Voci da mondi diversi. Messico
non-fiction
Jorge Volpi, “Un romanzo messicano”
Ed.
Bompiani, trad. Bruno Arpaia, pagg.480, Euro 20,00
Il miglior modo per introdurre il lettore al
romanzo non-fiction ma documentale dello scrittore messicano Jorge Volpi è la
citazione di un passo del libro: Nessuno
si aspetti un racconto di ciò che è accaduto. Si aspetti soltanto un gioco di
specchi delle mezze verità e delle menzogne senza testimoni che produce il
procedimento di indagine e accusa vigente in Messico.
L’8 dicembre 2005 a Città del Messico
furono arrestati Israel Vallarta e Florence Cassez, accusati di rapimento e di
far parte della banda criminale Lo Zodiaco. Florence sarebbe stata rilasciata
soltanto sette anni dopo, quello di Israel sarebbe diventato il caso
terribilmente paradossale del più lungo periodo- 15 anni- di detenzione senza
alcuna accusa fondata.
Jorge Volpi, una laurea in legge e una seconda laurea in Filologia spagnola, ricostruisce il caso Vallarta-Cassez, a partire dalla montatura del film divulgato dai media in cui si vede la polizia federale arrestare i due presunti colpevoli che non saranno mai presunti innocenti.
Quello che sconvolge, nella lettura dei documenti, è la ridda di dichiarazioni rese in un primo momento dai tre testimoni (i tre sequestrati, un uomo, una donna e un bambino), sostituite in seguito da altre dichiarazioni in cui veniva detto esattamente il contrario (ad esempio, la donna aveva raccontato di essere stata trattata benissimo e in seguito si era corretta accusando il sequestratore di averla violentata ogni giorno), la palese impossibilità di certe prove, il riconoscimento vocale alquanto improbabile, le confessioni, infine, forzate dalle torture. Tutte le falle della montatura del caso sono evidenti anche a chi non è esperto di diritto. Ci troviamo forse davanti ad un caso in cui le vittime sono doppiamente vittime, le une di un sequestro e di una manipolazione della polizia e le altre di una falsa accusa e di estorsione di una falsa verità? Quella che ne viene fuori è “una verità degna di sospetto o una menzogna degna di indignazione.”
Di Florence Cassez, cittadina francese, si interessò lo stesso presidente Sarkozy che, durante il suo viaggio in Messico nel 2009, sollecitò l’estradizione di Florence. La risposta negativa portò all’annullamento del programmato anno dell’amicizia Francia-Messico. Mentre prosegue la prigionia di Florence e Israel, anche la famiglia di Israel subisce vessazioni da parte della polizia e lo scrittore Jorge Volpi inizia ad interessarsi al caso.
A Jorge Volpi quasi dispiace che quello che
sta scrivendo non sia un romanzo- in tal caso potrebbe inventare, potrebbe
terminare la vicenda con un finale soddisfacente, potrebbe, in quanto scrittore
onnisciente, sapere la verità che si rivela essere così elusiva. Perché, alla
fine senza fine di questo processo, è la verità stessa ad essere sequestrata,
riflette Jorge Volpi dopo aver incontrato i protagonisti del caso, incapace di
capire la personalità di entrambi.
“Un romanzo messicano” è lungo e
dettagliato. Al di là della colpevolezza o dell’innocenza di Israel e Florence
su cui non riesce a pronunciarsi, quello che colpisce il lettore è
l’incredibile violenza e la diffusa pratica di soprusi esercitati dalle forze
di polizia messicane. Termino con una barzelletta riportata nel libro: per
mettere alla prova l’efficienza dei corpi di polizia speciali dei vari paesi,
si lascia libero un coniglio per Città del Messico. I primi a cercarlo sono i
membri dell’FBI: dopo due ore tornano con il coniglio. Segue la prova del Mossad:
tornano dopo un’ora con la bestiola. Tocca infine all’AFI messicana: tornano
dopo un quarto d’ora trascinandosi dietro un elefante malconcio che singhiozza,
‘io sono un coniglio, sono un coniglio, sono un coniglio’. È chiaro?
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