ideali di
solidarismo che li avevano portati in America dove erano state fondate le
comuni icariane. E’ un lungo romanzo di formazione dentro il romanzo, il
racconto di Wagner. Amori giovanili, il primo matrimonio di Ploetz (la moglie
si suicidò), il colpo di fulmine di Ploetz per ‘la greca’, donna bellissima e
ricchissima che Ploetz ‘soffiò’ all’amico Wagner, le lunghe discussioni
sull’igiene della razza, le teorie opposte di un altro dottore che difendeva,
invece, non solo il diritto di esistere dei meno fortunati, ma la loro
importanza e il loro ruolo: Loro sono gli
angeli del dolore che ci insegnano che cosa è la felicità, aggiungendo alla
gioia del nostro successo un senso di lutto e la loro profonda, profonda
sventura.
Tra un incontro e l’altro di Hansen con Wagner, noi impariamo a
conoscere Hansen che, nonostante il divieto di fraternizzare, ha una storia
d’amore con una giovane vedova tedesca che cerca il suo tornaconto con lui,
ricorda con nostalgia un fugace incontro con una tal Catherine prima di partire
per l’Europa, fa allegramente sesso con una ragazza dell’esercito americano. E
si gode il paesaggio, stupefacentemente bello, proprio come lo descrivevano i suoi
genitori. Vuole godersi il paesaggio per dimenticare gli orrori, per non
pensare alle montagne di cadaveri, per non vedere i cumuli di macerie
dappertutto. Verso la fine del libro Hansen incontra il ragazzino ‘diverso’ che
era uscito in strada salutando la fine della guerra all’inizio del libro- i
genitori lo avevano tenuto nascosto per dodici anni. Uno, uno che era scampato.
I più erano stati tolti di mezzo perché- a che cosa serviva la loro vita?
Quello di Uwe Timm è un romanzo sobriamente drammatico, un altro
tassello nella storia della Germania, dell’Europa, della scienza. Un poco
troppo lungo e troppo ricco di digressioni il racconto di Karl Wagner (ma non
sono sempre così, i racconti degli anziani che vogliono salvare anche il minimo
frammento di memoria?), del tutto diversa, godibile e giustamente più lieve la
narrativa di Michael Hansen.
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