Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
il libro ritrovato
Rose Tremain, “In cerca di una vita”
Ed. Tropea, trad. Marta Matteini,
pagg. 377, Euro 18,00
Titolo originale, The Road Home
Sul pullman, Lev andò a sedersi
in fondo, rannicchiato contro il finestrino, per guardare la terra che stava
lasciando: i campi di girasoli bruciati dal vento secco, le porcilaie, le cave
e i fiumi e l’aglio selvatico che cresceva ai bordi della strada.
Lev indossava una giacca di pelle, jeans e un berretto di pelle calcato
sugli occhi, e la sua bella faccia era grigiastra per il troppo fumo. Stringeva
tra le mani un vecchio fazzoletto rosso di cotone e un pacchetto di sigarette
russe sgualcito. Presto avrebbe compiuto quarantatre anni.
Lev. Ricordatevi questo nome. D’altra parte è facile, tre lettere
soltanto. Eppure, quando Lev arriva in Inghilterra in cerca di lavoro da un
paese non precisato dell’Europa dell’Est, sono molti quelli che non fanno
neppure lo sforzo di chiamarlo con il nome giusto. Per lo più lo chiamano
‘Olev’, chissà, forse pensano allo stilista Oleg Cassini invece che a Lev
Tolstoji.
Ci vogliono 50 ore di pullman per
attraversare l’Europa e poi il canale della Manica da qualunque sia il luogo da
cui Lev è partito, un paese che si chiama Auror in cui Lev ha lasciato la
vecchia mamma e la figlia di 5 anni. E il ricordo della moglie Marina, morta a
36 anni di leucemia. Più un amico carissimo, Rudi, compagno di bevute di vodichka (piccola cara vodka), di
avventure che sarebbero divertenti se non avessero un fondo di drammaticità (la
volta che pescarono pesci luminescenti, o quella che andarono a ritirare la Chevrolet usata che perse
la portiera per strada). Non c’è più lavoro per nessuno ad Auror, da quando la
segheria ha chiuso. Il viaggio di Lev in Inghilterra è quello dell’immigrato
senza altra soluzione, disposto a tutto pur di guadagnare e mandare soldi a
casa. A tutto sì, ma attenzione, tutto quello che è onesto, perché Lev sembra
venire da un altro mondo. Anzi, Lev viene da un altro mondo in cui il regime
comunista, negando ogni proprietà e ogni lusso, ha tenuto la gente lontana
dalle tentazioni del consumismo e dalla banalizzazione del tutto. Lev
assomiglia, per alcuni versi, al John del “Nuovo mondo” di Huxley, che si
stupisce di quello che vede, che usa quello che ha imparato da Shakespeare come
pietra di paragone. E’ stata Lydia, la donna bruttina che era seduta accanto a
lui sul pullman (i bambini inglesi la soprannomineranno spietatamente “Muesli”,
per i nei che costellano il suo viso come le uvette nei cereali del mattino), a
regalare a Lev una copia dell’ “Amleto”: come Amleto, Lev vive nel passato;
come Amleto, c’è un momento che Lev si chiede ‘essere o non essere?’; come
Amleto, Lev, abbandonato da Sophie che si è fatta un nuovo amante nel giro di
poche ore, riflette sull’incostanza femminile; anche Lev, come Amleto con lo
spettro, chiede ‘chi va là?’, quando incontra di nuovo la mamma e la piccola
Maya dopo più di un anno di lontananza e vede l’incertezza nei loro occhi (è
proprio lui?).
A riassumerla, la trama di “In cerca di una
vita” della scrittrice inglese Rose Tremain è semplice: un uomo emigra in cerca
di lavoro; a Londra fa il lavapiatti in
un ristorante, perde il posto dopo una delusione d’amore, va a Nord, a
raccogliere asparagi nei campi; ritorna a Londra e lavora più di dieci ore al
giorno per realizzare il suo sogno: tornare a casa (“The road home”, La Strada per Casa, è il titolo originale) e
aprire un ristorante nel suo paese.
E’ Lev, sempre Lev, il
protagonista assoluto di “In cerca di una vita”. “Tu sei un uomo buono”, gli
viene detto in più di una occasione, da persone diverse. Amiamo Lev perché,
grazie alle sue imperfezioni, è quanto di più vicino ad un uomo perfetto ci
possa essere. Ogni tanto si ubriaca, fuma decisamente troppo, una volta quasi
stupra Sophie, e però il suo rapporto con la moglie (l’ha curata fino alla
fine), con la madre (per i suoi 65 anni ha cercato dappertutto le stelle di
Natale, il fiore rosso che tanto le piace), con la sua bambina, con gli amici-
sia Rudi sia Christy Slane, l’affittacamere irlandese che diventa suo amico-,
il suo coraggio che significa non lasciarsi abbattere dai colpi della vita, la
sua lealtà e la sua integrità fanno di lui un eroe. E avevamo quasi scordato
quanto sia bello ritrovare un eroe nelle pagine di un romanzo. La letteratura contemporanea
ci aveva disabituato, quasi fosse impossibile proporre un personaggio da
ammirare. Ci mancava.
Ci voleva Lev, l’uomo che arriva dall’Est e non si perde,
non dimentica, ma lotta senza lasciarsi intimidire (grande Lev che osa dire che
lo spettacolo teatrale più ‘in’ del momento è ‘merda’ e che le opere d’arte
fatte di palline da tennis o di lampadine sono una presa in giro).
E infine ritorna a casa, non
perché ‘casa’ sia meglio, proprio l’opposto. Per farla diventare migliore per
quelli che sono rimasti.
Con sensibilità, umanità e un
filo di poesia, con attenzione verso gli emarginati, gli anziani, i
discriminati, Rose Tremain ha scritto un romanzo che non dimenticheremo.la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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