mercoledì 19 dicembre 2018

Antonio Steffenoni, “La bella famiglia” ed. 2018


                                                                     Casa Nostra. Qui Italia
                                                                    cento sfumature di giallo


Antonio Steffenoni, “La bella famiglia”
Ed. Cairo, pagg. 398, Euro 15,00

       Il delitto di sant’Ambrogio in piazza sant’Ambrogio- sarà questo il titolo dei giornali per il nuovo caso da risolvere per Ernesto Campos, il protagonista dei romanzi polizieschi scritti da Antonio Steffenoni. Sentivamo la mancanza di Ernesto Campos, così come sentiamo la mancanza di Antonio Steffenoni che ci ha lasciato per sempre due anni fa. Ed è con commozione che ritroviamo entrambi in questo libro, “La bella famiglia”, che esce postumo- perché Ernesto Campos, figlio di padre spagnolo e di madre italiana, uomo di un’empatia straordinaria, è l’alter ego dello scrittore che, al contrario di Ernesto, era figlio di padre italiano e di madre spagnola. E chissà che questa doppia identità non contribuisca e non abbia contribuito alla sensibilità speciale di Ernesto e di Antonio che si avverte in ogni pagina del romanzo, nelle parole, nei pensieri, nel modo di Ernesto di rapportarsi agli altri dietro il quale noi ‘sentiamo’ la presenza di Antonio Steffenoni.
     La telefonata che comunica la morte di Dario Sciariada arriva in commissariato la mattina del giorno dell’Immacolata, dopo la festa di sant’Ambrogio, la più importante dell’anno per i milanesi. Dario Sciariada non è un comune milanese, basta leggere l’indirizzo a cui abita. E’ figlio di un uomo ricchissimo, capo di una finanziaria. E’ morto strangolato, in casa sua.

     Ah, le belle famiglie milanesi piene di soldi, che non lasciano trapelare nulla dietro i comportamenti ineccepibili, dietro la facciata delle loro splendide case. Che cosa si nasconde dietro la morte di Dario Sciariada? Motivi famigliari, uno di quegli intrecci da "Groviglio di vipere” di Mauriac, oppure motivi economici legati allo scandalo sull’Expo venuto ora alla ribalta e in cui era coinvolto il vecchio Sciariada?
La bella famiglia Sciariada che possiede un intero palazzo in piazza sant’Ambrogio: il padre su una sedia a rotelle (gli occhi rivelano una forza d’acciaio), una madre ricoverata da anni per un’imprecisata fragilità, il figlio maggiore Dario plurisposato e pluridivorziato, uno squalo che si è fatto dare la procura dal fratello minore per manovrare i beni di famiglia, l’ultima moglie di Dario che non sta più con lui (anzi, non ‘stava’) e però vive in casa sua e svicola evitando di rispondere alle domande di Ernesto Campos.
Tony Servillo. Un personaggio dice che Campos gli assomiglia. A me pare che assomigli ad Antonio Steffenoni
Grandi assenti sulla scena sono la madre (nel ricovero) e il fratello Samuele, scomparso, nessuno sa o vuole dire dove sia. Presente, invece, un anziano giornalista che si definisce una sorta di ‘padre putativo’ di Samuele, fragile come sua madre. Proprio una bella famiglia, come scopriamo quando ne sappiamo di più, compreso l’anno in carcere di Samuele che ha scontato una pena per un fatto di violenza commesso dal fratello, senza dire poi dei legami con un losco moscovita che traffica droga e chissà che altro.
    In una Milano su cui cade la prima neve, dove si accendono delle luminarie che non rallegrano nessuno, l’indagine si svolge in una manciata di giorni. E non sono solo gli scheletri negli armadi della famiglia Sciariada a venire fuori in queste pagine, perché Ernesto ha il suo proprio ‘scheletro nell’armadio’, il ricordo di una notte di molti anni prima che lo perseguita nei sogni, e pure Ulderico Pazzi, l’aiuto di Ernesto, è inseguito dai ricordi delle sue mancanze nei confronti dei figli che ha abbandonato.
E’ la famiglia, dunque, il centro del romanzo di Steffenoni scritto in una prosa elegante che è un piacere leggere. La famiglia che si regge traballante su una quotidiana finzione, quella che si è distrutta, quella di cui non si ha avuto il coraggio di accollarsi la responsabilità. Con tutte le conseguenze su chi ne fa parte. Come diceva Tolstoj? “Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”. Viene da domandarsi se esistano le famiglie felci, al di fuori della pubblicità del Mulino Bianco.
    Grazie, Antonio Steffenoni, per questo ultimo bel libro, per lo spessore dei tuoi personaggi, per l’umanità che trapela nel raffrontarsi di Ernesto con i colpevoli- c’è qualcuno che sia mai del tutto innocente?

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook



     
    

Nessun commento:

Posta un commento