martedì 27 marzo 2018

Luca Saltini, “Una piccola fedeltà” ed. 2018


                                                          Casa Nostra. Qui Italia
              love story
            la Storia nel romanzo


Luca Saltini, “Una piccola fedeltà”
Ed. Giunti, pagg. 276, Euro 15,30


     Gli uomini di questo romanzo di Luca Saltini, “Una piccola fedeltà”, li conosciamo con il cognome, come succede a scuola, oppure sul lavoro- Castiglioni, Janku, Lenz. Delle donne, invece, sappiamo solo il nome, Achilina, Ioana, Erika, Mariela. E questo già dice tanto. Perché tutta la prima parte del romanzo parla di lavoro, lavoro e ancora lavoro. Quel tipo di lavoro che fa guadagnare soldi a palate senza guardare in faccia nessuno, senza scrupoli. Altro che gli ideali sociali del padre di Castiglioni contro cui il figlio si è sempre ribellato. E chissà con quale disprezzo suo padre lo guarderebbe, se sapesse i dettagli del modo con cui il figlio ha fatto i soldi.
     Li ha fatti come trader, con il petrolio, nella Romania di Ceauşescu. Adesso, ad anni di distanza da quando ha iniziato, in un letto di una lussuosa clinica di Milano, Castiglioni ricorda, ricostruisce il passato, si sa che il soffio della morte spinge a riconsiderare le vie che si sono prese e le scelte che si sono fatte. Castiglioni era il cervello, Lenz era il suo più stretto collaboratore, la sua ombra che eseguiva senza discutere, con il sogno di soddisfare ogni desiderio della moglie Erika, Janku era ‘il boss’ rumeno che andava a braccetto con il Conducator, un uomo violento e rozzo con qualcosa di mefistofelico. La prima volta che Castiglioni e Lenz lo avevano visto con Achilina, la maniera da padrone con cui la trattava, l’assoluta mancanza di rispetto nei suoi confronti, ne erano rimasti sconvolti. Anche perché era chiaro che la ragazza- bella, molto bella con quei capelli fini di luce e gli occhi chiari- non gradiva le sue attenzioni ma, pur non potendo far altro che subirle, riusciva a mantenersi altera e distante.

     Tra una Bucarest grigia e triste, con i palazzoni popolari di stampo comunista, il gigantesco Palazzo del Parlamento voluto da quel megalomane di Ceauşescu, la gente in coda per procurarsi qualcosa da mangiare (mentre il whisky di importazione scorre a fiumi negli ambienti del potere, insieme a caviale e cibi prelibati), le ombre minacciose degli uomini della Securitate che possono sbucare ovunque per arrestare chiunque con qualunque pretesto, e l’interno della Romania dove vive Achilina in un villaggio sperduto, tra campi coltivati e colline su cui ondeggia la nebbia del mattino (splendido contrasto, come tra un paese di sogno e la squallida realtà), si svolge la trama di “Una piccola fedeltà”, storia d’amore e storia di ambizione e di potere in un clima di violenza che rispecchia quella di un intero paese.
Perché anche alla fine, quando è il 1989 e tutta l’impalcatura del comunismo scricchiola e sta per crollare, quando la storia è diventata la cronaca di una morte annunciata, nonostante le promesse d’amore di Castiglioni per Achilina, è un ‘si salvi chi può’ e con quanto più denaro si può, e per l’amore c’è tempo. E invece di tempo non ce n’è e Ceauşescu non è l’unico a morire di morte violenta. E per Castiglioni il futuro sono anni di rimpianti. Impossibile rimediare al male fatto nel passato, resta solo un piccolo atto di fedeltà che si può compiere al posto di una fedeltà maggiore che è stata inadempiuta. Un aiuto a Lenz che gli è vicino, così come, quando ancora andava avanti e indietro dalla Romania, nel pieno degli affari, portava sempre una stecca di sigarette alla vecchia signora del mercato, quella che una volta aveva corso il rischio di essere arrestata dalla Securitate per colpa sua.

       Ho pensato agli eroi fallibili di Graham Greene, leggendo “Una piccola fedeltà”. Agli uomini che aspirano al meglio, che sanno dove sbagliano e non riescono a fare altrimenti, ma ci provano. E, come molti dei romanzi di Graham Greene, il libro di Luca Saltini è un romanzo politico oltre ad essere un romanzo d’amore- e questo è il suo grande fascino. D’altra parte lo diceva già Machiavelli, lo ha detto Pavese, che la vita è politica, che ogni scelta della vita è una scelta politica. E i lettori penseranno a lungo ad Achilina, la vittima che si rifiuta di essere vittima.

la recensione sarà pubblicata su ww.stradanove.net
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