Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
storia di famiglia
Alina Adams, “La scelta di Nataša”
Ed. Nord, trad. G. Maugeri, pagg.426, Euro 18,00
Sembra
una frase buffa, detta da una donna anziana e magari un po’ fuori di testa,
quella all’inizio del romanzo “La scelta di Nataša” di Alina Adams: ‘L’amore non è una patata’, dice la
bisnonna Alisa. Per poi spiegare, però,: ‘Perché
quando l’amore va a male non puoi buttarlo dalla finestra’- e la parola
russa per finestra (okoška) fa rima
con kartoška che significa ‘patata’.
E a questo punto, quando leggiamo la frase di chiusura del libro che osserva
che c’è una patata nel piatto che la bisnonna offre al ragazzo che la bisnipote
Zoe ha invitato alla festa, comprendiamo l’allusione nascosta che suggella una
storia d’amore.
Un’altra storia d’amore, in questo romanzo che copre quasi un secolo e che è la storia di tre donne, anzi, di cinque se consideriamo tutte le generazioni, tra Odessa in Ucraina, la Siberia, e poi ancora Odessa e Brighton Beach, la ‘Little Odessa’ di New York. Ma questo non è soltanto un libro che parla d’amore. E comunque non è mai un amore facile e rosa. È un amore che deve lottare per sopravvivere, che impone delle scelte che sembrano non avere nulla a che fare con questo sentimento, che sembra essere il surrogato di quello che si pensa essere il vero amore per poi rivelare la sua profondità, ben diversa dallo scintillio e dall’esaltazione di quell’altro.
È una grande donna, quella Daria o Dvora
che è la trisnonna di Zoe. A diciassette anni aveva sposato un pianista famoso,
dopo uno di quei corteggiamenti di altri tempi in cui una ragazza doveva farsi
corteggiare a lungo prima di cedere. Erano gli anni ‘30, quelli delle purghe di
Stalin. Una delazione e Daria, il marito e le due bambine (una era Alisa) erano
finiti in Siberia.
La prima parte del romanzo, con il lungo viaggio sul treno che li porta in Siberia, la durissima vita laggiù, non da prigionieri ma per costruire l’Unione Sovietica (quanta crudele ironia in queste parole), il dolore nel vedere il crollo psicologico e fisico del marito, nel non riuscire a impedire la morte di una delle bambine, la scelta, infine, che Daria si trova obbligata a fare, è indubbiamente la parte più bella del libro. Questa è la prima delle scelte che Daria trova sul cammino della sua vita, ed è pure la prima delle scelte che, di generazione in generazione, le donne della sua famiglia si troveranno a fare. E tuttavia- questa è una grande lezione- a volte si sceglie quello che non si vorrebbe ma che si rivela essere giusto per noi.
Odessa. Università di Medicina |
Così è per Daria, che scopre in un altro
uomo che non è suo marito e che aveva giudicato come malvagio, delle qualità di
generosità e di forza d’animo inaspettate. Così sarà per la nipote Nataša- ma
siamo già negli anni ‘70, Nataša non riesce ad iscriversi alla facoltà di
matematica perché ebrea, si unisce ad un gruppo di dissidenti (per amore, o per
quello che crede sia amore), mette a rischio la sua famiglia, fa anche lei una
scelta. Un’altra scelta obbligata, perché lei non sceglierebbe di sposare Boris
che, invece, si rivela essere la persona giusta per lei, un altro degli uomini
generosi che incontriamo in queste pagine, che per amore accettano come propri
i figli di un altro uomo e della donna che amano.
Da Odessa a Brighton Beach. Come ci si adatta ad un nuovo paese, ad una nuova lingua, ad una nuova cultura e ad usanze diverse quando si ha tanta storia alle spalle? È Zoe, il cui nome in russo sarebbe Zoya o Zoyenka, la prima vera americana- riuscirà a liberarsi delle aspettative riposte su di lei, a sganciarsi dai modelli femminili di sua madre Julia, della Baba Nataša, della bisnonna Alisa? Il finale è perfetto nel crogiuolo americano.
Little Odessa |
Solo ad una lettura veloce questa ultima
parte può sembrare meno coinvolgente delle altre. Certo, non c’è la tensione e
la drammaticità dei capitoli del terrore staliniano e neppure la strisciante
diffidenza e paura degli anni ‘70 in Odessa, ma è qui e adesso che il romanzo
raggiunge la sua pienezza, la calma dopo la tempesta. È qui che possiamo
ricomporre la matrioska che dà il titolo originale al libro, “The nesting
dolls”, è qui che il futuro appare soffuso di serenità dopo tutto quel passato
di livide angosce.
Un libro molto bello, di Storia e di
storie, di guerra e di amore, del trionfo della volontà di vivere. Da leggere.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
a breve seguirà intervista con la scrittrice
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