Voci da mondi diversi. Nigeria
Chimamanda Ngozi Adichie, “L’inventario dei sogni”
Ed. Einaudi, trad. Giulia Boringhieri, pagg. 495, Euro
22,00
Nigeria.
Chiamaka,
Zikora, Omelogor, Kadiatou.
Quattro
donne. Quattro figure femminili esplorano il loro essere donna in una realtà
che, tuttavia, ruota ancora intorno all’uomo, lo vogliano o no.
Il nuovo libro di Chimamanda Ngozi Adichie
non è un romanzo, se per romanzo intendiamo una narrativa che segue le vicende
dei personaggi dall’inizio alla fine. Non c’è una sola storia e neppure una
protagonista principale, perché non lo è neppure Chiamaka che ha due sezioni a
lei dedicate, in apertura e in chiusura.
Ognuna
delle donne è la protagonista di una parte a lei intitolata, ma tre di loro
sono amiche, anzi Omelogor è cugina di Chiamaka, e tutte appaiono, più o meno
marginalmente, in ogni parte.
Sono tutte e tre ricche e colte, non più giovanissime, sono donne in carriera. Solo Kadiatou non appartiene al loro mondo. È cresciuta in un villaggio ed è emigrata in America con la speranza di offrire una vita migliore alla figlia, ha fatto vari lavori, parrucchiera specializzata a fare le treccine, donna delle pulizie in un albergo, domestica e cuoca in casa di Chiamaka.
Chiamaka, la prima delle tre amiche che
conosciamo, è bellissima, viziata dal padre, viaggiatrice che scrive reportage
vivaci e leggeri dei luoghi che visita, di una intelligenza curiosa. È lei,
scrittrice di viaggi, che ci conduce nel viaggio della vita, sua e delle altre
quattro, e lo conclude alla fine. È a lei che dobbiamo il titolo “L’inventario
dei sogni” perché, chiusa in casa durante il lock-down dovuto alla pandemia del
Covid, ricorda gli uomini di cui è stata innamorata, facendo quasi un
inventario- di uomini e di sogni, di quello che aveva sperato, del futuro immaginato.
Delle sue speranze. Ricorda gli incontri, l’innamoramento, l’entusiasmo, le
delusioni. Uomini diversi, dal diverso colore della pelle, conosciuti in paesi
diversi. Tutte storie finite, anche quella che sembrava essere con l’uomo
giusto, anche quando era arrivata alla vigilia delle nozze.
Il matrimonio e i figli- queste rimangono le questioni aperte di queste donne che sembrano vivere al limite tra modernità e tradizione. Sono donne spregiudicate e moderne che sentono però il peso della cultura in cui sono cresciute, che non cessa di ricordare loro che l’orologio biologico ticchetta inesorabilmente, che forse- come una zia suggerisce a Omelogor- sarebbe bene pensare almeno ad adottare un bambino, perché- che senso ha la vita altrimenti?
Omelogor, un master in pornografia, un blog
di consigli per gli uomini, ha trovato come dare un senso alla sua vita, al di
fuori del matrimonio. Come maga della finanza nigeriana ha accesso a molto
denaro e decide di seguire l’esempio di Robin Hood. Lei, però, non ruba ai
ricchi per dare ai poveri, ruba ai ricchi per aiutare le donne a diventare
piccole imprenditrici.
Solo Zikora diventa madre, quando non ci
sperava più. Nella vergogna che prova ad essere una madre single, però,
riaffiora il peso di quella cultura che accetta la maternità solo in una coppia
sposata.
La storia di Kadiatou si differenzia dalle
altre ed è lei il personaggio che amiamo di più, forse perché la sentiamo
indifesa in un mondo di squali. Vittima di aggressione sessuale da parte di una
persona molto in vista, un ‘intoccabile’ cliente dell’albergo, Kadiatou è
sconvolta, divisa tra la preoccupazione di perdere il lavoro, la vergogna e la
volontà di denunciare la violenza subita.
Siamo in America- le dicono tutti- il colpevole sarà punito, ci sono le prove. Eppure, anche se siamo nella terra della libertà, quante calunnie, quanti fraintendimenti voluti, quante distorsioni della verità, per salvare un ‘intoccabile’. Chi è lei che osa accusarlo? Solo una povera negra bugiarda immigrata dalla Guinea.
Avevo aspettato con ansia di leggere il
nuovo libro di Chimamanda Ngozi Adichie perché avevo amato i suoi romanzi
precedenti. Mi ha deluso. Lo sfondo nigeriano delle storie e dei personaggi,
che si muovono tra Lagos e gli Stati Uniti, salva delle vicende piuttosto
banali, e perfino lo stile brillante della scrittrice non riesce a farci
evitare la noia che a tratti proviamo durante la lettura.





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