Allie Eisiri, “Un anno con Shakespeare”
Ed. Neri Pozza, trad. Chiara Ujka,
pagg. 528, Euro 20,00
Non mi è mai accaduto di recensire o di raccomandare la lettura di un
libro senza prima averlo letto. E averlo letto non usando il metodo di lettura
veloce (come spesso mi si chiede se faccio). No. Io leggo, ad un ritmo che,
forse, per chi non ha consuetudine alla lettura, può giudicare veloce, ma non
tralascio nulla, leggo ogni parola perché amo le parole, amo il linguaggio, amo
risentirne l’eco nella mia mente.
Detto questo, ho letto soltanto la
prima cinquantina di pagine di “Un anno con Shakespeare” a cura di Allie
Eisiri, quelle che corrispondono più o meno al primo mese dell’anno. Il perché
è chiaro: sono anche io una lettrice che pregusta il piacere di passare un anno
intero con il grandissimo poeta e drammaturgo il cui genio non tramonterà mai,
di leggere, giorno dopo giorno, mese dopo mese, un estratto da una sua opera,
preceduto da un commento o da una riflessione di Alice Eisiri, poche parole che
bastano, però, per stimolare la nostra
riflessione sul personaggio o sul sentimento o sul dilemma dei versi che
seguono.
Shakespeare scrisse almeno 37 opere, 154 sonetti e un paio di poemetti.
Molte delle parole da lui usate furono inventate da lui stesso- il suo apporto
alla lingua inglese è paragonabile solo a quello della Bibbia. Di più. Alcune
sue espressioni hanno travalicato i confini, sono diventate di uso comune non
solo in Gran Bretagna- “tutto è bene quel che finisce bene”, “molto rumore per
nulla”, “quel che è fatto è fatto”. A meno che il lettore non sia uno studioso
scespiriano, sarà per lei o per lui la prima volta che si avvicina agli stralci
di alcune sue opere, altre, invece, gli saranno note. Proverà piacere nel rinfrescare
il ricordo di queste, sarà incuriosito e forse andrà a cercare il testo
completo di quelle. E, comunque, sia che legga al mattino, sia che legga alla
sera, sarà accompagnato dal pensiero costante di quei versi di saggezza, di
amore, di dolore, di furia, e, sì, anche dalle battute divertenti (la saggezza
nella follia) dei buffoni di corte.
Può anche succedere che non ci si riesca a fermare all’estratto del
giorno, che si venga trascinati nella lettura (a me è successo, ho divorato
tutto gennaio, tornerò indietro a gustare ogni giorno). Può anche succedere che
si goda dell’introduzione intelligente di Allie Esiri tanto quanto della
lettura delle parole del Bardo (come capitava anche leggendo “Curarsi con i
libri” di Elderkin e Berthoud, un libro a cui ho pensato e che consiglio a chi
non lo conoscesse)- niente di male se significa che siete ancora più
invogliati.
Non mi viene in mente nessun altro scrittore le cui opere, da
quattrocento anni, continuino ad essere rappresentate sul palcoscenico o
adattate per il grande schermo perché la loro attualità travalica i secoli. Un anno
è perfino un tempo troppo breve da passare con Shakespeare. Le parole non muoiono
mai e sono fonte di vita. Un libro imperdibile.
Aggiungo due parole sull’ottima
appendice che include i riassunti di tutti le opere, una accurata cronologia,
un indice e un sommario giornaliero (troppo spesso si è perso l’uso dell’indice
a cui fare riferimento per una ricerca veloce).
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