vento del Nord
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Håkan Nesser, “Il
Caso G”
Ed. Guanda, trad. Carmen Giorgetti Cima, pagg. 427,
Euro 15,73
Che piacere, ritrovare il commissario Van Veeteren come protagonista del nuovo romanzo di Håkan Nesser! E
chiamiamolo anche noi commissario,
come fa l’ispettore Munster, che a volte si interrompe a metà sulla parola,
sempre ripreso da Van Veeteren, ormai libraio antiquario di professione. Perché
amiamo in ugual maniera Gunnar Barbarotti, personaggio principale dell’altra
serie di ‘gialli’ di Nesser, ma Van Veeteren è un vecchio amico che siamo
felici di incontrare nuovamente.
Questo è un Van Veeteren oltre la sessantina, innamorato come un adolescente
(lo dice lui stesso) della nuova compagna Ulrike, che ancora sente come una
ferita aperta la morte del figlio Erich. Ma il tempo del romanzo è duplice-
questo è il commissario del 2002,
mentre il nucleo centrale dell’azione, che sarà un rovello e una sconfitta
bruciante per quindici anni, si svolge nel 1987,
quando il rapporto tra Van Veeteren e la moglie mostrava segni di
deterioramento, Erich era un adolescente problematico che confessava di non
aver voglia di vivere e il commissario si era trovato di fronte ad un uomo il cui ricordo lo tormentava da
quando era un ragazzino, già allora colpevole di un delitto da cui era uscito
impunito ed ora altrettanto colpevole anche se è impossibile trovare le prove.
“Il caso G” inizia con un altro
personaggio, un doppio di Van Veeteren
al peggio: Verlangen è un ex poliziotto che ora fa l’investigatore privato,
un quasi alcolizzato con una figlia che è la luce dei suoi occhi. Una tal
Barbara Hennan si rivolge a lui perché tenga d’occhio suo marito, senza
spiegargli il perché. Si dà il caso che Jaan G. Hennan sia un fantasma nel passato di Verlangen, proprio come in quello di Van
Veeteren: è stato l’allora poliziotto Verlangen a far condannare Hennan per
spaccio di droga dodici anni prima. E comunque, mentre investigatore privato e
l’uomo che lui doveva pedinare bevono insieme nel bar di un ristorante (senza
che Verlangen neppure immagini di offrire un saldo alibi a quello che sarebbe
stato l’unico sospettato), Barbara Hennan muore, tuffandosi nella piscina che
proprio quella mattina il marito aveva svuotato dell’acqua. Incidente? Alquanto
improbabile anche se la donna aveva bevuto. Se non può essere stato il marito,
questi aveva forse assoldato un sicario? Salta fuori che Hennan aveva appena
pagato il primo premio per un’ingente
assicurazione sulla vita della moglie, una cifra stratosferica. Un motivo
ben forte per ammazzarla. Come non bastasse si viene a sapere che Hennan, a mo’ di Barbablu o di Enrico VIII
(come ricorda un ispettore), aveva fatto la stessa cosa con una moglie
precedente. Sempre senza che niente
potesse essere dimostrato a suo carico. Proprio come adesso. Per il mitico
Van Veeteren, famoso per aver risolto sempre tutti i casi della sua carriera, è
uno scotto.
Van Veeteren sullo schermo |
Quindici anni dopo questi fatti, una
donna entra nella libreria di Van Veeteren: è la figlia di Verlangen, suo padre
è scomparso dopo aver incaricato il nipotino che gli aveva risposto al telefono
di far sapere che aveva trovato la
soluzione del caso G. E’ una sfida che Van Veeteren non può non
raccogliere. Preparatevi a restare con il fiato sospeso.
Non è tanto la trama, piuttosto
essenziale e senza grandi colpi di scena fino alla fine, a trascinarci nella
lettura de “Il caso G”. Anzi, a guardare per il sottile, l’enigma giallo non ci
convince neppure del tutto. Eppure “Il caso G.” è un gran bel libro che
riconferma le doti di scrittore di Håkan
Nesser. E’ l’umanità dei personaggi, la
sottigliezza psicologica con cui l’autore scandaglia non solo l’animo del
suo commissario- l’inquietudine e l’ambizione della giovinezza, il senso della
sua inadeguatezza come marito e padre, i rimorsi per la colpa di una
vigliaccheria lontana, la puntigliosità nel perseguire un assassino indegno di
restare impunito- ma anche quello del suo doppio, il detective troppo solo e
ubriacone a cui la sorte riserba un destino che sarebbe dovuto appartenere a
Van Veeteren.
Bravissimo Nesser! Uno scrittore da lunghe
distanze.
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