giovedì 15 marzo 2018

Michel Faber, “Sotto la pelle” ed. 2004

                          Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
          fantascienza
        il libro ritrovato

Michel Faber, “Sotto la pelle”
Ed. Einaudi, trad. Luca Lamberti, pagg. 268 , Euro 13,50


     Ritorna Michel Faber, lo scrittore di cui abbiamo tanto amato “Il petalo cremisi e il bianco”, con un nuovo romanzo, “Sotto la pelle”. Nuovo per i lettori italiani, perché in realtà questo romanzo- diversissimo dall’altro- è stato pubblicato in Inghilterra nel 2000. Ancora una figura femminile per protagonista, ma Isserley non ha niente in comune con l’affascinante Sugar dai capelli come quelli delle donne nei ritratti dei prerafaelliti. Anzi, restiamo un poco perplessi davanti alla descrizione del suo aspetto, perché ci sono alcuni dettagli inquietanti, cenni a cicatrici, a dolori alla spina dorsale, a mani straordinariamente grandi, capelli che nascondono il viso che sembra quello di un elfo, lenti molto spesse che fanno sembrare gli occhi enormi. Una parte del suo corpo sembra essere fatta apposta (e sapremo poi che è stata fatta apposta) per attirare l’attenzione: tette fantastiche, messe in risalto da un top aderente e scollato. E’ lì che si puntano gli occhi degli autostoppisti a cui lei dà un passaggio ed è attraverso questi osservatori che noi vediamo Isserley, in una sorta di dialogo interiore o riflessioni mute sul suo comportamento che si alternano alla narrazione in terza persona dei suoi movimenti. Perché lei è in cerca di austoppisti sulle strade poco trafficate delle Highlands scozzesi e li seleziona a primo colpo d’occhio in base alla loro muscolatura e poi, una volta che si sono allacciati la cintura di sicurezza, con domande che mirano a sapere se c’è qualcuno che li aspetta e che potrebbe insospettirsi per la loro scomparsa.
Scarlet Johansson, protagonista del film
Ma attenzione: se pensate di trovarvi davanti ad un ordinario serial killer, sbagliate di grosso. Sì, è vero che, una volta scelta la vittima, Isserley schiaccia un pulsante che fa fuoriuscire dal sedile degli aghi che iniettano una sostanza che inghiotte gli uomini in un sonno letargico. Ma la sorte che li aspetta, in una fattoria isolata dove entrano in azione altri personaggi, è tremenda e impossibile da immaginare. Gli indizi su quanto succede vengono calibrati con la giusta lentezza per il lettore. La prima volta che il termine vodsel viene usato per indicare un essere umano quasi sfugge alla nostra attenzione; apprendiamo poi nomi di alimenti strani di cui si ciba Isserley; ci domandiamo che cosa voglia dire l’attenzione che presta agli spettacoli televisivi o il suo strano accento e l’apparente incomprensione di alcune parole.
Fin qui, potrebbe trattarsi di una straniera in Scozia. La vera diversità di Isserley ci viene rivelata verso la metà del libro, con l’arrivo del ricco e vegetariano Amlis Vess a ispezionare la fattoria. Perché Amlis Vess- che Isserley trova straordinariamente bello- viene descritto accuratamente e allora capiamo: ci diventa chiaro che il romanzo di Faber è una favola terrificante in cui il ruolo degli esseri umani è capovolto e la visione della realtà appare distorta, come attraverso degli specchi deformanti. Eppure, quanto umana è l’aliena Isserley, condannata da motivazioni fin troppo umane ad una solitudine enorme, ad una sofferenza fisica straziante a cui solo la fine- l’unica fine possibile, con un gesto di generosità che la salva condannandola- può porre termine. Tragico e inquietante, un primo romanzo che si impone all’attenzione.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net




                                                                         

Nessun commento:

Posta un commento