Voci da mondi diversi. Francia
saga
Anne-Laure Bondoux, “Attraverseremo le bufere”
Ed
e/o, trad. Alberto Bracci Testasecca, pagg. 496, Euro 19,50
Una fattoria nel Morvan, nel Nord della
Francia.
Una famiglia in cui tutti gli uomini hanno
il nome di un albero. Perché, che cosa è un albero, quali idee richiama alla
nostra mente? Radici profonde, simbolo di vita e della famiglia, con quei rami
che protende verso il cielo, nell’ambizione di un futuro migliore.
C’è un vecchio padre che non si muoverà mai dalla fattoria, mentre il suo primogenito parte per quella che sarà chiamata la Grande Guerra da cui tornerà ferito nel corpo e nell’anima. Era sposato da poco, Anzème, quando era partito, al suo ritorno aveva trovato un figlio e però il fratello minore non c’era più- si era arruolato, gli avevano detto, e di lui non si era più saputo nulla. La madre, però, scompariva ogni giorno nel bosco- che segreto nascondevano gli alberi del bosco? Un segreto che inizia una scia di violenza che farà sì che, alla fine, l’ultimo dei Balaguère, Olivier, scrivendo il libro che dedica al figlio, si domandi se anche la propensione alla violenza si tramandi nel sangue, come fosse una sorta di gene ereditario. Perché la violenza è l’anello che congiunge una generazione all’altra, può essere un atto accidentale, come il colpo di fucile sparato da un bambino che danneggerà non solo il padre ferito al ginocchio ma anche suo figlio Aloe che cresce con il peso di un peccato non suo e disprezzato da suo padre, per di più.
Se la guerra del nonno era stata quella del ‘14-‘18 e quella di suo padre la seconda guerra mondiale, quella di Aloe è forse ancora peggio perché viene mandato (lui che ci vede poco e che ama studiare e leggere) a combattere in Algeria, in una guerra che non approva, anzi, in una guerra in cui lui simpatizza con il nemico. Non è facile per Aloe riconoscere e accettare che l’amicizia che lo lega al suo insegnante non è solo amicizia come aveva pensato perché la sua casa era diventata per lui un rifugio e i libri che leggevano e commentavano insieme erano un’ancora di salvezza nello squallore della vita alla fattoria. E, tuttavia, Aloe si sposa, per convenienza, per mettere a tacere le male lingue, perché, tutto sommato, torna comodo anche alla sua sposa. Verrà il momento in cui, però, Aloe decide di dare una svolta alla sua vita, lascia la fattoria, fa ‘coming out’ a Parigi e poi riapparirà nella vita del figlio Olivier che racconta tutto questo e altro, altro ancora, al figlio Saule, perché poi tutto termina nella fattoria dove tutto era iniziato.
In un romanzo che copre la storia di
quattro generazioni in quasi un secolo c’è di tutto, le due guerre mondiali e
la guerra di Algeria, il muro di Berlino e Chernobyl, le canzoni delle varie
epoche e la nuova sconvolgente malattia che pare colpisca solo gli omosessuali,
la nuova legge sull’aborto…solo leggendo lo scorrere del tempo in un romanzo ci
si rende conto di quanti cambiamenti si siano susseguiti, di quante novità
siamo stati spettatori inconsapevoli dell’importanza di quello che stava
succedendo.
Il
rovescio della medaglia di un romanzo fiume è la mancanza di spessore dei
personaggi. Leggiamo quello che fanno, quello che gli capita, quello da cui vengono
travolti, ci appassioniamo alle loro vicende, li vediamo resistere a tutte le
bufere, ma non afferriamo mai veramente la loro interiorità. E tuttavia questa
è una bella saga, un bel libro non impegnativo da leggere in vacanza.




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