domenica 8 dicembre 2019

Fouad Laroui, “L’ultimo dei Sijilmassi” ed. 2019


                                                      Voci da mondi diversi. Marocco
                                                           romanzo di formazione

Fouad Laroui, “L’ultimo dei Sijilmassi”
Ed. Del Vecchio, trad. C. Vezzari, pagg. 321, Euro 17,00

    Un giorno, mentre si trovava a trentamila piedi di altitudine, Adam Sijilmassi si fece all’improvviso questa domanda:
-Che ci faccio qui?
     Un bell’incipit per un romanzo. Una domanda che l’ingegner Sijilmassi non è l’unico a farsi, che affiora alla consapevolezza dei tanti che, come lui, non riescono più a riconoscere se stessi, trascinati dal turbine di una vita convulsa che non lascia spazi per niente che non sia il lavoro. Per fare cosa, vani numi? Vendere bitume, comprare dell’acido solforico, pensare alla commissione dell’agente indiano. Miseria! E lo chiamano progresso…E Adam Sijilmassi prende una decisione- che non sarebbe mai più salito su un aereo. E naturalmente da questa decisione ne conseguirà un’altra. Darà le dimissioni (tra l’incredulità di tutti). E le conseguenze avranno un effetto valanga. Dovrà lasciare (subito) l’appartamento di lusso in cui abita. Scoprirà che la moglie non ama lui ma la posizione economica e sociale che lui fino ad ora era in grado di offrirle (infatti la moglie se ne torna a casa da sua madre). Andrà da uno psicanalista (su richiesta della moglie) che pensa che Adam abbia un esaurimento nervoso. Osserverà con occhio diverso la realtà che lo circonda, ne coglierà la naturalezza e avrà come un flash- la vita vera è altrove.

    Adam Sijilmassi, che aveva già fatto le grandi prove di che cosa significasse diminuire la velocità dei propri ritmi tornando a piedi dall’aeroporto a Casablanca (tutti lo avevano preso per matto), prende un’altra decisione: ritornerà alle origini, andrà a piedi fino ad Azemmour, la sua città natale. Fine della prima parte di questo romanzo dello scrittore marocchino Fouad Laroui che diventa un romanzo di formazione capovolto, un romanzo ‘on the road’ senza motociclette o automobili, in cui quella che poteva essere l’ammirazione di chi vedeva il viaggiatore passare su un bolide rombante, diventa lo stupore tinto di disprezzo nei confronti di un uomo che viene giudicato dalle apparenze- deve essere un poveraccio se neppure ha i soldi per un taxi o per noleggiare una macchina.

    La seconda parte del libro è una pausa di quiete, il riposo del guerriero che deve riambientarsi e ritrovare se stesso. Chi è lui, Adam Sijilmassi, il cui nonno era un haji perché aveva fatto il pellegrinaggio alla Mecca doveroso da parte di ogni buon musulmano? Adam ha frequentato il migliore liceo francese, gli viene più facile parlare in francese che in arabo, la sua mente è affollata da citazioni che derivano da letture occidentali- gli è possibile staccarsi da tutto questo, rinnegare la cultura che lo ha formato e ritornare alle origini?
     La realtà è che Adam non ha più niente in comune con la gente che ha sempre vissuto ad Azemmour e la terza parte del romanzo ne è una prova. È un personaggio talmente insolito da riuscire incomprensibile a chi gli è vicino. Lui non capisce loro (l’assurdità del venditore d’acqua che vende bottiglie d’acqua vuote) e loro non capiscono lui che ha abbandonato una vita di ricchezze e, in un crescendo di tragica comicità, l’ex ingegnere viene travolto da sospetti (pensano che possa anche essere un terrorista) e trascinato in sottili disquisizioni religiose con un parente fondamentalista.

   Non è una bella fine, quella dell’ultimo dei Sijilmassi che non a caso si chiama Adam, come il primo uomo. Ci fa riflettere. Perché la vicenda di questo uomo che decide di cambiare vita non riguarda solo lui che è, per di più, strattonato tra Oriente e Occidente, tra due culture diversissime a cui si è aggiunta quella globalizzata in cui vige la legge del mercato. Riguarda tutti quelli che hanno voglia di fermarsi e di indagarsi, di chiedersi se è vita quella che conducono, che hanno paura di arrivare alla conclusione dell’ultimo dei Sijilmassi, conduco una vita da idiota. Che non ha nessun senso.
   Ricco di richiami letterari e filosofici, triste e divertente.

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