Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
romanzo di formazione
Mircea Cărtărescu, “Travesti”
Ed. Voland, trad. Bruno Mazzoni,
pagg. 122, Euro 9,29
Amico, come lottare contro la mia chimera?-
è questa la domanda che inizia il romanzo breve “Travesti” dello scrittore
romeno Mircea Cărtărescu. E sappiamo che in mitologia la chimera è l’animale
che ha parti del corpo di animali diversi, mentre in biologia indica un animale
o una pianta con cellule geneticamente distinte provenienti da due zigoti
distinti. Che cosa è, dunque, questa chimera contro cui l’io narrante di
“Travesti” deve lottare? Scopriremo solo alla fine quanto adeguato sia il
termine con cui viene indicato il ricordo inconscio che disturba profondamente
il protagonista di questo libro ‘disturbante’. Perché “Travesti” è un
particolare romanzo di formazione, storia di un percorso tortuoso che porta dal
buio alla luce, attraverso sotterranei orrendi e fascinosi popolati da una
fantasmagoria di figure che, nel loro duplice aspetto di infinita bruttura e
altrettanto infinita bellezza, riassumono l’essenza umana. Che non è mai
linearmente semplice, ma doppia, come avvertiamo fin dalla prima pagina, quando
il protagonista si rivolge al suo doppio nello specchio, il suo unico e caro
amico Victor che vincerà infine sulla chimera.
Persino il racconto inizia da un punto
mediano, in questo romanzo in cui tutto (anche il sesso, soprattutto il sesso)
sembra essere doppio: lo scrittore che ora ha 34 anni ricorda l’evento
traumatizzante avvenuto a metà della sua vita attuale, quando cioè aveva
diciassette anni, nel 1973. Ed era in vacanza con i compagni di scuola a Budila
(e anche questo toponimo viene allacciato ad un doppio di opposti significati,
di latrina immonda e di mistico Buddha). Lui, che già si distingueva per la sua
propensione alla solitudine, sprezzante della stupidità e della volgarità dei
compagni, certo già del suo futuro: sarebbe morto giovane, dopo aver scritto un
romanzo “infinito e illeggibile”, “il Libro” demolitore del Cosmo. E fin qui
questo è l’eroe romantico che si isola nella sua torre d’avorio. Ma, e l’amore?
E il sesso? Sono queste le scoperte dell’adolescenza, le vanterie di tutti i
giovani tra canti e bevute.
Una sera, ad una festa, uno dei compagni, Lulu,
appare travestito da donna, con seni di ovatta, minigonna, tacchi alti, il viso
dipinto: la chimera di Victor. Che gli prende la mano e se la preme sul sesso,
e poi lo bacia. Victor fugge. Nei tunnel, nei corridoi degli incubi dove c’è
una serie infinita di porte che lui riesce a forzare e ad aprire. Tranne una. E
qui si moltiplicano le visioni oniriche kafkiane (non per niente il giovane
Victor sta leggendo “Le metamorfosi”), con ragnatele vischiose e avvolgenti, un
grosso ragno “bello e abominevole”, il cervello di Victor che pare spaccarsi in
due- uno ricolmo di terrore infinito e l’altro in estasi davanti alla bellezza
infinita di quello che gli sta davanti. Finché si apre l’ultima porta, quella
che risolve l’enigma, dietro cui c’è la bambina con le trecce che è lui stesso
nei frammenti dei ricordi più lontani, prima dell’ospedale che è il nodo
centrale della memoria rimossa.
“Travesti” non è il romanzo di un
turbamento omoerotico; la storia dell’ermafrodito a cui un intervento
chrirurgico definisce il sesso è qualcosa di più complesso- è la consapevolezza
più o meno oscura della labilità dei confini sessuali, la tormentata
accettazione della realtà che la completezza dell’essere non esclude il
maschile o il femminile, la nostalgia platonica per la fusione del doppio. E’
tutto questo che Mircea Cărtărescu vuol dire nel suo romanzo che pare
riassumere, in maniera singolare, temi e immagini che riappariranno, più
sviluppati e con una più ricca complessità, nelle opere seguenti. Non a caso,
visto che lo scrittore stesso dice di non essere semplicemente un autore di
libri ma un creatore di mondi. Quelli che si ritrovano in tutti i suoi romanzi.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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