Voci da mondi diversi. Asia
il libro ritrovato
Roma Tearne, “Mosquito”
Ed. e/o, trad. Riccardo Duranti,
pagg. 330, Euro 18,50
Titolo originale: Mosquito
Insieme alle zanzare era arrivata
una nuova razza di donne dalla parte settentrionale dell’isola. Come le
zanzare, erano venute con la pioggia. Ma a differenza deglio insetti, le donne
erano piene di un nuovo tipo di disperazione e una rabbia spaventosa. Il loro
desiderio di vendetta era più grande del loro interesse nella vita. Erano state
addestrate; un esercito intero di psicologi aveva instancabilmente lavorato su
di loro per plasmare le loro menti impressionabili. Lo scopo della vita delle
zanzare femmina è la continuazione della specie, ma alle kamikaze tamil del
futuro non importava niente.
Bella, come solo qualcosa che appartiene
alla natura può essere, eppure mortale: è così che la zanzara della malaria
diventa il simbolo dello Sri Lanka in “Mosquito”, l’ottimo primo romanzo di
Roma Tearne, nata nello Sri Lanka ma emigrata a dieci anni con i genitori in
Inghilterra, dove vive tuttora.
L’inizio del romanzo può apparire
quasi idilliaco: lo scrittore quarantacinquenne Theo Samarajeeva è tornato a
vivere sull’isola dopo molti anni di assenza, abita in una casa quasi sulla
spiaggia, con un giardino lussureggiante sorvegliato da due leoni di pietra;
durante una sua lezione nel vicino collegio una studentessa gli fa delle
domande, poi fa amicizia con lui, va a trovarlo, è una straordinaria pittrice,
Theo se ne innamora. Eppure, anche in queste pagine per un certo verso
romantiche, ci sono delle ombre, c’è come il rombo del tuono che si avvicina.
Veniamo quasi subito a conoscenza della tragedia della giovane vita di Nulani:
suo padre, un poeta, era stato barbaramente ucciso sotto i suoi occhi dai
Tamil, l’etnia separatista che reclamava l’indipendenza- era bruciato come una
torcia umana, senza che nessuno intervenisse a dargli aiuto.
Dobbiamo attendere
più a lungo per sapere che cosa abbia riportato Theo nello Sri Lanka, con una
guerra civile in corso- proprio lui, che è inviso ai singalesi per le sue
simpatie verso i Tamil. E, comunque, sembra del tutto naturale che due persone
che hanno entrambe subito gravi perdite e che hanno una sensibilità artistica
che li avvicina, si innamorino nonostante la differenza d’età. Ma…anche nel
giardino con la bouganvillea fiorita di Theo, proprio come nel giardino
dell’Eden, si insinua il Male- qualcuno scaglia dentro un pollo, segno di
malocchio, e poi si sentono dei rumori, e si vedono dei fari di un’automobile
sulla strada. Quando Theo e Nulani si recano a Colombo, per mostrare i quadri
di Nulani all’amico pittore di Theo, la loro auto viene fermata ai posti di
blocco, devono fare una deviazione: un incidente? si potrebbe anche definire
così, ma sarebbe meglio dire che c’è stato un attentato. Sono tutti segnali del
pericolo che incombe, di quanto l’isola si sia trasformata durante l’assenza di
Theo Samarajeeva. E un personaggio minore rappresenta bene tutto questo- Vikram,
il ragazzo Tamil a cui è stata trucidata la famiglia. Lui, bambino, si era
nascosto sotto il letto e aveva sentito le urla. Adesso è stato reclutato dalle
Tigri e viene addestrato per delle azioni terroristiche: si deve svegliare
l’attenzione del mondo, solo la violenza estrema può focalizzare gli sguardi
sulla piccola isola.
Finirà che Theo sarà una vittima di questa
violenza, proprio lui, ‘un uomo bravo’, come lo definisce il suo servitore
(splendida figura niente affatto servile), un uomo che credeva di essere
coraggioso fino a che non sarà umiliato, piegato, spezzato dalla tortura, sia
fisicamente sia spiritualmente. Theo perderà anche la memoria: è per proteggere
dalle brutture della guerra quello che ha di più caro? Certamente- se la
memoria è ‘l’occhio benedetto della solitudine’ (come dice Wordsworth)- con la
memoria Theo perde anche una possibilità di conforto. E l’arte? A che cosa
serve l’arte in un mondo cruento? A Theo hanno spezzato le dita, non riesce a
scrivere; gli amici di Theo hanno messo in salvo Nulani, ma- l’aveva scritto
Theo in un romanzo- “Nessuno dovrebbe andare in esilio. Perché è un’umiliazione
troppo difficile da superare.”
Lasciamo al lettore il piacere di scoprire
che cosa accada ai personaggi di questo libro che è veramente molto bello,
percorso com’è da una forte tensione tra i due estremi dell’amore e della
morte, della bontà e della bellezza che si scontrano contro la spietatezza e la
violenza, scritto in uno stile pittorico. Solo a lettura terminata siamo a
venuti a conoscenza del fatto che Roma Tearne è anche pittrice, proprio come
Nulani, e non ce ne siamo stupiti. Perché solo una scrittrice pittrice poteva
rendere in un modo così visivamente vivido i paesaggi, le atmosfere, persino la
realtà nascosta che filtra attraverso i quadri della sua protagonista pittrice.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento