Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
la Storia nel romanzo
love story
Sophie van Llewyn, “Bottigliette”Ed. Keller, trad. Elvira Grassi, pagg. 232, Euro 16,00
Secondo flash. L’inizio della storia
d’amore tra Alina e Liviu. È il 1969, in una località di mare. Il mare, quel
mistero. Alina non c’era mai andata ed ora le era possibile perché faceva la
guida turistica, come Liviu. Stranezza che per noi è un piccolo indizio dell’atmosfera
della Romania di Ceaušescu: quando Alina accompagna il gruppo di tedeschi in un
negozio per turisti, lei non può entrare. E ai turisti che obiettano, ma come si fa a fare a meno della cioccolata
Toblerone o delle scarpe italiane?, Alina parla per bocca del Partito: “A
nessuno manca nulla in questo paese”. Agli sposi viene dato un appartamento, il
Leader ha a cuore l’interesse di tutti.Costanza in Romania
Terzo flash, il più tenero, il più sincero.
Una lettera di Alina a Babbo Natale che però non si può nominare in Romania. Il
primo desiderio è che Babbo Natale le porti un paio di jeans Levi’s. Seguono
gli altri, che leggiamo con una stretta al cuore. Termina con un “Ti prego, non
mi deludere”.
Uno dopo l’altro, leviamo il tappo delle
bottigliette. Ogni capitolo è uno squarcio sul passato, la tessera di un
puzzle, la ricostruzione degli anni bui della Romania con una dittatura
tentacolare. Le nozze di Alina- e potrebbe essere una love story tinta di rosa.
Finché il fratello di Liviu fuoriesce dal paese e iniziano gli interrogatori. E
non solo quelli, non con metodi garbati. Quando Liviu torna a casa dopo essere
stato prelevato dagli uomini vestiti di grigio della Securitate, non è più lui.
Non finisce qui. Viene mandato ad insegnare in un paese sperduto, ci impiega
tre ore per arrivare. Mentre il rapporto tra Liviu e Alina si sgretola, anche
Alina cade nel mirino degli uomini grigi. Un incubo.i Ceaušescu
Lascio a voi il compito di completare il puzzle, di stappare le bottigliette, di scoprire come ci possa trasformare un regime politico che si basa sulla forza bruta, che ricorre alla tortura come forma di intimidazione, che incoraggia alla delazione e al tradimento, anche se non c’è mai niente di nuovo sotto il sole- “1984” di Orwell insegna. È molto difficile che l’amore possa resistere, la paura e il dolore fisico hanno la meglio su ogni rapporto, anche quello che dovrebbe essere il più forte, tra madre e figli. E allora, quando è più o meno impossibile evadere dalla prigione che un intero paese è diventato, si ricorre ad un pizzico di magia, come se Aladino imprigionasse di nuovo il jinn nella lampada, con finalità diverse. Un realismo magico rumeno per contrastare gli uomini grigi e tutto quello che rappresentano.
Sophie van Llewyn, scrittrice nata e
cresciuta in Romania che ora vive in Germania e scrive in inglese, ha saputo
scrivere un romanzo breve che dice tutto di una realtà che, se ha un colore, è
un grigio più scuro di quello degli abiti-uniforme degli agenti della
Securitate e che, tuttavia, ha una certa ariosità, una certa poesia, contiene
un messaggio di resistenza e di opposizione che è un soffio di speranza.
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