Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
fantascienza
il libro ritrovato
Michel Faber, “Sotto la pelle”
Ed. Einaudi, trad. Luca Lamberti,
pagg. 268 , Euro 13,50
Ritorna Michel Faber, lo
scrittore di cui abbiamo tanto amato “Il petalo cremisi e il bianco”, con un
nuovo romanzo, “Sotto la pelle”. Nuovo per i lettori italiani, perché in realtà
questo romanzo- diversissimo dall’altro- è stato pubblicato in Inghilterra nel
2000. Ancora una figura femminile per protagonista, ma Isserley non ha niente
in comune con l’affascinante Sugar dai capelli come quelli delle donne nei
ritratti dei prerafaelliti. Anzi, restiamo un poco perplessi davanti alla
descrizione del suo aspetto, perché ci sono alcuni dettagli inquietanti, cenni
a cicatrici, a dolori alla spina dorsale, a mani straordinariamente grandi,
capelli che nascondono il viso che sembra quello di un elfo, lenti molto spesse
che fanno sembrare gli occhi enormi. Una parte del suo corpo sembra essere
fatta apposta (e sapremo poi che è stata
fatta apposta) per attirare l’attenzione: tette fantastiche, messe in
risalto da un top aderente e scollato. E’ lì che si puntano gli occhi degli
autostoppisti a cui lei dà un passaggio ed è attraverso questi osservatori che
noi vediamo Isserley, in una sorta di dialogo interiore o riflessioni mute sul
suo comportamento che si alternano alla narrazione in terza persona dei suoi movimenti.
Perché lei è in cerca di austoppisti sulle strade poco trafficate delle
Highlands scozzesi e li seleziona a primo colpo d’occhio in base alla loro
muscolatura e poi, una volta che si sono allacciati la cintura di sicurezza,
con domande che mirano a sapere se c’è qualcuno che li aspetta e che potrebbe
insospettirsi per la loro scomparsa.
Ma attenzione: se pensate di trovarvi
davanti ad un ordinario serial killer, sbagliate di grosso. Sì, è vero che, una
volta scelta la vittima, Isserley schiaccia un pulsante che fa fuoriuscire dal
sedile degli aghi che iniettano una sostanza che inghiotte gli uomini in un
sonno letargico. Ma la sorte che li aspetta, in una fattoria isolata dove
entrano in azione altri personaggi, è tremenda e impossibile da immaginare. Gli
indizi su quanto succede vengono calibrati con la giusta lentezza per il
lettore. La prima volta che il termine vodsel
viene usato per indicare un essere umano quasi sfugge alla nostra attenzione;
apprendiamo poi nomi di alimenti strani di cui si ciba Isserley; ci domandiamo
che cosa voglia dire l’attenzione che presta agli spettacoli televisivi o il
suo strano accento e l’apparente incomprensione di alcune parole.
Fin qui,
potrebbe trattarsi di una straniera in Scozia. La vera diversità di Isserley ci
viene rivelata verso la metà del libro, con l’arrivo del ricco e vegetariano
Amlis Vess a ispezionare la fattoria. Perché Amlis Vess- che Isserley trova
straordinariamente bello- viene descritto accuratamente e allora capiamo: ci
diventa chiaro che il romanzo di Faber è una favola terrificante in cui il
ruolo degli esseri umani è capovolto e la visione della realtà appare distorta,
come attraverso degli specchi deformanti. Eppure, quanto umana è l’aliena
Isserley, condannata da motivazioni fin troppo umane ad una solitudine enorme,
ad una sofferenza fisica straziante a cui solo la fine- l’unica fine possibile,
con un gesto di generosità che la salva condannandola- può porre termine. Tragico
e inquietante, un primo romanzo che si impone all’attenzione.Scarlet Johansson, protagonista del film |
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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