Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato
Helen Dunmore, “L’ Assedio”
Ed. Tropea, pagg. 315, Euro 14,90
21 giugno 1941,
Leningrado. E’il solstizio d’estate, la notte più corta dell’anno, c’è aria
di festa. Nessuno si aspetta l’attacco dei tedeschi. E invece quella notte ha
inizio l’Operazione Barbarossa.
Helen Dunmore, scrittrice inglese che ha vinto l’Orange Prize nel 1996 con “A
Spell of Winter”, ambienta due storie
d’amore in quel tremendo inverno russo del 1941. Due storie d’amore per due
coppie appartenenti a due generazioni
diverse. Anna Levin ha 23 anni quando, all’inizio della guerra, conosce il
giovane medico Andrei: sono cresciuti entrambi sotto lo stalinismo e non hanno
nessun punto di paragone per l’epoca in cui stanno vivendo. L’ attrice Marina
Petrovna, che arriva per chiedere alloggio nella casa dei Levin, è stata
l’amante del padre di Anna, in passato. Sia Michail Levin sia Marina Petrovna
fanno parte di quella intelligencija
che è ormai invisa al regime, sono guardati con sospetto, come nemici del popolo.
Anna è una figura solare, il centro della vita non
solo dei Levin, del padre, ferito nelle prime operazioni di guerra, che si
lascerebbe morire se non fosse per lei, del fratellino Kolja per cui lei ha
sempre fatto da madre, ma anche di Andrei e di Marina. Generosa, intelligente,
dotata di una forza d’animo che le dà la volontà di vivere e di far vivere
quelli che ama, ad ogni costo, o quasi. Perché Anna mantiene sempre la sua
dirittura morale e la sua dignità di essere umano, anche nelle situazioni più
spaventose. Helen Dunmore non ci risparmia niente degli orrori dell’assedio in
cui il Generale Fame e il Generale
Inverno hanno fatto più di un milione di vittime. Gente che è capace di
rubare per una crosta di pane, che arriva a mangiare colla e cuoio, episodi di
cannibalismo, i cadaveri ammucchiati come dei muri fuori del cimitero oppure
tenuti in casa, come in una cella frigorifera, corpi stremati dalla fame che si
lasciano addormentare per non svegliarsi mai più.E la storia di Anna, questa ragazza fin troppo perfetta se non si lasciasse tentare dal mangiare – pensando di farlo in sogno – il pezzettino del suo pane che aveva messo da parte per il fratellino, sarebbe soltanto un’ ennesima storia sentimentale se non ci fosse il contrappunto della storia drammatica della città che si chiamava San Pietroburgo prima di chiamarsi Leningrado, la porta della Russia sull’ Europa. Un “Via col Vento” russo, con un’eroina meno capricciosa (forse anche meno affascinante) di Scarlett O’Hara, ma con la stessa forza vitale, lo stesso coraggio e la stessa intraprendenza.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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