Vento del Nord
FRESCO DI LETTURA
Tove Jansson, “Fair
Play”
Ed. Iperborea, trad. Katia Di Marco,
pagg. 148, Euro 15,00
Mari e Jonna. Due amiche non più giovani.
Più che amiche, legate da una relazione amorosa che dura da tanto, con un
affetto che si respira in ogni parola, in ogni frase non detta e indovinata,
che trionfa nel finale che potrebbe essere una sorta di tradimento ed invece è
un atto d’amore. Mari è una scrittrice e illustratrice. Jonna dipinge e fa
piccole sculture di legno. Ognuna di loro ha il suo atelier in un angolo (l’uno
opposto all’altro) di un caseggiato che si affaccia sul porto di Helsinki. Il tempo
libero lo passano insieme in un’isola solitaria, in una casetta in cui c’è
spazio solo per loro due- se arriva un ospite, deve dormire sotto una tenda.
Hanno anche un’imbarcazione a cui hanno dato il nome Viktoria- casualità vuole che entrambi i loro padri si chiamassero
Viktor.
E’ straordinario quante cose veniamo a
sapere di Mari e Jonna nel breve romanzo “Fair Play” di Tove Jansson,
scrittrice finlandese di lingua svedese nota soprattutto per i suoi libri
illustrati per l’infanzia, la serie dei Mumin. E’ un vero e proprio romanzo,
poi, “Fair Play”? si resta incerti se definirlo così.
Non ha una trama, è
composto da una serie di brevi capitoli che sono come dei flash su qualcosa che
è accaduto nella vita presente o passata delle due protagoniste, scambio di
opinioni tra loro due, ricordi condivisi, oppure semplicemente registrano il
passare del tempo insieme guardando un film. L’una fa correzioni al lavoro
dell’altra, a Jonna non piace quello che Mari sta scrivendo adesso, Mari non
condivide la passione dell’amica per i film western di serie B nonostante le
spiegazioni esaurienti di questa, Mari si preoccupa per una donna che le scrive
per sapere da lei quale sia il senso della vita- “l’amore”, suggerisce Jonna.
Ma se la donna è interamente sola, come può trovare un senso nell’amore? Ci
sono poi le irruzioni di estranei nel piccolo mondo chiuso delle due amiche- lo
stravagante ed egocentrico polacco soprannominato ‘il Maestro delle
Marionette’, la ragazza sempre affamata che viene a prendere lezioni da Jonna
(e Mari ne è gelosa) o gli estranei che turbano la quiete dell’isola e che
fanno imbracciare il fucile a Jonna (“ci sono casi in cui una sana spietatezza
è l’unica cosa giusta”, si giustifica lei), o la maniaca ammiratrice della
madre di Mari che, nella sua collezione su di lei, ha perfino una ciocca della
sua treccia. Il ricordo dei viaggi, infine, con Jonna armata di cinepresa (una
Konica) e Mari che si lamenta che non riesce a godere quello che vede,
preoccupata com’è di aiutare l’amica nelle inquadrature.
Sono talmente
sintonizzate, Mari e Jonna, sull’umore l’una dell’altra, che Mari si accorge
subito, alla fine, che qualcosa turba Jonna. Teme che voglia lasciarla. Glielo
chiede. Non è quello che Mari pensa- sì, Jonna la lascerà ma non per sempre e
Mari la incoraggia, è felice per lei. E’ amore quello che concede ad ognuno lo
spazio della libertà.
Un libro breve ed intenso, nello stesso
tempo profondo e leggero, che riflette l'esperienza personale della scrittrice e che riesce a parlare di tante cose in una manciata di
pagine.
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