domenica 27 novembre 2016

Gian Conti, “Loop” ed. 2008

                                                     Casa Nostra. Qui Italia
             cento sfumature di giallo
             il libro ritrovato

Gian Conti, “Loop”
Ed. Zandonai, pagg. 315, Euro 16,00

   “Che nome sinistro. Sa di Medioevo e di veleni. Non è meglio “killer”?”
   “Lo chiami come vuole.”
 “Ricerca di personale stimolante. L’inserzione potrebbe recitare “cercansi persone disposte a correre rischi ben retribuiti”, oppure “si richiede alta flessibilità per alti salari”, o ancora “si offrono i compensi più alti per i lavori più brevi” qualcosa di simile, andrebbe studiata bene….”


   Intrigante. Insolito. Stimolante. A tratti grottescamente macabro. In definitiva, è proprio un bel romanzo questo “Loop” di Gian Conti. Ed è un romanzo su cui si dovranno calibrare le parole per parlarne, per non sciupare la tensione- sempre molto alta, dalla prima all’ultima pagina- prima della soluzione finale dell’enigma.
    Da dove iniziare in questo dire che deve essere un non-dire? Dal titolo, forse: il vocabolo loop indica il cerchio completo e, nella terminologia aeronautica, è il cosiddetto ‘cerchio della morte’. Solo alla fine comprendiamo appieno quanto questo termine, che dice così sinteticamente tutto in inglese, sia la chiave appropriata per una vicenda circolarmente mortale, in cui si resta incerti sull’attribuzione della colpa, se alla vittima o all’assassino.
La maggior parte del romanzo si svolge nel 2005 tra Parigi e Londra, qualche puntata a Nassau, una scena memorabile a Milano; i primi tre capitoli, invece, sono una sorta di preambolo più indietro nel tempo e introducono tre personaggi che in apparenza- almeno due di loro- sembrano marginali, mentre sono tutti delle chiavi di interpretazione, ovvero dei punti fermi di riferimento quando incominciamo a domandarci come giudicare il grado di colpevolezza (è in questo coinvolgimento del lettore che sta una delle grandi attrattive del romanzo). Nel 1992, a Lione, Hilaire Garnier uccide l’amante della madre: ha male interpretato i giochi erotici in cui ha sorpreso la coppia, voleva impedire a lui di fare del male alla mamma, lo ha colpito con un martello. Nel 1995, a Marsiglia, durante un’azione mal calcolata il poliziotto Léon Petros vede ferire gravemente il suo amico, che non muore ma è ridotto a vegetare in un letto d’ospedale.
E infine a Londra, nel 2001, per ammortizzare una grossa perdita a poker al brillante cacciatore di teste Gordon Briggs viene richiesta una singolare applicazione delle sue capacità lavorative: selezionare sicari, che siano efficienti e pieni di risorse. Saranno strapagati sia lui sia loro. Tutto nella massima segretezza, tutto calcolato al millesimo, non devono restare tracce, nessuno saprà mai né il mandante né il perché degli omicidi. Pagamenti sotto copertura, nessuno vede mai nessuno, per le comunicazioni vengono usati codici e numeri di telefono che sono poi subito disattivati. Un ultimo dettaglio: la vittima non deve soffrire, anzi non deve proprio accorgersi di morire.
    Incomincia così la scia di delitti- un medico travolto da un furgone, un uomo che sta già morendo di cancro (basta un’iniezione di cloruro di potassio), un altro ucciso con uno sparo alla nuca, uno precipita da una finestra, un tentativo fallito ai danni di Léon Petros…a cui si aggiungono altri casi di persone scomparse…Finché si apre una falla nel sistema, barcolla l’insospettabile azienda che ha ‘fatturato’ più di tre milioni di sterline in quattro anni con un numero di morti che assommato raggiunge il centinaio


   Abbiamo usato pure l’aggettivo ‘stimolante’, tra quelli elogiativi per definire il romanzo di Gian Conti. Perché il ritmo si fa così incalzante con il proseguire della vicenda che è impossibile interrompere la lettura. Prima perché non abbiamo idea di chi sia dietro gli omicidi e siamo curiosi, poi perché siamo assillati dalle domande che non possiamo fare a meno di porci- di etica della vita e della morte, sui confini dell’amore, sul margine strettissimo che ci può essere tra male  e bene, su quanto sia difficile amministrare la giustizia e distinguere chi sia maggiormente colpevole: il sicario? il mandante? l’intermediario? Pesa nel giudizio la conoscenza dei motivi per cui si agisce? E soprattutto: che cosa vorremmo noi per noi stessi, in circostanze analoghe? Perché di questo si tratta, alla fin fine. Leggete “Loop”, e poi ne riparliamo.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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