vento del Nord
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Walter Lucius, “La
farfalla nell’uragano”
Ed. Marsilio, trad. Coldagelli e Cozzi, pagg. 622, Euro
16,58
Bacha bazi. Pencak silat. Non sapevo nulla del bacha bazi e neppure del pencak
silat prima di leggere “La farfalla nell’uragano” dello scrittore olandese
Walter Lucius. Una forma di pedofilia diffusa in Afghanistan, il bacha bazi, per cui i bambini vengono
venduti a uomini facoltosi e viziosi che ‘giocano’ con loro. Un’arte marziale
che viene dall’Indonesia, il pencak silat,
e che prende spesso ispirazione dall’osservazione delle mosse degli animali. E,
in una maniera che ha a che fare con il caso, o con l’effetto farfalla (se una
farfalla sbatte le ali nell’altro emisfero, per una concatenazione di piccoli
eventi si scatena un uragano nel nostro), un bambino vittima del bacha bazi entra in contatto con una
lottatrice del pencak silat. Due
personaggi fondamentali di questo bel romanzo ambientato ad Amsterdam, ma con
una trama che si ramifica in Afghanistan, a Johannesburg e a Mosca.
Farah Hafez aveva nove anni quando era
fuggita da Kabul. Suo padre era stato assassinato, sua madre era morta durante
la fuga. Era stato suo padre ad insegnarle le mosse del pencak silat e, dopo un combattimento un po’ troppo ‘acceso’, Farah
era andata all’ospedale per informarsi sulle condizioni della sua avversaria.
Proprio in quel momento veniva ricoverato un caso urgente, una bambina in
condizioni gravissime, investita da un’auto nell’Amsterdamse Bos. Una bambina medio-orientale,
a giudicare dai capelli e dalla carnagione, vestita in maniera sontuosa, truccata
con kohl e rossetto, ricoperta di gioielli e campanellini. Soltanto che non è
una bambina, ma un maschietto che sussurra la parola padar, ‘padre’, nella lingua dell’infanzia di Farah. E lei si offre
di fare da interprete e gli rimane vicino, bisbigliandogli parole di conforto,
sapendo bene che cosa significa quell’abbigliamento, costernata davanti
all’evidenza che il bacha bazi è
arrivato in Olanda, intuendo- non per niente è giornalista- che ci deve essere
dell’altro dietro all’incidente di cui è rimasto vittima il bambino.
Le ali della farfalla hanno palpitato, la
trama gialla del romanzo si è messa in moto, prima della fine si scatenerà un
uragano. E come sono due le ali della farfalla, ci sono anche due donne e due
poliziotti tra i protagonisti del libro, e in ogni coppia l’uno è il doppio o
l’opposto dell’altro. Sia la giornalista Farah sia la dottoressa Bernson vogliono la salvezza del bambino, ma Farah è
più lucida, più audace, vede il pericolo dove l’altra (traumatizzata dall’esperienza
precedente come medico in Africa) non lo vede, per miopia, per egocentrismo che
rasenta la stupidità. Sia il grosso poliziotto Diba, di origini marocchine, sia
l’affascinante Joshua Calvino (per metà di sangue italiano) mirano a risolvere
il caso, ma Marouan Diba è finito nelle grinfie di un ricattatore, è corrotto,
frustrato nelle relazioni famigliari, nostalgico di un Marocco in cui però non
si sente più a casa, mentre Calvino è limpido, onesto, dalla mente agile, così
generoso da cercare di schermare il collega anche quando ha subodorato il suo
doppio gioco. Almeno finché è possibile.
Il ritmo narrativo de “La farfalla
nell’uragano” è incalzante. Dire che è un page-turner lo banalizza perché i
libri che si fanno divorare si basano spesso sul sensazionale. Walter Lucius
tesse una trama complessa e intelligente in cui, se il tallone d’Achille di
personaggi in vista è l’obbrobrio della pedofilia, c’è però molto altro di
losco e di Male, e su vari livelli. Dalla discriminazione più o meno velata-
tre dei personaggi principali sono olandesi di origine straniera, a Calvino non
vengono risparmiate le battute pesanti per le radici italiane, pur se meno
offensive di quelle riservate a Farah e a Diba-, alla schiavitù sessuale, al
mercato degli esseri umani, al commercio di armi, a giochi commerciali sporchi
di oligarchi russi. La scena si sposta da un personaggio all’altro, da un luogo
dell’azione ad un altro, e il culmine è una serata di tregenda in cui le forze
scatenate di un uragano che impedisce ogni visuale acquista una valenza
metaforica, ci prepara ad una catarsi, al ripiegarsi delle ali della farfalla
nella quiete. Quanto durerà?
Questo è il primo volume di una
trilogia. Ne siamo felici.
Nessun commento:
Posta un commento