Vento del Nord
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Kjell Ola Dahl. “Un piccolo anello d’oro”Ed. Marsilio, trad. Giovanna Paterniti, pagg. 361, Euro 17,50
E’ un ossimoro, dire che un giallo è rassicurante, eppure è proprio così: i gialli scandinavi sono per lo più rassicuranti. Perché il ritmo è meno concitato, il passo dei commissari è più lento, la follia omicida meno selvaggia e meno dissacrante di quella che troviamo, ad esempio, nei thriller o nei romanzi polizieschi americani. Forse- generalizzando- i gialli scandinavi sono anche meno sofisticati, ma il risultato è che ci si immerge con vero piacere nella lettura.
“Un piccolo
anello d’oro” è il primo romanzo pubblicato in Italia dello psicologo,
giurista, ex-insegnante e scrittore norvegese Kjell Ola Dahl, in cui facciamo
conoscenza con una nuova coppia di ispettori: Gunnarstranda e Frølich. Un tipo
solitario e di poche parole, Gunnarstranda, come i suoi colleghi creati da
altri scrittori nordici, Wallander o Beck o Sejer. E’ vedovo, ha un pesce a cui
ha dato lo strano nome di Kalfatrus, fuma sigarette che si arrotola da sé e ha
una brutta tosse, si tocca spesso il riporto di capelli sulla testa, un
dettaglio sovente ripetuto, indice di una qualche insicurezza del personaggio.
Il suo doppio è più gioviale, decisamente robusto se non si vuol dire che è
grasso, e ha una relazione stabile con una donna.
Il romanzo prende l’avvio con un paio di avvenimenti disturbanti: un uomo entra in un’agenzia di viaggio e si comporta in maniera violenta con l’impiegata più giovane, la bionda e bella Katrine. Più tardi, durante una festa nella casa dove Katrine ha seguito un programma di disintossicazione, la ragazza ha un malore, invece di farsi portare a casa dal fidanzato chiede ad un carissimo amico di venirla a prendere. Il giorno dopo il cadavere di Katrine viene trovato, nudo, accanto alla strada- è stata strangolata.
Le ricerche si aggirano intorno alle persone che Katrine frequentava e naturalmente si indaga anche sul suo passato: era stata adottata a due anni, se n’era andata presto da casa, droga e prostituzione, poi il programma di disintossicazione, gli studi brillanti, il lavoro, il fidanzato. Finisce che proviamo rispetto per questa ragazza che ha avuto una vita dura e ha cercato di venirne fuori, molto di più che per le persone che avrebbero dovuto aiutarla, persone in apparenza integerrime che nascondono vizi e perversioni.
Non è un romanzo d’azione, “Un piccolo anello
d’oro”, non ci sono morti a ogni piè sospinto, è piuttosto un romanzo che si
basa sugli interrogatori e sulla ricostruzione degli avvenimenti fatta da
Gunnerstranda e Frølich, che sono di per sé una coppia simpatica, descritta per
piccoli dettagli che si accumulano. Fino all’acceleramento finale, quando si
scopre che Katrine stessa stava svolgendo un’indagine per scoprire le sue
origini, che c’è un omicidio forse caduto in prescrizione nel passato, e balza
in primo piano una figura ombra di cui seguiamo i pensieri e le mosse che
preparano ad altri omicidi.
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