Voci da mondi diversi.
fresco di lettura
Richard Morais,
“Amore, cucina e curry”
Ed. Neri Pozza, trad. F. Novajra,
pagg. 283, Euro 12,75
Titolo originale: The Hundred-Foot Journey
“Non mi piace quello che sta facendo”.
“Cosa?”
“Nella nostra strada. Non mi piace la musica, l’insegna. E’ orrenda.
Così dozzinale.”
“Non avevo mai visto mio padre restare a corto di parole, ma dopo quella
stoccata era come se qualcuno gli avesse tirato un potente diretto allo
stomaco.
“E’ di pessimo gusto” continuò Madame Mallory spazzolandosi via dalla
manica un pelo immaginario. “Deve toglierla. Quel genere di cose andrà bene in
India, ma non qui”.
Da Mumbai all’Inghilterra, da Londra a
Lumière, in Francia, dal paesino nel Giura a Parigi. Dall’essere un ragazzino
che gioca in strada in India, affinando l’olfatto tra profumi di spezie e
maleodoranti acque di scolo, a diventare un famoso chef, l’unico straniero che
si sia mai aggiudicato le ambite tre stelle della guida Michelin che premia i
migliori ristoranti. Questa è la storia di Hassan Haji- il cognome ci dà subito
un’informazione importante che spiega la forzata emigrazione della famiglia.
Haji è un pellegrino musulmano che adempie il precetto di recarsi alla Mecca:
in quanto musulmani gli Haji sono dovuti andarsene, per evitare il peggio dopo
l’inizio dei tumulti. D’altra parte c’era già stata una rottura nella vita
della famiglia: quando la madre di Hassan era morta, i colori dell’India erano
sbiaditi, l’allegria era scomparsa, dopotutto non era stato un male partire.
“Amore, cucina e curry” (già pubblicato con
il titolo “Madame Mallory e il piccolo chef indiano”) ha un avvio che non è
certo originale, ricalcando parecchi cliché ed offrendoci immagini stereotipate
di un paese dei cui profumi nei cibi speziati ci siamo un poco stancati di
leggere, con la figura dominante di un capofamiglia roboante ed estroso che
decide della sorte di tutti, lanciandosi in un viaggio itinerante di scoperta
insieme alla sua numerosa famiglia. Perfino l’incontro/scontro/confronto con la
signora Mallory, quando gli Haji interrompono i vagabondaggi e si fermano nella
piccola Lumière, è alquanto scontato. E tuttavia la vivacità dello stile di
Richard Morais, la vividezza quasi cinematografica delle scene, l’umorismo
delle battute e delle controbattute sono tali che la lettura ci diverte,
guidandoci fino al cambiamento di scena, quando l’arte culinaria di Hassan si
volge dalla tradizione indiana a quella francese.
C’è un prima e un dopo, dunque. Il ‘prima’
è la battaglia combattuta senza quartiere a colpi di pentole e piatti, di pesci
e tagli di carne e verdure. Cerchiamo di capirci: il ristorante della signora
Mallory è un’istituzione a Lumière. Ha i suoi clienti fissi, si è guadagnato
due stelle Michelin. E adesso arrivano questi stranieri rumorosi, disordinati e
volgari, e vogliono mettersi in competizione con il Saule Pleureur? Madame Mallory ha visto con i suoi occhi
raccogliere del cibo dal pavimento e rimetterlo in pentola, nella cucina della Maison Mumbai. Abbas Haji vuole guerra?
E guerra sia! Lui va presto al mercato per requisire tutto quello che c’è di
meglio? Bene, lei andrà ancora prima. Allora lui noleggia un camion frigorifero
e va a fare la spesa nella città vicino. Lei protesta per la musica a tutto
volume e riesce a far chiudere il ristorante all’aperto? E lui ripesca
un’ordinanza che la costringe a far segare i rami del salice che si allungano
sulla strada- il salice piangente che dà il nome al ristorante di Madame
Mallory!!!
La guerra finisce bruscamente
perché succede qualcosa che non doveva succedere, anche se è stato un
incidente. L’acerrima nemica diventa l’angelo custode, la maestra di Hassan che
si trasferisce al Saule Pleureur come
apprendista: Madame Mallory ha riconosciuto in lui l’istinto geniale che lei
non ha, il ragazzo arriverà dove lei non è arrivata, penserà lei ad
insegnargli. Da questo momento la via alle stelle (anche quelle Michelin) è
aperta davanti a Hassan.
“Amore, cucina e curry” ci fa scoprire molte
cose, da quelle più ovvie del divario culturale o dell’acuta nostalgia per il
paese che si è dovuto lasciare, ad altre che faranno la delizia degli amanti
della buona cucina. Perché impariamo tanto anche noi, alla dura scuola di
Madame Mallory. Bisogna studiare parecchio per arrivare lontano, bisogna saper
riconoscere la differenza tra un’ostrica e un’altra, oltre che, più banalmente,
la freschezza di un alimento. E bisogna osare: seguire passo a passo la
preparazione dei piatti riinventati, personalizzati da Hassan, è meglio che
leggere ricette su un libro di cucina. Insieme, apprendiamo anche quali
difficoltà si nascondano dietro lo scintillio dei bicchieri e le tovaglie
inamidate, quanto sia difficile far quadrare i conti. E infine che ci si
arricchisce interiormente, che si dà di più, non restando chiusi nelle
tradizioni del proprio mondo.
Il film tratto dal libro è apparso da poco
sui nostri schermi, con la regia di Lasse Hallström e
Helen Mirren nel ruolo di Madame Mallory.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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