Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
il libro ritrovato
Helen Dunmore, “Le cose non dette”
Ed. Tropea, trad. Gianni
Montanari, pagg. 220, Euro 15,00
Abbiamo già avuto modo di
osservare quanto spesso venga trattato sia nei romanzi sia nei film il tema del
rapporto tra sorelle, un legame più
variegato quando le sorelle sono tre o quattro, più complesso in una tensione
di amore e odio, rivalità e gelosie quando si tratta di solo due sorelle. E
sono per l’appunto due, le sorelle Isabel
e Nina nel romanzo “Le cose non dette” di Helen Dunmore.
La trama è semplice, tipica del romanzo
“al femminile”: Isabel ha appena avuto
un bambino, la sorella Nina si prende un periodo di vacanza per starle vicino
(e intanto va a letto con il cognato), dramma finale che però non ha niente a
che fare con il tradimento del marito di Isabel. Bella l’ambientazione, prima di tutto, che non serve solo da
scenografia, ma suggerisce un ambiente di pace idilliaca dove, tuttavia, la serenità è solo apparente: un cottage
della campagna inglese nell’area tra il Devon e la Cornovaglia , vicino al
mare. Sappiamo che Isabel ama la solitudine, ma a poco a poco ci rendiamo conto
che questo desiderio di solitudine è eccessivo,
che ha qualcosa di patologico, che l’isterectomia che Isabel ha subito non
giustifica la sua reticenza a lasciare la sua stanza. Isabel è bella, Isabel
non ha più rapporti con il marito e il bambino è stato, per così dire,
“programmato”, Isabel finge di mangiare e la parola anoressia non viene mai
pronunciata. Nina è l’opposto, come
spesso avviene quando le sorelle sono due: ama il cibo, cucina bene, ama il
sesso, è spontanea e vitale.
Con leggerezza e facilità Helen Dunmore
sposta la scena tra presente e passato,
con i ricordi che affiorano nella mente di Nina: un’infanzia per alcuni versi
bellissima, in una Cornovaglia di mare e di vento e giochi con Isabel, sulla
spiaggia, con le bambole. Isabel che ha tre anni più di Nina, Isabel di cui la
madre si fidava perfin troppo, affidando la sorellina di quattro anni a lei che
ne aveva sette, Isabel che a tratti sembra avere un ruolo estremamente responsabile e protettivo nei confronti
di Nina e a volte diventa dispotica e la
tiranneggia. A volte la conduce sul ciglio del pericolo, per salvarla per
un soffio, lasciandoci col cuore in gola. C’è un altro nome che riaffiora nei
ricordi, quello di Colin, un fratellino morto a tre mesi- la “morte in culla” che si porta via i neonati all’improvviso.
Ma
che cosa era successo veramente? Isabel è una manipolatrice, sa benissimo il
potere che ha su Nina in qualità di sorella maggiore, e sa anche che ci sono
diversi tipi di memoria e ci può essere anche una memoria ricostruita dei fatti. Di cui lei può dare la versione
che vuole, forzando Nina a ricordare le immagini che è lei, Isabel, a
dipingere. E mentre si sentono dei tuoni in lontananza, che annunciano un
sollievo da quell’estate così insolitamente calda per l’Inghilterra, si
conclude anche la vicenda delle due sorelle.
Una lettura piacevole, scritta con garbo, un pizzico di suspense e un tocco lieve di
analisi psicologica, su un tema che si rinnova all’infinito.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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