Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Antonio Steffenoni, “La bella famiglia”
Ed. Cairo, pagg. 398, Euro 15,00
Il delitto di sant’Ambrogio in
piazza sant’Ambrogio- sarà questo il titolo dei giornali per il nuovo caso
da risolvere per Ernesto Campos, il protagonista dei romanzi polizieschi
scritti da Antonio Steffenoni. Sentivamo la mancanza di Ernesto Campos, così
come sentiamo la mancanza di Antonio Steffenoni che ci ha lasciato per sempre
due anni fa. Ed è con commozione che ritroviamo entrambi in questo libro, “La
bella famiglia”, che esce postumo- perché Ernesto Campos, figlio di padre
spagnolo e di madre italiana, uomo di un’empatia straordinaria, è l’alter ego
dello scrittore che, al contrario di Ernesto, era figlio di padre italiano e di
madre spagnola. E chissà che questa doppia identità non contribuisca e non
abbia contribuito alla sensibilità speciale di Ernesto e di Antonio che si
avverte in ogni pagina del romanzo, nelle parole, nei pensieri, nel modo di
Ernesto di rapportarsi agli altri dietro il quale noi ‘sentiamo’ la presenza di
Antonio Steffenoni.
La telefonata che comunica la morte di Dario Sciariada arriva in
commissariato la mattina del giorno dell’Immacolata, dopo la festa di
sant’Ambrogio, la più importante dell’anno per i milanesi. Dario Sciariada non
è un comune milanese, basta leggere l’indirizzo a cui abita. E’ figlio di un
uomo ricchissimo, capo di una finanziaria. E’ morto strangolato, in casa sua.
Ah, le belle famiglie milanesi piene di soldi, che non lasciano
trapelare nulla dietro i comportamenti ineccepibili, dietro la facciata delle
loro splendide case. Che cosa si nasconde dietro la morte di Dario Sciariada?
Motivi famigliari, uno di quegli intrecci da "Groviglio di vipere” di Mauriac,
oppure motivi economici legati allo scandalo sull’Expo venuto ora alla ribalta
e in cui era coinvolto il vecchio Sciariada?
La bella famiglia Sciariada che
possiede un intero palazzo in piazza sant’Ambrogio: il padre su una sedia a
rotelle (gli occhi rivelano una forza d’acciaio), una madre ricoverata da anni
per un’imprecisata fragilità, il figlio maggiore Dario plurisposato e
pluridivorziato, uno squalo che si è fatto dare la procura dal fratello minore
per manovrare i beni di famiglia, l’ultima moglie di Dario che non sta più con
lui (anzi, non ‘stava’) e però vive in casa sua e svicola evitando di
rispondere alle domande di Ernesto Campos.
Tony Servillo. Un personaggio dice che Campos gli assomiglia. A me pare che assomigli ad Antonio Steffenoni |
In una Milano su cui cade la prima neve, dove si accendono delle
luminarie che non rallegrano nessuno, l’indagine si svolge in una manciata di
giorni. E non sono solo gli scheletri negli armadi della famiglia Sciariada a
venire fuori in queste pagine, perché Ernesto ha il suo proprio ‘scheletro
nell’armadio’, il ricordo di una notte di molti anni prima che lo perseguita
nei sogni, e pure Ulderico Pazzi, l’aiuto di Ernesto, è inseguito dai ricordi
delle sue mancanze nei confronti dei figli che ha abbandonato.
E’ la famiglia,
dunque, il centro del romanzo di Steffenoni scritto in una prosa elegante che è
un piacere leggere. La famiglia che si regge traballante su una quotidiana
finzione, quella che si è distrutta, quella di cui non si ha avuto il coraggio
di accollarsi la responsabilità. Con tutte le conseguenze su chi ne fa parte.
Come diceva Tolstoj? “Tutte le famiglie
felici si somigliano, ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”.
Viene da domandarsi se esistano le famiglie felci, al di fuori della pubblicità
del Mulino Bianco.
Grazie, Antonio Steffenoni, per questo ultimo bel libro, per lo spessore
dei tuoi personaggi, per l’umanità che trapela nel raffrontarsi di Ernesto con
i colpevoli- c’è qualcuno che sia mai del tutto innocente?
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