martedì 24 novembre 2015

Helen Dunmore, “Le cose non dette” ed. 2005

                                           Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                                il libro ritrovato

Helen Dunmore, “Le cose non dette”
Ed. Tropea, trad. Gianni Montanari, pagg. 220, Euro 15,00


Abbiamo già avuto modo di osservare quanto spesso venga trattato sia nei romanzi sia nei film il tema del rapporto tra sorelle, un legame più variegato quando le sorelle sono tre o quattro, più complesso in una tensione di amore e odio, rivalità e gelosie quando si tratta di solo due sorelle. E sono per l’appunto due, le sorelle Isabel e Nina nel romanzo “Le cose non dette” di Helen Dunmore.
     La trama è semplice, tipica del romanzo “al femminile”: Isabel ha appena avuto un bambino, la sorella Nina si prende un periodo di vacanza per starle vicino (e intanto va a letto con il cognato), dramma finale che però non ha niente a che fare con il tradimento del marito di Isabel. Bella l’ambientazione, prima di tutto, che non serve solo da scenografia, ma suggerisce un ambiente di pace idilliaca dove, tuttavia, la serenità è solo apparente: un cottage della campagna inglese nell’area tra il Devon e la Cornovaglia, vicino al mare. Sappiamo che Isabel ama la solitudine, ma a poco a poco ci rendiamo conto che questo desiderio di solitudine è eccessivo, che ha qualcosa di patologico, che l’isterectomia che Isabel ha subito non giustifica la sua reticenza a lasciare la sua stanza. Isabel è bella, Isabel non ha più rapporti con il marito e il bambino è stato, per così dire, “programmato”, Isabel finge di mangiare e la parola anoressia non viene mai pronunciata. Nina è l’opposto, come spesso avviene quando le sorelle sono due: ama il cibo, cucina bene, ama il sesso, è spontanea e vitale.

     Con leggerezza e facilità Helen Dunmore sposta la scena tra presente e passato, con i ricordi che affiorano nella mente di Nina: un’infanzia per alcuni versi bellissima, in una Cornovaglia di mare e di vento e giochi con Isabel, sulla spiaggia, con le bambole. Isabel che ha tre anni più di Nina, Isabel di cui la madre si fidava perfin troppo, affidando la sorellina di quattro anni a lei che ne aveva sette, Isabel che a tratti sembra avere un ruolo estremamente responsabile e protettivo nei confronti di Nina e a volte diventa dispotica e la tiranneggia. A volte la conduce sul ciglio del pericolo, per salvarla per un soffio, lasciandoci col cuore in gola. C’è un altro nome che riaffiora nei ricordi, quello di Colin, un fratellino morto a tre mesi- la “morte in culla” che si porta via i neonati all’improvviso.
Ma che cosa era successo veramente? Isabel è una manipolatrice, sa benissimo il potere che ha su Nina in qualità di sorella maggiore, e sa anche che ci sono diversi tipi di memoria e ci può essere anche una memoria ricostruita dei fatti. Di cui lei può dare la versione che vuole, forzando Nina a ricordare le immagini che è lei, Isabel, a dipingere. E mentre si sentono dei tuoni in lontananza, che annunciano un sollievo da quell’estate così insolitamente calda per l’Inghilterra, si conclude anche la vicenda delle due sorelle.

     Una lettura piacevole, scritta con garbo, un pizzico di suspense e un tocco lieve di analisi psicologica, su un tema che si rinnova all’infinito.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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