martedì 28 ottobre 2014

Richard Morais, "Amore, cucina e curry" ed. 2014

                                                            Voci da mondi diversi.                         
                                                            fresco di lettura


Richard Morais, “Amore, cucina e curry”
Ed. Neri Pozza, trad. F. Novajra, pagg. 283, Euro 12,75
Titolo originale: The Hundred-Foot Journey


    “Non mi piace quello che sta facendo”.
    “Cosa?”
  “Nella nostra strada. Non mi piace la musica, l’insegna. E’ orrenda. Così dozzinale.”
  “Non avevo mai visto mio padre restare a corto di parole, ma dopo quella stoccata era come se qualcuno gli avesse tirato un potente diretto allo stomaco.
  “E’ di pessimo gusto” continuò Madame Mallory spazzolandosi via dalla manica un pelo immaginario. “Deve toglierla. Quel genere di cose andrà bene in India, ma non qui”.

     Da Mumbai all’Inghilterra, da Londra a Lumière, in Francia, dal paesino nel Giura a Parigi. Dall’essere un ragazzino che gioca in strada in India, affinando l’olfatto tra profumi di spezie e maleodoranti acque di scolo, a diventare un famoso chef, l’unico straniero che si sia mai aggiudicato le ambite tre stelle della guida Michelin che premia i migliori ristoranti. Questa è la storia di Hassan Haji- il cognome ci dà subito un’informazione importante che spiega la forzata emigrazione della famiglia. Haji è un pellegrino musulmano che adempie il precetto di recarsi alla Mecca: in quanto musulmani gli Haji sono dovuti andarsene, per evitare il peggio dopo l’inizio dei tumulti. D’altra parte c’era già stata una rottura nella vita della famiglia: quando la madre di Hassan era morta, i colori dell’India erano sbiaditi, l’allegria era scomparsa, dopotutto non era stato un male partire.   

    “Amore, cucina e curry” (già pubblicato con il titolo “Madame Mallory e il piccolo chef indiano”) ha un avvio che non è certo originale, ricalcando parecchi cliché ed offrendoci immagini stereotipate di un paese dei cui profumi nei cibi speziati ci siamo un poco stancati di leggere, con la figura dominante di un capofamiglia roboante ed estroso che decide della sorte di tutti, lanciandosi in un viaggio itinerante di scoperta insieme alla sua numerosa famiglia. Perfino l’incontro/scontro/confronto con la signora Mallory, quando gli Haji interrompono i vagabondaggi e si fermano nella piccola Lumière, è alquanto scontato. E tuttavia la vivacità dello stile di Richard Morais, la vividezza quasi cinematografica delle scene, l’umorismo delle battute e delle controbattute sono tali che la lettura ci diverte, guidandoci fino al cambiamento di scena, quando l’arte culinaria di Hassan si volge dalla tradizione indiana a quella francese.
    C’è un prima e un dopo, dunque. Il ‘prima’ è la battaglia combattuta senza quartiere a colpi di pentole e piatti, di pesci e tagli di carne e verdure. Cerchiamo di capirci: il ristorante della signora Mallory è un’istituzione a Lumière. Ha i suoi clienti fissi, si è guadagnato due stelle Michelin. E adesso arrivano questi stranieri rumorosi, disordinati e volgari, e vogliono mettersi in competizione con il Saule Pleureur? Madame Mallory ha visto con i suoi occhi raccogliere del cibo dal pavimento e rimetterlo in pentola, nella cucina della Maison Mumbai. Abbas Haji vuole guerra? E guerra sia! Lui va presto al mercato per requisire tutto quello che c’è di meglio? Bene, lei andrà ancora prima. Allora lui noleggia un camion frigorifero e va a fare la spesa nella città vicino. Lei protesta per la musica a tutto volume e riesce a far chiudere il ristorante all’aperto? E lui ripesca un’ordinanza che la costringe a far segare i rami del salice che si allungano sulla strada- il salice piangente che dà il nome al ristorante di Madame Mallory!!!

La guerra finisce bruscamente perché succede qualcosa che non doveva succedere, anche se è stato un incidente. L’acerrima nemica diventa l’angelo custode, la maestra di Hassan che si trasferisce al Saule Pleureur come apprendista: Madame Mallory ha riconosciuto in lui l’istinto geniale che lei non ha, il ragazzo arriverà dove lei non è arrivata, penserà lei ad insegnargli. Da questo momento la via alle stelle (anche quelle Michelin) è aperta davanti a Hassan.
    “Amore, cucina e curry” ci fa scoprire molte cose, da quelle più ovvie del divario culturale o dell’acuta nostalgia per il paese che si è dovuto lasciare, ad altre che faranno la delizia degli amanti della buona cucina. Perché impariamo tanto anche noi, alla dura scuola di Madame Mallory. Bisogna studiare parecchio per arrivare lontano, bisogna saper riconoscere la differenza tra un’ostrica e un’altra, oltre che, più banalmente, la freschezza di un alimento. E bisogna osare: seguire passo a passo la preparazione dei piatti riinventati, personalizzati da Hassan, è meglio che leggere ricette su un libro di cucina. Insieme, apprendiamo anche quali difficoltà si nascondano dietro lo scintillio dei bicchieri e le tovaglie inamidate, quanto sia difficile far quadrare i conti. E infine che ci si arricchisce interiormente, che si dà di più, non restando chiusi nelle tradizioni del proprio mondo.

   Il film tratto dal libro è apparso da poco sui nostri schermi, con la regia di Lasse Hallström e Helen Mirren nel ruolo di Madame Mallory.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



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