domenica 13 dicembre 2020

Sophie van Llewyn, “Bottigliette” ed. 2020

                                                            Voci da mondi diversi. Europa dell'Est

    la Storia nel romanzo

        love story

Sophie van Llewyn, “Bottigliette”

Ed. Keller, trad. Elvira Grassi, pagg. 232, Euro 16,00

   Primo flash. Prima bottiglietta da cui escono i ricordi come il jinn dalla lampada di Aladino, in una delle tante interpretazioni che possiamo dare del titolo, “Bottled goods” in originale. Un funerale molto strano, alla presenza di Alina (protagonista e voce narrante), il cugino Matei e la zia Theresa. Nessuna bara sulla Volga nera (viene precisato che nel 1967, in Romania, questa automobile è prerogativa dei notabili del partito), solo una maleodorante scatola delle dimensioni di una scatola di Ramino. Le parole di zia Theresa, riguardo al nonno che era un membro del Partito liberale e che la nonna aveva rimpicciolito per risparmiargli la sorte dei suoi amici, tutti morti mentre scavavano il Canale, suonano oscure ad Alina e a noi lettori.

    Secondo flash. L’inizio della storia d’amore tra Alina e Liviu. È il 1969, in una località di mare. Il mare, quel mistero. Alina non c’era mai andata ed ora le era possibile perché faceva la guida turistica, come Liviu. Stranezza che per noi è un piccolo indizio dell’atmosfera della Romania di Ceaušescu: quando Alina accompagna il gruppo di tedeschi in un negozio per turisti, lei non può entrare. E ai turisti che obiettano, ma come si fa a fare a meno della cioccolata Toblerone o delle scarpe italiane?, Alina parla per bocca del Partito: “A nessuno manca nulla in questo paese”. Agli sposi viene dato un appartamento, il Leader ha a cuore l’interesse di tutti.

Costanza in Romania

   Terzo flash, il più tenero, il più sincero. Una lettera di Alina a Babbo Natale che però non si può nominare in Romania. Il primo desiderio è che Babbo Natale le porti un paio di jeans Levi’s. Seguono gli altri, che leggiamo con una stretta al cuore. Termina con un “Ti prego, non mi deludere”.

    Uno dopo l’altro, leviamo il tappo delle bottigliette. Ogni capitolo è uno squarcio sul passato, la tessera di un puzzle, la ricostruzione degli anni bui della Romania con una dittatura tentacolare. Le nozze di Alina- e potrebbe essere una love story tinta di rosa. Finché il fratello di Liviu fuoriesce dal paese e iniziano gli interrogatori. E non solo quelli, non con metodi garbati. Quando Liviu torna a casa dopo essere stato prelevato dagli uomini vestiti di grigio della Securitate, non è più lui. Non finisce qui. Viene mandato ad insegnare in un paese sperduto, ci impiega tre ore per arrivare. Mentre il rapporto tra Liviu e Alina si sgretola, anche Alina cade nel mirino degli uomini grigi. Un incubo.

i Ceaušescu

    Lascio a voi il compito di completare il puzzle, di stappare le bottigliette, di scoprire come ci possa trasformare un regime politico che si basa sulla forza bruta, che ricorre alla tortura come forma di intimidazione, che incoraggia alla delazione e al tradimento, anche se non c’è mai niente di nuovo sotto il sole- “1984” di Orwell insegna. È molto difficile che l’amore possa resistere, la paura e il dolore fisico hanno la meglio su ogni rapporto, anche quello che dovrebbe essere il più forte, tra madre e figli. E allora, quando è più o meno impossibile evadere dalla prigione che un intero paese è diventato, si ricorre ad un pizzico di magia, come se Aladino imprigionasse di nuovo il jinn nella lampada, con finalità diverse. Un realismo magico rumeno per contrastare gli uomini grigi e tutto quello che rappresentano.

    Sophie van Llewyn, scrittrice nata e cresciuta in Romania che ora vive in Germania e scrive in inglese, ha saputo scrivere un romanzo breve che dice tutto di una realtà che, se ha un colore, è un grigio più scuro di quello degli abiti-uniforme degli agenti della Securitate e che, tuttavia, ha una certa ariosità, una certa poesia, contiene un messaggio di resistenza e di opposizione che è un soffio di speranza.

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