Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
seconda guerra mondiale
il libro ritrovato
Hugo Hamilton, “L’ultimo sparo”
Ed. Fazi, trad. Isabella Zani,
pagg. 186, Euro 15,00
Qual è l’ultimo minuto che segna la fine di una guerra? Si può fissare
nel tempo quella frazione infinitesimale che si riempie del rimbombo di uno
sparo, l’ultimo che lascia poi lo spazio alla quiete, al canto degli uccelli e
allo stormire delle fronde? Si può localizzare il luogo dell’ultimo atto di
violenza così come tutti i libri di storia possono citare quello che ha dato
inizio ad una guerra? Oppure ci sono tanti ultimi spari che si inseguono al di
là della parola fine, come se il crimine trovasse la sua giustificazione in
quella autorizzazione iniziale che rendeva tutto lecito?
Ad una prima
lettura può sembrare che il giovane americano protagonista de “L’ultimo sparo”
di Hugo Hamilton abbia intrapreso una ricerca storica, ma la storia che lo
interessa è personale, forse quell’ultimo sparo echeggiato a guerra terminata è
quello che gli ha permesso di vivere, di compiere questo viaggio di ricerca che
è desiderio di identità, di conoscere le proprie origini. E allora le storie
diventano due e si svolgono parallele in due anni che hanno segnato svolte
epocali per l’Europa, il 1945 e il 1989- la fine del nazismo e della seconda
guerra mondiale e la fine del comunismo. L’americano viveva a Düsseldorf già da
qualche anno (“Perché proprio Düsseldorf, in realtà non lo so…In Germania c’è
qualcosa che voglio…”) quando si era innamorato di Anke che poi aveva sposato
un amico di entrambi. E nel 1985 era andato per la prima volta a Louny, in
Cecoslovacchia, in cerca di quella che era stata la guarnigione tedesca, ma ora
era occupata dai russi e non era possibile visitarla.
Nel 1945 Bertha Sommer
era riuscita a scappare a tempo da Louny, dove lavorava come segretaria nella
guarnigione, sotto l’incalzare dell’Armata Rossa preceduta dalla sua terribile
fama. Era stata aiutata da Franz Kern, un sottufficiale gentiluomo, e ad un
certo punto la loro fuga in bicicletta si era trasformata quasi in una
scampagnata- lo stile terso di Hamilton fa spazio al silenzio, silenzio della
contraerea e degli allarmi e delle esplosioni, e si illumina dei colori del
cielo e degli alberi, mentre le biciclette arrancano, su sentieri e strade che
non toccano le devastazioni della guerra, la polvere e le macerie. Una scena
bellissima sul lago- luogo di quiete, pulizia dei corpi e dell’anima- è seguita
da pagine di fortissima tensione e ancora sono le frasi brevissime di Hamilton
che impongono il passo di un inseguimento, con il cuore in gola, che risuonano
di terra calpestata e di ramoscelli infranti. E del fragore dello sparo.
Ma Louny, oggi |
Ci aveva incantato, Hugo Hamilton, con la voce del bambino che raccontava
della sua famiglia irlandese-tedesca nel romanzo precedente, “Il cane che
abbaiava alle onde”. Ci conquista, ne “L’ultimo sparo”, con la sua capacità di
cambiare registro e tono narrativo, pur mantenendo la limpidezza e la sobrietà
di stile che gli sono proprie, parlando di temi universali come l’amore e la
guerra, la colpa e la morte, aggiungendovi un elemento autobiografico nel
personaggio di Bertha- la ragazza tedesca che si lascia la Germania alle spalle.
Come sua madre.
la recensione è stata pubblicata sulla rivista Stilos
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