Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Xiao Bai, “Intrigo a
Shanghai”
Ed. Sellerio, trad. Paolo
Magagnin, pagg. 641, Euro 16,00
Era nota come la “Parigi d’Oriente”, la
Shanghai degli anni ‘30 del ‘900. Perché era la più occidentale delle città
cinesi, divisa com’era in tre parti, una riservata agli abitanti cinesi mentre
le altre due erano la Concessione Internazionale e la Concessione Francese-
aree date in affitto rispettivamente a inglesi e americani la prima e ai
francesi la seconda, fortemente commercializzate e oggetto di speculazioni
economiche. E proprio per questo, per il giro di soldi e per il numero di
locali di ogni tipo, era anche la città dei divertimenti, dell’eleganza, della
bella vita degli europei che si erano trapiantati lì.
La Shanghai del romanzo dello scrittore
quarantenne cinese che ha adottato lo pseudonimo di Xiao Bai non ha quasi nulla
che faccia pensare a Parigi. Piuttosto alla Chicago di Al Capone o alla Los
Angeles di cui abbiamo letto nei libri di Ellroy, con inseguimenti e rapimenti,
uomini tenuti prigionieri e torturati per estorcere informazioni, spie e
doppiogiochisti, sparatorie e morti.
Nel 1931, quando inizia “Intrigo a
Shanghai”, circolano solo voci sul pericolo di un’occupazione da parte del
Giappone che ha già invaso la Manciuria. Alla fine del gennaio del 1932 i
giapponesi occuperanno di fatto Shanghai. L’azione del libro, che si svolge dal
maggio 1931 al febbraio del 1932, copre quella manciata di mesi sull’orlo del
baratro. “Intrigo a Shanghai”, tuttavia, è prima di tutto un romanzo, con personaggi
da romanzo e con una trama che scatta quando il piroscafo Paul Lécat attracca nel porto di Shanghai. A bordo ci sono quattro
dei protagonisti: il fotografo Xiao Xue e la sua amante russa Therese, l’alto
funzionario del partito nazionalista Cao Zhengwu e la moglie Leng Xiaoman. Poco
dopo lo sbarco Cao Zhengwu viene assassinato dentro l’automobile su cui
viaggia. Tra quelli che lo attendevano a terra, Gu Fuguang, leader
rivoluzionario e capo dell’Organizzazione che mira a smantellare le
Concessioni, e il giornalista Li Baoyi sono solo due dei nomi che ritorneranno
più frequentemente in questo libro affollato di personaggi (per fortuna c’è un
elenco dettagliato all’inizio) facenti parte della Polizia francese o inglese,
del corpo diplomatico, di società segrete della malavita.Molto spesso questi personaggi hanno più di un nome, quasi in corrispondenza con i loro diversi ruoli o ‘maschere’- qual è il vero nome della sensuale Therese che ha più di un amante e che nasconde un traffico d’armi sotto l’innocuo commercio dei gioielli? Anche il fotografo Xiao Xue, con la sua doppia identità dovuta al padre francese e alla madre cinese, ha altri nomi, Xue Weishi o Weiss Hsueh, così come è innamorato di due donne e, pur essendo reclutato come informatore dalla polizia francese, fa il doppiogioco senza voler credere che le donne che lui ama possano essere coinvolte in trame così pericolose e ambigue.
E tuttavia è Shanghai stessa ad
essere la prima protagonista del romanzo di Xiao Bai, con il suo dedalo di
strade strette, gli alberghi, le syheyuan, cioè le tipiche case cinesi disposte
intorno ad un cortile interno, la sua atmosfera fluttuante, soggetta alla
diversità degli abitanti.
Non è un caso che il protagonista di uno
degli ultimi capitoli sia un cameraman che si trova accidentalmente a
riprendere- nella scena culmine del libro- la sparatoria fatale all’incrocio di
due Concessioni, perché è lo stile stesso di Xiao Bai che assomiglia a quello
cinematografico: ogni capitolo è un’inquadratura diversa con dei protagonisti
diversi che si alternano e capita che la stessa scena venga inquadrata più
volte da una differente angolatura, rendendo l’idea di un altro punto di vista.
E la cinepresa indugia su dettagli, si muove adagio, accelera quando la scena-
e avviene spesso- si fa convulsa.
Un libro per chi vuole ampliare i
suoi orizzonti- anche storici- senza correre il rischio di annoiarsi.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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