Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Andrea
Camilleri, “L’altro capo del filo”
Ed. Sellerio, pagg. 298, Euro 14,00
Andrea Camilleri ha novant’anni (novantuno a settembre). Andrea
Camilleri ha appena pubblicato il suo centesimo libro: grandioso Camilleri! E “L’altro capo del filo” è anche un romanzo
molto bello, uno dei migliori dello scrittore siciliano che dimostra ancora una
volta la sua capacità di vivere pienamente
la realtà dei nostri giorni, di soffrirne e di saperne parlare con una
empatia che non è da tutti.
C’è un delitto nel cuore del romanzo- ebbene, se c’è il commissario
Montalbano, ci deve per forza essere un delitto. Ma il nocciolo del romanzo è un crimine ben più grande, è il dramma
che si ripete quasi ogni notte delle navi
stracariche di migranti che sbarcano con la disperazione negli occhi, in
fuga da orrori davanti ai quali l’ignoto di ciò che li aspetta non è nulla in
confronto.
E questa è la grande differenza che segna il passare del tempo
trascorso tra “La forma dell’acqua”, il primo romanzo della serie di Montalbano
(1994), e “L’altro capo del filo”. Camilleri ha sempre avuto un occhio attento
all’attualità e ha sempre avuto il coraggio di parlarne, mai però, in passato,
si era avvicinato ad un problema così difficile, così discusso, con così tante implicazioni politiche,
economiche e umane come quello dei migranti. E ancora una volta ci rendiamo
conto che un romanzo riesce a fare quello che non è possibile alle notizie di
cronaca dei giornali- attraverso gli occhi di Montalbano, di Fazio, di Mimì
Augello, attraverso la loro stanchezza e dedizione, i turni spossanti per far
fronte alle continue emergenze, gli espedienti di Salvo Montalbano per ridurre
al minimo gli incidenti, viviamo in
diretta la tragedia a cui cerchiamo di non pensare, se abitiamo al nord.
Sono ore di lavoro straordinario, quelle che vengono continuamente richieste a
Montalbano e ai suoi uomini, che vanno al di là di qualunque conteggio e che,
soprattutto, incidono profondamente le loro anime. E anche tra questi disgraziati
Salvo Montalbano deve svolgere una indagine. Qualcun altro potrebbe neppure
badare al pianto di una ragazzina
stuprata su un barcone, ma non Salvo. E’ importante. Salvo Montalbano non
liquida la faccenda con le facili parole ‘cose che capitano, se lo sarà
cercato, sono dei bruti, dei selvaggi’. Salvo
restituisce la dignità alla quattordicenne che sa solo che uno dei due
uomini aveva addosso un piumino.
Montalbano invecchia (per fortuna, come tutti noi), Montalbano ingrassa
(si deve distendere sul letto e tirare in dentro la pancia per tirare su la
cerniera dei jeans), è eternamente fidanzato con Livia (ormai abbiamo capito
che il loro rapporto regge solo a distanza) ed è sempre suscettibile al fascino
femminile (oltre che al piacere della cucina). Quando Livia lo obbliga a farsi
fare un abito adatto per una cerimonia a cui devono andare insieme, conosce una
sarta più che bella, affascinante, vedova. Fa appena a tempo ad incontrarla due
volte per le misure e le prove perché poi Elena
viene trovata morta, assassinata. E la ricerca del colpevole tiene occupato
Salvo in questo filone di giallo tradizionale- si ha quasi l’impressione che,
nonostante il trauma per questa morte ‘ravvicinata’, questa indagine che
rientra nella normale routine distragga
Montalbano dalla cupa atmosfera degli infiniti sbarchi notturni, dai morti
‘spiaggiati’, da quelli che vengono messi nei sacchi prima di essere portati a
terra.
Avevo pensato che ormai Andrea Camilleri avesse dato il meglio di sé,
che la sua penna fosse stanca, come pure la sua inventiva. Mi sbagliavo.
Perfino Catarella, con i suoi continui strafalcioni e il suo fare da bambinone
cresciuto e un po’ ‘lento’, continua a divertirci. Complimenti e auguri, Andrea Camilleri!
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
Nessun commento:
Posta un commento