Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Diaspora ebraica
il libro ritrovato
Mischa
Berlinski, “Ricerca sul campo”
Ed. gran vía, trad. Francesca Frulla, pagg. 418,
Euro 17,00
Ho terminato di leggere “Ricerca sul
campo” di Mischa Berlinski. Peccato. Mi sento privata di qualcosa. Avrei voluto andare avanti a leggere, anche
se mi rendevo conto che tutto era stato detto.
“Ricerca sul campo” è un romanzo stupefacente. Perché è ricchissimo, di
storie, di personaggi, di quesiti, di informazioni. Perché è insolito. Perché è esotico, capace di farci dimenticare che noi lettori non viviamo
là, in Thailandia, il paese in cui
il romanzo è ambientato. Perché è profondo
e leggero, percorso da un umorismo
gentile.
Il libro è la narrazione di una duplice ‘ricerca sul campo’- quella
del personaggio che ha lo stesso nome dello scrittore e quella della studiosa
antropologa Martiya van der Leun. Mischa
Berlinski fa ricerche su Martiya e Martiya sulla popolazione Dyalo che vive nel
Nord della Thailandia.
E sono entrambe ricerche appassionanti: così come il
romanzo è costruito, ci sembra di spalancare di continuo nuove porte che ci
conducono in un ambiente dove incontriamo nuove persone, ognuna con una sua
parte di storia che dovrebbe portarci a sapere che cosa è successo a Martiya,
come è stato possibile che questa americana di origine olandese si sia
suicidata in un carcere thailandese dove stava scontando una condanna per
assassinio. Con estrema naturalezza la vicenda passa di continuo dal presente al passato, dal punto di vista di Mischa a quello
di Martiya e a quello di chi l’ha conosciuta, dalla vita di Mischa- che ha accompagnato la sua compagna che ha
accettato un incarico di insegnante a Chiang Mai e che, a poco a poco, viene
preso dal ‘mal d’Oriente’ e diventa ossessionato
dalla storia dell’antropologa- a quella
di Martiya, arrivata nel villaggio sperduto di Dan Loi negli anni ‘70
pensando di fermarsi un paio di anni senza immaginare che non avrebbe più
voluto andarsene, che sarebbe diventata ossessionata
dalla cultura dei Dyalo. E dall’amore per un dyalo. Anzi, la parola giusta è
quella francese che qualcuno usa parlando di Martiya al Berlinski personaggio
del libro: Martiya era obsedée, che si può anche interpretare
come ‘posseduta’ dagli spiriti del luogo.
Nella nota finale l’autore ci dice che questo
libro doveva essere una storia sulla conversione al cristianesimo dei Lisu della Thailandia del Nord: la
popolazione Dyalo non esiste ma Berlinski deve aver sfruttato le sue conoscenze
sui Lisu. Perché uno dei filoni di ricchezza di questo straordinario romanzo è
costituito dalla storia dei Dyalo e dalla loro cultura, così come la registra
Martiya che, quando arriva nel villaggio, non conosce una parola della loro
lingua e deve confrontarsi di continuo con i divieti per non far arrabbiare gli
spiriti, e così come viene raccontata dalla famiglia dei Walker, i missionari
che da tre generazioni predicano il cristianesimo nel Nord della Thailandia. La
storia della famiglia Walker è una delle digressioni importanti del
libro, non solo perché aggiunge dei tasselli alla nostra conoscenza dell’Est,
ma anche perché, alla fin fine, l’assassinio
compiuto da Martiya è l’ultimo atto di un
conflitto di culture, quasi il risultato di voler imporre la supremazia di
Uno spirito su Molti spiriti- soprattutto sullo spirito del Riso, di vitale importanza
per i Dyalo.
“Ricerca sul campo” è uno di quei libri che
mi fanno invidiare chi deve ancora leggerlo.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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