Voci da mondi diversi. America Latina
cento sfumature di giallo
Melba Escobar, “La casa della bellezza”
Ed. Marsilio, trad. Giulia Zavagna,
pagg. 220, Euro 16,00
Quanto poco sappiamo di Bogotà. Dopo aver letto “La casa della bellezza”
della giovane scrittrice e giornalista colombiana Melba Escobar siamo curiosi
di saperne di più, magari di leggere un secondo libro della Escobar, perché ha
una bella scrittura, il romanzo si legge di volata ed è originale nell’impianto
narrativo: c’è un delitto ma non ci sono ispettori di polizia che indagano,
piuttosto un detective privato (e non è il personaggio principale) assunto
dalla madre della ragazza morta in ospedale subito dopo il ricovero (il referto
medico diceva per suicidio: ha intenzione di suicidarsi una ragazza che andava
gioiosa ad un incontro d’amore dopo essere stata in un centro di bellezza?), e
le voci narranti sono quelle di due amiche quasi sessantenni.
Perché questo è un romanzo di donne- d’altra parte il titolo lo lascia
supporre. Un titolo che suona stridente, alla fine, in contrasto con tutta la
bruttura di cui abbiamo letto. Locali luminosi e colori di tinte per capelli e
di smalti e di rossetti contro il grigiore e lo squallore della città in cui si
svolge la trama. La protagonista è una ragazza molto bella, Karen, india dalla
pelle scura, i capelli lisciati. Viene da Cartagena in cerca di lavoro. A
Cartagena ha lasciato il suo bambino di quattro anni, vuole mettere da parte i
soldi e poi riprenderlo con sé. E’ fortunata, trova subito un impiego nel
centro estetico ‘La casa della bellezza’. Ed è lei l’ultima ad avere visto
Sabrina che le aveva chiesto una depilazione totale.
Anche Claire, una delle due voci narranti, è cliente fissa di Karen ed è
con lei che Karen si confida. E Claire è amica di Lucia, che scrive libri
lasciando però che vengano pubblicati con il nome di suo marito. E’ abilissima,
Melba Escobar, a tessere la trama dei legami tra un personaggio e l’altro,
slegando e riannodando le fila che li uniscono, anzi, lasciando al lettore il
compito di farlo. In un paese molto povero, dove dilaga la piccola criminalità,
dove tutti sanno quale sono i rioni in cui è pericoloso aggirarsi, dove c’è un
abisso tra chi ‘ha’ e chi ‘non ha’, dove fare la escort (bel sinonimo per la professione più vecchia del mondo) è il
modo più facile e veloce per arricchirsi (il lustro dei soldi e l’incapacità di
resistere alla tentazione di avere gli abiti, le borse, le scarpe come quelli
delle sue clienti faranno dimenticare a Karen il bambino che ha affidato a sua
madre), dove la corruzione è all’ordine del giorno, il denaro compera tutto,
anche un killer, o un tassista connivente, o un medico disposto a firmare un
certificato di morte falso, appare chiaro che le vittime sono due- la ragazzina
che si illudeva di aver trovato l’amore e Karen. Ha qualche possibilità di farsi
sentire la madre di Sabrina che ha ingaggiato un investigatore privato perché
non riesce a credere nella versione ufficiale di come sia morta sua figlia? C’è
bisogno di un colpevole, è facile montare delle prove, Karen è il capro
espiatorio ideale.
Non ci consola affatto, in
questo noir di Melba Escobar- perché questo romanzo ha il colore del noir in cui non c’è una luce di speranza
di giustizia-, che una morte violenta colpisca anche il vero colpevole. A noi
restano in mente l’immagine e le parole di Karen nel capitolo finale del libro,
in attesa che la ‘donna coi tacchi’ venga a prendere anche lei.
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