Casa Nostra. Qui Italia
chick-lit
FRESCO DI LETTURA
Alessia
Gazzola, “Non è la fine del mondo”
Ed. Feltrinelli, pagg. 218, Euro 15,00
La chick-lit non è un genere che
amo. Mi annoia. Non ho più l’età per la chick-lit. Perché mai Alessia Gazzola
ha abbandonato l’anatomopatologa Alice Allevi, la simpatica protagonista dei
suoi ‘gialli’, per virare decisamente al
‘rosa’ in questo nuovo romanzo, “Non è la fine del mondo”? mi sentivo quasi
arrabbiata nei confronti della scrittrice. E però glielo dovevo, di almeno provare
a leggere il libro. L’ho finito in un
giorno. Ed Emma De Tessent, la
tenace stagista che ha una voce squillante quanto quella di Alice Allevi, mi ha conquistato.
A volte sono dettagli che paiono
insignificanti a decidere la sorte di un libro, a vincere la sfida del farsi
sfogliare. Al primo colpo d’occhio mi è piaciuto che due sottotitoli seguissero
“Non è la fine del mondo”, ovvero “La tenace stagista”, ovvero “Una favola d’oggi”. Al
secondo, che ogni capitolo avesse un titolo, come si usava una volta, come
facevano i primi grandi scrittori inglesi di romanzi, il Thackeray a cui
Alessia Gazzola strizza l’occhio, facendolo nominare da Emma, o Henry Fielding.
Un titolo è un programma,
un’anticipazione di quello che leggeremo, una prova che lo scrittore sa di che
cosa vuole parlarci. Emma, poi, si chiama come una delle eroine di Jane Austen,
anche se una serata distensiva significa per lei un bel libro della collezione
Harmony (il suo giornalaio glieli tiene da parte) e un pacchetto di biscotti pieni
di grassi saturi da 0,99 euro (mi piace questa sincerità).
Gwyneth Paltrow nella parte di Emma |
Trentenne, una laurea, un
master, conoscenza di tre lingue straniere, una buona famiglia alle spalle,
Emma De Tessent è un’eterna stagista presso una casa di produzione cinematografica sempre
sull’orlo del fallimento. Finché perde il posto perché il contratto non le
viene rinnovato e, dopo vari tentativi di trovare un altro impiego, finisce
quasi per caso in un negozio di
abbigliamento per bambini. Un negozio defilato ma estremamente raffinato,
che non produce abitini in serie ma coltiva quel gusto un poco vintage che fa
sembrare i bambini dei piccoli Lord Fauntleroy. Emma non sa tenere un ago in
mano ma l’anziana proprietaria del negozio la prende in simpatia- le insegnerà
lei. Il negozio elegante e fuori moda rispecchia la parte di personalità di
Emma che ha bisogno del sogno per vivere,
così come il villino con la cascata di glicini che lei immagina di poter
comperare un giorno e intanto- perché no?- finge che sia suo, entra da un
cancello arrugginito che non chiude bene e si siede su una panchina.
Emma non è
il dottor Jekyll e Mr. Hyde, ma, se è necessario farsi avanti a gomitate nel
mondo del lavoro, se deve avere sempre la risposta pronta e affilata, deve
anche poter avere uno spazio di quiete
tutto suo in cui rifugiarsi, una versione personale della ‘stanza tutta per
sé’ di Virginia Woolf. E poi Emma viene richiamata a lavorare di nuovo alla
casa di produzione cinematografica, proprio quando riceve pure un’altra offerta
da parte di una casa rivale, dove c’è un produttore di grande fascino.
Gli ingredienti della chick-lit ci sono tutti, anche se vi lascio
molto altro da scoprire- segreti di famiglia, mogli che tradiscono i mariti,
uomini fedifraghi, uomini d’onore, donne che non dimenticano il grande amore, nipotine (di Emma) deliziose, eredità
inaspettate. In più, anche degli scorci
di Roma insoliti. Ma, con il tono
lieve della commedia rosa, Alessia Gazzola affronta le problematiche della donna nel mondo moderno- la difficoltà di trovare
un lavoro con un contratto a tempo indeterminato, lo sfruttamento dei giovani
che accettano di essere eternamente stagisti pur di avere un impiego, le
soluzioni da trovare per conciliare famiglia e figli (ahi, se non ci fossero
nonne e zie a cui ricorrere!). L’amore, poi. Non c’è più solo il matrimonio
come possibilità, come per le sorelle Bennet, forse è un bene, forse è un male.
E tuttavia le pene d’amore, il ‘mi
ama? non mi ama?’, restano uguali,
per Elizabeth Bennet, per Emma Woodhouse, per Emma De Tessent.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
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